Il secolo degli aeroplani ha diritto alla sua musica.
Sono esistiti, ed esistono tuttora, malgrado i disordini che la civiltà reca, piccoli deliziosi popoli che appresero la musica con la semplicità con cui si apprende a respirare.
Il loro conservatorio è: il ritmo eterno del mare, il vento tra le foglie, e mille piccoli rumori percepiti con attenzione, senza mai ricorrere a trattati arbitrari.
Le loro tradizioni vivono negli antichissimi canti associati alla danza, in cui ciascuno, durante i secoli, ha rievocato il suo rispettoso contributo.
Claude Debussy
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Ci sono svolte epocali di cui a posteriori, magari a distanza di un secolo, perdiamo consapevolezza perché diventano strutturalmente parte del nostro sentire la musica, l’arte, la poesia, la cultura. Una di queste rivoluzioni è stata l’impressionismo e come in pittura le forme si sono sfaldate in luce e colore, nella musica la forma, la struttura compositiva, si è diluita, per dmettere al centro il timbro, la natura del suono. Il secolo degli aeroplani ha diritto alla sua musica? Filippo Tommaso Marinetti? No, Claude Debussy!
Un cambiamento epocale si apre così sia per le arti figurative che per la musica e universi inesplorati che spingono verso l’astrazione, l’ignoto, la perdita di struttura nel fare artistico e si allontanano dilagano velocemente, allontanandosi sempre di più dalle tradizioni codificate nelle accademie e nei conservatori. Si sviluppa una collaborazione tra le arti: musica che si ispira alla poesia, poesia che si ispira alla musica. Debussy è uno degli artefici di queste trasformazioni. La sua scrittura per pianoforte, anticipa temi sviluppati poi dalla musica moderna ed è caratteristicamente visiva, eclettica, ricca di esotismi, capace di suscitare immagini, accompagnamento ideale per film e spettacoli teatrali, cinematica come diciamo oggi con un linguaggio modaiolo. Una delle parole chiave dell’opera del compositore francese è “fluire”, fluire del suono da un’atmosfera all’altra, come nella celeberrima composizione “Le Mer”.
Possiamo certamente definire la musica di Debussy simbolista, dove il simbolismo non è altro che un approccio che sotto la realtà apparente, quella percepibile con i sensi, ne cerca un’altra più profonda e misteriosa, a cui si può accedere solo con l’intuizione poetica. La nuova generazione di poeti, Mallarmé su tutti e in Italia D’Annunzio che sarà in contatto con Debussy, cerca quindi di penetrare nelle oscure profondità dell’animo umano e di spiegare i desideri dell’inconscio, i sogni: Sigmund Freud è alle porte. Debussy scrive di conseguenza una musica che si fa facilmente viaggio per la mente, se solo la mente riesce a sganciarsi dalle pesanteze della quotidianità, a sradicarsi dall’immanente, a sciogliere le catene in cui si tiene volentieri prigioniera. Debussy trasporta nell’alternarsi di pianissimi ed improvvisi crescendo, in un modo dove il suono non è corollario della forma, ma è in sè autoportante. Provate a chiudere gli occhi… Cosa vedete?
La sua è una musica basata sull’estetica simbolista: la suggestione, la fluidità incantata, il sogno sono telementi fonte di grande ispirazione per Debussy. In Pelléas et Mélisande l’influsso simbolista è evidente: il senso del mistero, che è essenza propria della realtà per i simbolisti, si lega a una musica suggestiva e incantata fatta di accenni ed evanescente. Nuvole di suoni dalle timbriche multiformi come i riflessi sull’acqua cari a Monet, fuochi d’artificio sonori che poi si spengono in un buio silenzioso e riesplodono poi improvvisi. L’Orlando Furioso è nella sua casa in collina, ci incontriamo in una corrente digitale a noi cara per imbastire questa ennesima e classica follia. Pianoforti e ricordi struggenti riempiono la rete e le nostre menti, mentre la musica appare e scompare, incurante della morte e del transitare dei secoli. Spunta un sorriso.
