Hai te stesso e il tuo istinto: non c'è nient'altro alla fine della giornata. Viviamo in un contesto, ma siamo anche individui. Dobbiamo esplorare entrambi.
Sempre di più stiamo negando la validità dell'esperienza di prima mano delle persone provenienti da altri paesi e altre culture... che sia in TV, su Internet, telefoni cellulari o qualunque cosa - il sistema mondiale in cui viviamo valorizza troppo le informazioni di seconda mano.
Nitin Sawhney
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Insisto con i musicisti indiani per la loro qualità e la capacità di fondere tradizioni diverse, culture lontane dando vita ad una musica planetaria, credo infatti che malgrado tutto questo sia uno degli orizzonti dell’arte nel XXI secolo. Oggi per questa Pasqua fresca, ma soleggiata Mr Pian Piano presenta Nitin Sawhney un artista che molti di voi non conosceranno, ma che è invece ben conosciuto da grandi stelle come l’ex Beatles Paul McCartney che ha voluto cantare in un suo brano o Sting che ha fatto remixare da Sawhney la sua canzone “One thousand years” e poi collaborazioni con Jeff Beck, Pink Floyd, Robert Miles e chi più ne ha più ne metta con allegati prestigiosi premi alla carriera. Qual è la specialità di Sawhney? Un’ottima capacità come strumentista dal pianoforte alla chitarra per cui compone e che suona con sicurezza, una sensibilità particolare come produttore ed una capacità compositiva capace di andare oltre i generi con estrema agilità. Sue composizione sono uscite per la prestigiosa Deutsche Grammophon, per dirne una, insomma facciamola breve: è bravo.
Perché sto presentando dopo Talvin Sigh ( ne abbiamo parlato QUI), Nitin Sawhney? Son due viaggi molto diversi pur accomunati da una “matrice indiana”, il primo, Talvin Singh, più astratto e legato ad una ricerca timbrica, il secondo più classico, figurativo utilizzando un linguaggio pittorico, quindi legato alla melodia. Ne parlo però per esprimere il mio forte dissenso verso il crescente nazionalismo di questo paese, dove si auspica una cinematografia italiana, una musica italiana ed una cucina italiana, come se arte e creatività abitassero o abbiano mai abitato dentro a determinati confini. Nitin Sawhney, con dischi come “Immigrants” e soprattutto con un modo di far musica che fonde efficacemente tradizioni lontanissime in un sincretismo negli arrangiamenti di rara poesia contrasta proprio quest’idea ed è perfetto, insieme a Singh per mostrarci una delle capitali dell’occidente, Londra, come crogiolo creativo multiculturale.
Cosa racconta questa poesia? Quale messaggio veicola? Guarda nella direzione opposta di chi auspica suoni italiani, cibi italiani, cinema italiano e zanzare italiane. La prospettiva di Nitin Sawhney si ibrida e restituisce l’unica identità degna di ogni creativo che è e resta planetaria nell’epoca in cui viviamo. Se ha senso discorrere di pace possibile detta pace passa anche da artisti come lui, capaci di avvicinare musicalmente porzioni del pianeta, purtroppo ora in guerra o contrapposte. L’arte “serve”, se mai ha senso dirlo, ad avvicinare, unire, ritrovare popoli tra loro distanti se non in conflitto e questo è un punto ben chiaro al nostro artista di oggi, sia nella musica che nei testi delle sue belle canzoni. Il nazionalismo suscita demoni ancestrali legati ad un approccio tribale e lo scontro tra tribù contempla puntualmente la negazione prima e l’annientamento poi dell’altro, visto come una minaccia esiziale.
Allora i sacerdoti dell’esclusività di una tradizione nazionale su un’altra non hanno proprio capito l’essenza del gesto artistico, il punto su cui si fonda che sublima l’umano nelle sue innegabili differenze attraverso un linguaggio con l’aspirazione dell’universalità e non del particolarismo idiota, della tifoseria ottusa, dell’appartenenza arida ad una certa realtà geografica, a determinati canoni o linguaggi. L’arte nel XXI secolo è aperta, è commistione, è capacità di fondere sapori differenti, di raccontare in qualsiasi lingua, accostando colori diversi, timbriche e volti di artisti europei, africani, indiani, asiatici, latinoamericani e chi più ne ha più ne metta, in una ricerca di nuovi orizzonti espressivi. La “sglobalizzazione” in economia come la racconta qui l’Alieno Gentile non ha portato con sé anche la guerra? Davvero pensiamo seriamente che la “patria” tanto enfaticamente strombazzata si debba chiudere culturalmente su se stessa? Leonardo da Vinci non guardava alla pittura fiamminga e un secolo dopo Rembrant a Caravaggio?
