Sono abituato alla musica come strumento, a prendere i vari elementi e a farne qualcosa di completamente nuovo. E scrivere musica per film è l'occasione perfetta per farlo, perché puoi guardare il film e poi lasciar volare la tua immaginazione.
La musica crea complicità, e allora ci si sente meno soli.
Ry Cooder
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Come amiamo la musica? Il mistero della memoria impasta le nostre esperienze a musiche in cui inciampiamo spesso casualmente o in atmosfere costruite ad arte. Musiche per l’amore, musiche per la morte, musiche per il cibo, musiche per il riso, musiche per i pianti e per quando si è distanti. Un processo continuo, che si rinnova di giorno in giorno, ad esempio l’altra sera al concerto di Laurie Anderson a Carpi ad un certo punto l’artista americana ha eseguito un brano dove la voce che canticchiava un testo molto poetico era del suo amore Lou Reed ed ha suonato ad occhi chiusi il violino. L’amore perduto, l’amore vivo, la morte, la poesia: mi si è fissata un’immagine nuova, un attimo intenso. Parto da qui anche per il musicista di oggi, il poliedrico Ry Cooder, il chitarrista che doveva sostituire l’annegato Brian Jones nei Rolling Stones. Ry nella mia mente e credo non solo nella mia, è anzitutto la musica della magnifica apertura di “Paris, Texas” di Wim Wenders con Harry Dean Stanton nel deserto alla ricerca di se stesso e di un amore perduto. Rivediamoci la memorabile scena.
Il nostro uomo all’età di tre anni stava già suonando la chitarra e tutti lo ricordiamo per un’abilità più unica che rara nel suonare la slide guitar e qualsiasi altra trappola con delle corde. Il grande pubblico non lo ha celebrato come una stella, ma lo ha sicuramente ascoltato senza saperlo, con i Rolling Stones, Van Morrison o Randy Newman, o per una delle sue colonne sonore, come appunto l’iconica Paris Texas, o nel suo tuffarsi nella musica cubana in Buena Vista Social Club. Ry Cooder è un musicista curioso, di quella curiosità innata che accompagna certe persone dalla nascita fino alla morte. Son persone insofferenti a confinarsi in una confort zone, come accaduto ad esempio a Keith Richards asseragliato nel suo rock blues da mezzo secolo. Ne consegue un continuo rinnovamento, una trasversalità e un eccletismo a me molto caro, e per chi vi scrive, una ricetta di eterna giovinezza alla faccia degli anni e dei capelli bianchi.
Ry Cooder incontrando la musica latina, cubana, africana e chi più ne ha più ne metta ha saputo interpretare e declinare la sua ricerca senza diluire la propria identità d’artista, il blues che suoni nel Mali o all’Avana è la sua inconfondibile “firma”, ma è un blues che non si calcifica ed invecchia facendosi maniera, stanca riproposizione dell’uguale. La tavolozza del grande musicista americano è piena di colori ed il suo blues sa ibridarsi con il mondo ed ascoltarlo è come viaggiare con la mente, assaporare piatti speziati e sorrisi diversi.
Ne consegue un atteggiamento aperto ad ogni influenza, ad ogni ascolto, ad ogni musicista, ad ogni cultura, avendo però la cura di filtrare ogni cosa attraverso la propria sensibilità musicale. Non è questo atteggiamento anche un approccio artistico all’idea di pace? Coesistenza e incontro. Da qui importanti collaborazioni come ad esempio quella con Ali Farka Touré, da cui è uscito un disco meraviglioso per creatività dove i moduli del blues e della musica africana si ibridano aprendo mondi prima sconosciuti, senza che una cultura musicale prevarichi l’altra, senza cartoline e souvenir, ma appunto creando nuove realtà sonore. Facile da descrivere e difficilissimo da fare.
Quando i “simpaticissimi” Rolling Stones (note teste di…) licenziarono Brian Jones era Cooder era il favorito della band per sostituirlo. Keith Richards lo invitò nella sua casa di Chirchester e Cooder iniziò a registrare con gli Stones Let It Bleed e con Mick Jagger e Jack Nitzsche la colonna sonora di Performance, ma le cose non presero la piega giusta e Cooder fece le valigie sospettando che gli Stones gli avessero rubato il riff di “Honky Tonk Women”. La cosa non si chiarì ma è evidente che fu Ry Cooder che insegnò a Richards l’accordatura in Sol aperto con 5 corde che avrebbe poi utilizzato in molte delle sue canzoni come la suddetta o “Gimme Shelter”. Cooder si guardò bene dall’entrare nel ginepraio Rolling Stones (saggio) , ma da quell’incontro/scontro conserviamo la sua slide in “Sister Morphine”, il suo mandolino in “Love In Vain”. Quello che potevano rubacchiare Jagger&Richards come loro solito lo hanno rubacchiato.
