Un tale volle chiedere a un folle di Dio: «Dimmi, cos'è mai questo mondo? Cos'è mai questa nostra immensa dimora?». Quegli rispose: «Questo mondo di gloria e d'infamia è simile a una palma dagli infiniti colori. Se qualcuno sfregasse la sua corteccia con le mani, si scioglierebbe come cera. Ma essendo fatto realmente di cera, che altro può essere? E quegli infiniti colori in realtà sono pure apparenze». Poiché tutto è pura unità, ogni dualità è qui inconcepibile, per cui non ha senso dire «io» e «tu». L'interminabile scala della creazione si snoda attraverso infiniti «io» e «noi», e per questo è così facile cadere dai suoi gradini.
Farid al-Din 'Attar “Il verbo degli Uccelli”
Basta che esista un solo giusto perché il mondo meriti di essere stato creato.
Talmud
Naturalmente, come tutti i musicisti e i compositori, ascolto molte composizioni di musica araba e non araba e sicuramente ho anche molte influenze perché amo molti tipi di musica da tutto il mondo, ma cerco di essere il più spontaneo possibile e di non pensare alle influenze. È molto importante essere sè stessi quando si suona: se si inizia a pensare alle influenze, forse si perde l'ispirazione.
Anouar Brahem
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Una delle magie dell’arte sta nel poter viaggiare sempre e comunque, malgrado le frontiere chiuse, le guerre, le stragi, ci è concesso un viaggiare invisibile cavalcando la musica, un Pegaso sonoro che tutto può ed a cui niente è precluso. Andiamo oggi in Tunisia, dove la scorsa settimana è stata data alle fiamme la sinagoga di El Hammam e sono stati bruciati anche i rotoli della Tōrāh. La tenebra sta allagando il nostro mondo in un crudele bagno di sangue che non conosce confini dall’Europa al Medio Oriente, passando per l’Africa e con la tentazione di accendere nuovi fuochi in Asia e penso a Taiwan. L’odio dilaga e l’altro è sempre più una minaccia da annientare, un volto ed un corpo da sfregiare, oltraggiare, cancellare. Fedeli e infedeli a senso unico alternato si annientano a vicenda e l’orrore, inutile nasconderlo, dilaga. Tornano i fantasmi della storia, l’antisemitismo, il terrorismo, la volontà di annientamento, il rovesciamento dei simboli.
Proprio per questo motivo siamo andati con Pegaso in Tunisia, per ritrovare una storia diversa ora perduta, per sognare quel che oggi appare una vana speranza, per scambiarci abbracci immaginari e ritrovare un senso calpestato ogni giorno. Forse è solo deserto, solo dominio del sangue e della morte? No, anche quando lo scempio di esseri umani da parte di altri esseri umani si compie sotto ai nostri occhi la tenebra non ha la forza di divorare completamente la luce. Da qualche parte c’è sempre un barlume, un filo nascosto che splende tra le macerie. Oggi andiamo a cercarlo in Tunisia.
Anouar Brahem è oggi la luce che cerchiamo affannosamente. Il suo cammino come musicista inizia incoraggiato dal padre, un incisore e stampatore amante della musica. Inizia i suoi studi di ‘oud’, il liuto del mondo arabo, da bambino a soli 10 anni nel conservatorio di Tunisi, dove il principale maestro di oud è Ali Sriti. Già in gioventù Brahem inizia ad allargare il suo sguardo, dal mediterraneo all’Iran, arrivando fino alla mitica India. Da giovane uomo inizia ad affermarsi e ad amare il jazz, la musica che sa ibridarsi per eccellenza, la musica dove non ci sono fedeli ed infedeli, ma tutto splende di curiosità e meraviglia. Il musicista tunisino sente come essenziale l’esigenza di valorizzare il proprio strumento, non facendone un accompagnamento per cantanti, ma dandogli il ruolo da protagonista in composizioni strumentali di raro fascino.
Negli anni 80 un lungo soggiorno parigino gli apre le porte di collaborazioni importanti come quella con Maurice Béjart per il balletto Thalassa Mare Nostrum e con Gabriel Yared come liutista per il film di Costa Gavras Hanna K di cui compone la soundtrack. Nel 1990 attraversa con un tour USA e Canada e al suo ritorno incontra Manfred Eicher, il produttore e fondatore dell’etichetta tedesca ECM Records, con cui sviluppa una solida collaborazione ed un’amicizia importante. I dischi per ECM sono la consacrazione definitiva per la sua musica a livello planetario, musica che continua a cercare collaborazioni e momenti di incontro, con jazzisti del calibro di John Surman e Dave Holland. Qual è la luce che emana il percorso artistico di Anouar Brahem?
La luce delle musiche di Brahem arriva indubbiamente da un amore sconfinato per i suoni della tradizione araba, nel loro mistero, nella loro sospensione fatta anche di pause e silenzi, tradizione che il grande musicista non ha però chiuso in gabbia, ma ha portato ad abbracciarsi con altro, con il jazz, con il cinema, con quello che attraversa il mondo musicale degli ultimi decenni e con grandi interpreti. Ne sono nate importanti incisioni per una delle più prestigiose etichette in occidente, l’ECM guidata da quel Manfred Eicher, desideroso di disegnare con i suoi dischi una musica fatta appunto dell’unione di tradizioni diverse interne ed esterne all’occidente. La luce di Brahem sta in questa fratellanza di suoni, l’opposto dell’odio in cui anneghiamo in questi giorni, trascinati in un gorgo di fango da feroci facinorosi mentre la musica è inudibile nel rimbombare assordante delle armi. La fratellanza è apparentemente dimenticata e cancellata. Però se si ascolta Brahem si torna all’abissale profondità della musica, al suo riportarci alla bellezza ed al senso, quello che sembra perduto seguendo le notizie dal mondo per un attimo torna a mostrarsi: un filo di luce. CLICCATE QUI per assaporare il sogno delle mille e una notte che ci sembra definitivamente perso, per concederci insieme una carezza di bellezza e mantenere vivo questo filo di luce.