Certo non ho ancora cucinato nulla di musicisti famosissimi, ma mi piace trastullarvi anche con artisti magari non popolarissimi ma preziosi: non tutti i gioielli sono appariscenti, non tutta la poesia si trova sui cartelloni pubblicitari e allora accomodatevi alla mia trattoria sonora in questa domenica di Pasqua, dimenticate tutte le ciance di Mr Pian Piano e CLICCATE QUI per gustarvi il mondo di Nitin Sawhney tra l’India, Londra abbracciando tutto il pianeta tra canzoni, musiche per il cinema, composizioni di stampo classico scoprirete suoni per ogni palato.
Desiderate qualcosa di diverso dalla musica poliedrica di Nithin Sawhney? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Nitin Sawhney: soundtrack, pop, classical music.
You have yourself and your instinct – there isn’t anything else at the end of the day. We live in a context, but we’re also individuals. We need to explore both.
More and more we’re negating the validity of first-hand experience of people from other countries and other cultures… whether it’s on TV, the Internet, mobile phones or whatever – the world system we live in so values second-hand information.
Nitin Sawhney
I insist with Indian musicians for their quality and the ability to merge different traditions, distant cultures, giving life to planetary music. I believe that, despite everything, this is one of the horizons of art in the 21st century. Today, for this cool but sunny Easter, Mr. Pian Piano presents Nitin Sawhney, an artist that many of you may not know but who is well-known by big stars like the former Beatle Paul McCartney, who wanted to sing in one of his songs, or Sting, who had his song "One Thousand Years" remixed by Sawhney. There are also collaborations with Jeff Beck, Pink Floyd, Robert Miles, and many more, accompanied by prestigious career awards. What is Sawhney's specialty? Excellent skills as an instrumentalist, from piano to guitar, for which he composes and plays with confidence, a unique sensitivity as a producer, and a compositional ability capable of transcending genres with extreme agility. His compositions have been released by the prestigious Deutsche Grammophon, to name one. In short, he's talented.
Why am I presenting Nitin Sawhney after Talvin Singh? They are two very different journeys, though united by an 'Indian matrix.' The first, Talvin Singh, more abstract and linked to timbral research; the second, more classical, figurative, using a pictorial language, thus tied to melody. However, I talk about it to express my strong dissent towards the growing nationalism in this country, where there is a wish for an Italian cinema, Italian music, and Italian cuisine, as if art and creativity have ever lived within certain boundaries. Nitin Sawhney, with albums like "Immigrants" and, above all, with a way of making music that effectively blends very distant traditions into an arrangement syncretism of rare poetry, precisely contrasts this idea. He is perfect, together with Singh, to show us one of the capitals of the West, London, as a multicultural creative crucible.
What does this poetry tell? What message does it convey? It looks in the opposite direction to those who wish for Italian sounds, Italian food, Italian cinema, and Italian mosquitoes. Nitin Sawhney's perspective hybridizes and returns the only identity worthy of every creative, which is and remains planetary in the age we live in. If it makes sense to talk about possible peace, said peace also passes through artists like him, capable of musically approaching portions of the planet, unfortunately now at war or opposed. Art "serves," if it makes sense to say so, to bring people together, unite, and rediscover peoples distant from each other, if not in conflict. This is a point well clear to our artist today, both in music and in the lyrics of his beautiful songs. Nationalism arouses ancestral demons linked to a tribal approach, and the clash between tribes promptly contemplates the denial first and then the annihilation of the other, seen as an existential threat.
So, the priests of the exclusivity of a national tradition over another have not really understood the essence of the artistic gesture, the point on which it is based, which sublimates the human in its undeniable differences through a language with the aspiration of universality and not idiotic particularism, obtuse fandom, arid belonging to a certain geographical reality, certain canons, or languages. Art in the 21st century is open, is a mixture, is the ability to merge different flavors, to tell in any language, combining different colors, timbres, and faces of European, African, Indian, Asian, Latin American artists, and so on, in a search for new expressive horizons. Did the "deglobalization" in the economy, as told here by Alien Gentile, not bring war with it? Do we really seriously think that the so emphatically trumpeted "homeland" must close itself culturally? Did Leonardo da Vinci not look at Flemish painting, and a century later, Rembrandt at Caravaggio?
Certainly, I haven't cooked anything from very famous musicians yet, but I like to amuse you with precious artists, perhaps not very popular but valuable: not all jewels are flashy, not all poetry is found on billboards. So, settle into my sound trattoria on this Easter Sunday, forget all of Mr. Pian Piano's chatter, and CLICK HERE to enjoy Nitin Sawhney's world, encompassing India, London, embracing the entire planet through songs, film music, and classical compositions, discovering sounds for every palate.
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