Quello di cui mi occupo è il suono. Non pretendo di occuparmi di musica. Ho solo a che fare con elementi sonori, texture e suoni.
Penso che tutto sia sperimentale, che ti piaccia o no. Penso che chi fa pop generico stia sperimentando con dei cliché. Non è meno di quanto io stia sperimentando con il noise o con la musica sconosciuta - finché non dici: "Questa è la mia canzone, o questa è la mia composizione" - è tutto sperimentale, che ti piaccia o no.
Bill Laswell
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Bill Laswell ed il termine “eccletismo” diventa quasi un eufemismo. Come bassista di grande valore tecnico, sia per le capacità virtuosistiche sia per la ricerca sonora e come produttore, ha percorso rotte interplanetarie tra generi completamente diversi, dal jazz, alle acrobazie percussionistiche della musica indiana con Zakir Hussain, al dub giamaicano, fino all’ambient ed all’elettronica ed alla reinterpretazione di classici di Miles Davis, Bob Marley e Santana. Chi più ne ha più ne metta.
Laswell si muove in uno spazio dove la musica è riscoperta di un rituale, la trance è di casa e l’idea di fare dell’evento sonoro non solo intrattenimento ma luogo in cui esprimere un approccio al sacro, non al religioso, è evidente. Lì ha abitato la musica per millenni ed è solo da qualche secolo saponetta e sollazzo. Molte le illustri collaborazioni: Brian Eno, Fred Frith, John Zorn, Daniel Ponce, Ginger Baker, Peter Brötzmann, Kip Hanrahan, Sonny Sharrock, Zakir Hussain e molti altri tra cui l’italiano Eraldo Bernocchi ed è stato produttore per Sly and Robbie, Mick Jagger, PiL, Motörhead, Ramones, Iggy Pop e Yoko Ono ed ha avuto nei suoi dischi star del pop come Whitney Houston.
Incline alle collaborazioni con altri musicisti e ad esplorare in chiave contemporanea le tradizioni musicali africane, giamaicane e indiane ha prodotto una discografia variegata che spazia dal free jazz più estremo con John Zorn fino ad eteree atmosfere ambient ed a collaborazioni con figure della letteratura americana come William Burroughs e jazzisti del calibro di Herbie Hancock e Pharoah Sanders. Ha avuto anche una sua band Laswell, particolarmente attiva nel decennio tra la fine degli anni 70 e i primi anni 90, band che è stata “nave scuola” per influenti produttori e musicisti dell’avanguardia jazzistica di New York, penso al tastierista Michael Beinhorn ed al chitarrista Robert Wolfe Quine.
Un arcobaleno di suoni lontani che Mr Pian Piano vi propone appunto come un puzzle, una sorta di viaggio tra generi e tradizioni diverse dell’homo sapiens. Qui sta il punto del nostro chiacchierare di ggi, la globalizzazione delle diverse poetiche musicali, che ha accompagnato dal secondo dopoguerra processi di globalizzazione economica e culturale in genere. Di fronte allo scempio di uomini che annientano altri uomini dove sta la musica? La sglobalizzazione, come ama scrivere il mio editore che forma prenderà nelle arti? Non lo so. Bill Laswell ci racconta di un’epoca d’oro dove la fusione tra linguaggi era regola in un fluire di suoni lontani imbastiti tra loro in miscele inusuali.
Sostanzialmente non credo nella “sglobalizzazione” delle arti, fosse solo perché il vortice di informazioni che ci circonda avvolge il pianeta come una massa di detriti in perenne orbita e almeno nell’arte la strada della fusione di linguaggi è ormai tracciata. Allora abbandoniamoci oggi a sapori molto diversi e navighiamo le avventure sonore di Bill Laswell: CLICCATE QUI per salire in orbita e viaggiare tra i suoni contemporanei che abitano il nostro pianeta e che hanno radici in millenni lontani: tabla, sintetizzatori, canti africani, tessiture jazz, dub, abbandonatevi alla contaminazione che è la sola identità oggi sensata. Il resto son rigurgiti di nostalgici ubriachi asseragliati in una squallida toilette.
Desiderate qualcosa di diverso dalle esplorazioni di Bill Laswell? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Bill Laswell: jazz, experimental.
What I’m dealing with is sound. I don’t pretend to be dealing with music. I’m just dealing with sound elements, textures and sounds.
I think everything’s experimental whether you like it or not. I think that people who do generic pop are experimenting with cliches. It’s no less than I am experimenting with noise or unknown music – until you say, ‘This is my song, or this is my composition’ – it’s all experimental, whether you like it or not.
Bill Laswell
Bill Laswell and the term "eccletism" becomes almost an understatement. As a technically gifted bassist, both in virtuosic ability and sound research, and as a producer, he has traveled interplanetary routes between completely different genres, from jazz, to the percussion acrobatics of Indian music with Zakir Hussain, to Jamaican dub, to ambient and electronic and reinterpretations of classics by Miles Davis, Bob Marley and Santana. You name it.
Laswell moves into a space where music is rediscovered ritual, trance is at home, and the idea of making the sound event not just entertainment but a place to express an approach to the sacred, not the religious, is evident. Music has dwelt there for millennia and has only been soap and solace for a few centuries. Many illustrious collaborations: Brian Eno, Fred Frith, John Zorn, Daniel Ponce, Ginger Baker, Peter Brötzmann, Kip Hanrahan, Sonny Sharrock, Zakir Hussain and many others including the Italian Eraldo Bernocchi and has been a producer for Sly and Robbie, Mick Jagger, PiL, Motörhead, Ramones, Iggy Pop and Yoko Ono and has had pop stars such as Whitney Houston on his records.
Inclined to collaborations with other musicians and to explore African, Jamaican and Indian musical traditions in a contemporary key, he has produced a varied discography ranging from the most extreme free jazz with John Zorn to ethereal ambient atmospheres and collaborations with figures in American literature such as William Burroughs and jazz musicians of the caliber of Herbie Hancock and Pharoah Sanders. He also had his own Laswell band, particularly active in the decade between the late 1970s and early 1990s, a band that was a "school ship" for influential producers and musicians of the New York jazz avant-garde, I think of keyboardist Michael Beinhorn and guitarist Robert Wolfe Quine.
A rainbow of distant sounds that Mr Pian Piano proposes to you precisely as a puzzle, a kind of journey through different genres and traditions of homo sapiens. Herein lies the point of our ggi chat, the globalization of different musical poetics, which has accompanied processes of economic and cultural globalization in general since World War II. In the face of the havoc of men annihilating other men, where is music? What form will sglobalization, as my editor likes to write, take in the arts? I don't know. Bill Laswell tells us of a golden age where the fusion of languages was the rule in a flow of distant sounds basted together in unusual mixtures.
Basically, I don't believe in the "unglobalization" of the arts, if only because the whirlwind of information around us envelops the planet like a mass of debris in perpetual orbit, and at least in the arts the path of language fusion is now set. So let us indulge today in very different flavors and navigate the sonic adventures of Bill Laswell: CLICK HERE to soar into orbit and travel among the contemporary sounds that inhabit our planet and have roots in millennia long: tabla, synthesizers, African chants, jazz textures, dub, indulge in the contamination that is the only identity that makes sense today. The rest are regurgitations of nostalgic drunks barricaded in a dingy toilet.
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