Naturalmente sono molte le angolazioni da cui è possibile esplorare Ry Cooder uno che se gli dai in mano uno strumento con delle corde dopo 5 minuti lo suona. Personalmente, per il discorso fatto all’inizio ho privilegiato il Cooder ottimo interprete di colonne sonore, capace da americano di entrare nel cinema costruendo suoni coerenti con le immagini anzi sapendo fondere gli uni agli altri, come nel meraviglioso inizio di “Paris Texas”. Quindi ho cucinato molti brani strumentali compresi nelle soundrack di diversi film preparando la solita playlista domenicale fatta per accompagnare le vostre memorie e costruirne di nuove. Non mancano però assaggi presi dai suoi dischi, sperando di incuriosirvi e spingervi a navigare la bella discografia del nostro artista di oggi. CLICCATE QUI per scoprire il mondo di Ry Cooder ed apprezzarne la freschezza sonora.
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Ry Cooder: soundtrack, blues.
I'm used to music as a tool, taking the various elements and then making something completely new out of them. And writing film music is the perfect opportunity to do that, because you can look at the film and then just let your imagination soar.
Music creates complicity, and then you feel less isolated.
Ry Cooder
How do we remember and love music? The mystery of memory kneads our experiences to music that we often stumble upon casually or in artfully constructed atmospheres. Music for love, music for death, music for food, music for laughter, music for crying and for when we are far away. A continuous process, which is renewed day by day, for example the other night at Laurie Anderson's concert in Carpi at one point the American artist performed a piece where the voice humming a very poetic text was of her love Lou Reed and she played the violin with her eyes closed. Love lost, love alive, death, poetry: a new image, an intense moment was fixed in my mind. I also start from here for today's musician, the multifaceted Ry Cooder, the guitarist who was to replace the drowned Brian Jones in the Rolling Stones. Ry in my mind, and I believe not only in mine, is first and foremost the music of the magnificent opening of Wim Wenders' 'Paris, Texas' with Harry Dean Stanton in the desert searching for himself and a lost love. Let's watch that memorable scene again.
Our man at the age of three was already playing the guitar and we all remember him for a more unique than rare ability to play slide guitar and any other stringed snare. The general public did not celebrate him as a star, but they certainly heard him without knowing it, with the Rolling Stones, Van Morrison or Randy Newman, or for one of his soundtracks, such as the iconic Paris Texas, or in his dive into Cuban music in Buena Vista Social Club. Ry Cooder is a curious musician, of that innate curiosity that accompanies certain people from birth to death. They are people who are intolerant of confining themselves to a comfort zone, as happened for example to Keith Richards who had been entrenched in his rock blues for half a century. The result is a continuous renewal, a transversality and an eccletism that is very dear to me, and for the writer, a recipe for eternal youth in the face of years and grey hair.
Ry Cooder, in his encounter with Latin, Cuban, African and other music, has been able to interpret and interpret his research without diluting his identity as an artist. The blues that he plays in Mali or Havana is his unmistakable 'signature', but it is a blues that does not calcify and grows old, becoming a manner, a tired repetition of the same. The palette of the great American musician is full of colours and his blues knows how to hybridise with the world and listening to him is like travelling with the mind, savouring spicy dishes and different smiles.
The result is an attitude open to every influence, to every listening, to every musician, to every culture, while taking care to filter everything through one's own musical sensibility. Is not this attitude also an artistic approach to the idea of peace? Coexistence and encounter. Hence important collaborations such as the one with Ali Farka Touré, from which a marvellous record came out in terms of creativity, where the modules of blues and African music hybridise, opening up previously unknown worlds, without one musical culture prevailing over the other, without postcards and souvenirs, but rather creating new sound realities. Easy to describe and very difficult to do.
When the 'very nice' Rolling Stones fired Brian Jones it was Cooder who was the band's favourite to replace him. Keith Richards invited him to his home in Chirchester and Cooder began recording with the Stones Let It Bleed and with Mick Jagger and Jack Nitzsche the soundtrack to Performance, but things didn't take the right turn and Cooder packed his bags suspecting that the Stones had stolen the riff to 'Honky Tonk Women' from him. The matter was not clarified but it is clear that it was Ry Cooder who taught Richards the open G tuning with 5 strings that he would later use in many of his songs such as the above or 'Gimme Shelter'. Cooder was careful not to enter the Rolling Stones quagmire (wise), but from that encounter/clash we retain his slide in "Sister Morphine", his mandolin in "Love In Vain". What Jagger&Richards could steal, as they usually do, they stole.
Of course, there are many angles from which it is possible to explore Ry Cooder who, if you give him an instrument with strings in his hand, plays it after five minutes. Personally, because of what I said at the beginning, I have favoured Cooder as an excellent soundtrack interpreter, capable as an American of entering into cinema, constructing sounds that are coherent with the images, or rather, knowing how to fuse one with the other, as in the marvellous beginning of 'Paris Texas'. So I cooked up many instrumental tracks included in the soundtracks of several films, preparing the usual Sunday playlist made to accompany your memories and build new ones. However, there is no shortage of samples taken from his records, hoping to intrigue you and inspire you to browse the fine discography of our artist today. CLICK HERE to discover the world of Ry Cooder and appreciate his fresh sound.
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Trovo sempre interessanti queste tue sottolineature sugli atteggiamenti che possono agevolare le integrazioni e il vivere pacifico. Grazie!