Di fronte a questo miracolo (il transitare dei secoli o il sorriso? Non si capisce) cuciniamo insieme, anche se a distanza, lui appunto isolato in collina, io perso nella pianura, una playlist che è di orchestre, pianoforti, violoncelli, arpe, percussioni insolite e flauti vari. Un minestrone di suoni, metafora che probabilmente non sarebbe piaciuta a Debussy…. C’è più di quel che sembra in questa musica ed è una reverie a nostra e a vostra disposizione: CLICCATE QUI per scoprire cosa abbiamo imbastito e dove vogliamo spingervi attraverso una giusta dose di Claude Debussy. La navigazione psichica affronta oceani di sorprendente vastità, non lasciatevi sfuggire una crociera in voi stessi, tra memorie, nostalgie, mancanze, sogni, profumi persi e ritrovati, corpi, riflessi apparsi e scomparsi.
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Claude Debussy: classical music.
The century of airplanes is entitled to its music.
There have existed, and still exist, despite the turmoil that civilization brings, small delightful peoples who learned music with the simplicity with which one learns to breathe.Their conservatory is: the eternal rhythm of the sea, the wind in the leaves, and a thousand small noises perceived carefully, without ever resorting to arbitrary treaties.Their traditions live on in the very ancient songs associated with dance, in which each, throughout the centuries, has evoked its respectful contribution.
Claude Debussy
There are epochal turning points of which in retrospect, perhaps a century later, we lose awareness because they become structurally part of our feeling about music, art, poetry, culture. One of these revolutions was Impressionism, and just as in painting forms flaked off into light and color, in music form, compositional structure, became diluted, to dmise timbre, the nature of sound, at the center. Is the century of airplanes entitled to its music? Filippo Tommaso Marinetti? No, Claude Debussy!
An epochal change thus opens up for both the visual arts and music, and unexplored universes that push toward abstraction, the unknown, the loss of structure in art making and quickly spread out, moving further and further away from the codified traditions in academies and conservatories. A collaboration between the arts develops: music inspired by poetry, poetry inspired by music. Debussy is one of the architects of these transformations. His writing for piano, anticipates themes later developed by modern music and is characteristically visual, eclectic, rich in exoticism, capable of arousing images, an ideal accompaniment for films and theatrical performances, cinematic as we say today in fashionable language. One of the key words in the French composer's work is "flow," flowing sound from one atmosphere to another, as in the celebrated composition "Le Mer”.
We can certainly call Debussy's music symbolist, where symbolism is nothing more than an approach that underneath apparent reality, that which can be perceived with the senses, seeks another deeper and more mysterious reality that can only be accessed through poetic intuition. The new generation of poets, Mallarmé above all and in Italy D'Annunzio who will be in contact with Debussy, thus seeks to penetrate the dark depths of the human soul and to explain the desires of the unconscious, the dreams: Sigmund Freud is at the door. Debussy consequently writes music that easily becomes a journey for the mind, if only the mind can disengage itself from the heaviness of the everyday, uproot itself from the immanent, loosen the chains in which it willingly holds itself captive. Debussy transports in alternating pianissimi and sudden crescendos, in a way where sound is not corollary to form, but is in itself self-supporting. Try closing your eyes-what do you see?
His music is based on Symbolist aesthetics: suggestion, enchanted fluidity, and dreams are telements that are a source of great inspiration for Debussy. In Pelléas et Mélisande the Symbolist influence is evident: the sense of mystery, which is the very essence of reality for the Symbolists, is linked to suggestive and enchanted music made up of hints and evanescence. Clouds of sound with multifarious timbres like the reflections on water dear to Monet, sonic fireworks that then fade into silent darkness and then suddenly re-explode. Orlando Furioso is in his hillside home, we meet in a digital current dear to us to baste this umpteenth and classic folly. Pianos and poignant memories fill the net and our minds as music appears and disappears, heedless of death and the passage of centuries. A smile breaks out.
In the face of this miracle (the passing of the centuries or the smile? Can't tell) we cook together, though at a distance, he precisely isolated in the hills, I lost in the plains, a playlist that is of orchestras, pianos, cellos, harps, unusual percussion and various flutes. A soup of sounds, a metaphor Debussy probably would not have liked.... There is more than meets the eye in this music and it is a reverie available to us and to you: CLICK HERE to find out what we have tacked together and where we want to push you through a fair dose of Claude Debussy. Psychic navigation faces oceans of astonishing vastness; don't miss a cruise into yourself, through memories, longings, misses, dreams, scents lost and found, bodies, reflections that have appeared and disappeared.
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