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Anouar Brahem: jazz, traditional music.
A fellow wanted to ask a fool of God, "Tell me, what is this world ever? What is this immense dwelling place of ours?" He replied, "This world of glory and infamy is like a palm tree of infinite colors. If someone rubbed its bark with his hands, it would melt like wax. But being really made of wax, what else can it be? And those infinite colors are actually pure appearances." Since everything is pure unity, any duality is inconceivable here, so there is no point in saying "I" and "you." The endless ladder of creation winds through infinite "I" and "we" which is why it is so easy to fall off its steps.
Farid al-Din 'Attar “Il verbo degli Uccelli”
It only takes one righteous person to exist for the world to deserve to have been created.
Talmud
Of course, like all musicians and composers, I listen to a lot of Arabic and non-Arab music compositions, and I definitely have a lot of influences as well because I love many kinds of music from all over the world, but I try to be as spontaneous as possible and not think about influences. It is very important to be yourself when you play; if you start thinking about influences, maybe you will lose inspiration.
Anouar Brahem
One of the magics of art lies in being able to travel at all times and in spite of closed borders, wars, and massacres, we are granted an invisible journey by riding music, a sonic Pegasus that can do anything and to which nothing is precluded. We go today to Tunisia, where last week the synagogue in El Hammam was set on fire and the Tōrāh scrolls were also burned. Darkness is flooding our world in a cruel bloodbath that knows no borders from Europe to the Middle East, through Africa and with the temptation to light new fires in Asia and I think of Taiwan. Hatred is rampant and the other is increasingly a threat to be annihilated, a face and a body to be defaced, outraged, erased. Faithful and unfaithful one-wayers alternately annihilate each other and horror, needless to hide it, runs rampant. The ghosts of history return, anti-Semitism, terrorism, the desire for annihilation, the overthrow of symbols.
This is precisely why we went with Pegasus to Tunisia, to rediscover a different history now lost, to dream of what now appears to be a vain hope, to exchange imaginary hugs and rediscover a meaning trampled on every day. Perhaps it is only desert, only the domain of blood and death? No, even when the slaughter of human beings by other human beings takes place before our eyes, the darkness does not have the strength to completely devour the light. Somewhere there is always a glimmer, a hidden thread shining through the rubble. Today we are going to look for it in Tunisia.
Anouar Brahem is today the light we so desperately seek. His journey as a musician began encouraged by his father, a music-loving engraver and printer. He began his studies of the 'oud,' the lute of the Arab world, as a child at only 10 years old at the Tunis Conservatory, where the principal oud teacher was Ali Sriti. Already in his youth Brahem begins to broaden his gaze, from the Mediterranean to Iran, reaching as far as mythical India. As a young man he begins to assert himself and love jazz, the music that knows how to hybridize par excellence, the music where there are no faithful and unfaithful, but everything shines with curiosity and wonder. The Tunisian musician feels as essential the need to enhance his instrument, not by making it an accompaniment for singers, but by giving it the leading role in instrumental compositions of rare charm.
In the 1980s a long stay in Paris opened the door to important collaborations such as with Maurice Béjart for the ballet Thalassa Mare Nostrum and with Gabriel Yared as lutenist for the Costa Gavras film Hanna K for which he composed the soundtrack. In 1990 he travels through the U.S. and Canada with a tour and on his return meets Manfred Eicher, the producer and founder of the German label ECM Records, with whom he develops a solid partnership and an important friendship. Records for ECM are the ultimate consecration for his music on a planetary level, music that continues to seek out collaborations and moments of encounter, with the likes of jazz musicians John Surman and Dave Holland. What is the light that emanates from Anouar Brahem's artistic path?
The light of Brahem's music undoubtedly comes from a boundless love for the sounds of the Arabic tradition, in their mystery, in their suspension also made of pauses and silences, a tradition that the great musician has not, however, closed in a cage, but has brought to embrace with other things, with jazz, with cinema, with what crosses the musical world of the last decades and with great performers. This has resulted in important recordings for one of the most prestigious labels in the West, ECM led by that Manfred Eicher, eager to draw with his records a music made precisely of the union of different traditions inside and outside the West. The light of Brahem lies in this brotherhood of sounds, the opposite of the hatred in which we drown these days, dragged into a whirlpool of mud by ferocious troublemakers while the music is inaudible in the deafening rumbling of weapons. Brotherhood is seemingly forgotten and erased. Yet if one listens to Brahem one returns to the abysmal depth of music, to its bringing us back to beauty and meaning, what seems lost following the news from the world for a moment returns to show itself: a thread of light. CLICK HERE to savor the dream of a thousand and one nights that seems permanently lost to us, to indulge in a caress of beauty together and keep this thread of light alive.
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"Fratellanza dei suoni"...oltre i confini, oltre gli scontri tra civiltà c'è luce!
Grazie Enrico, le tue recensioni illuminati.