Il mio scrivere rivela certe qualità riflessive orientali ed evidenzia una straordinaria paranoia tutta occidentale. Convivono entrambe. Una natura contraddittoria che appare su diversi livelli del mio lavoro, che spesso risulta confuso, ma il fatto è che sono io a essere confuso
David Bowie
David Bowie aveva tutto. Era intelligente, fantasioso, coraggioso, carismatico, cool, sexy e veramente ispiratore sia visivamente che musicalmente. Ha creato un lavoro incredibilmente brillante, sì, ma così tanto e così buono. Ci sono grandi persone che fanno grandi lavori, ma chi altro ha lasciato un segno come lui? Nessuno come lui.
Kate Bush
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Una fertilissima natura contraddittoria e una confusione tra le più creative della sua generazione, Mr David Bowie ha guardato al rock ed al pop, alla musica elettronica, al cinema, al teatro, alla moda, alla pittura e infine alla morte come ad occasioni creative per compiere un “gesto artistico” e nel gesto artistico sta l’essenza del suo agire per tutta la vita. La creatività fugge l’orizzonte consolatorio e così il Duca Bianco ha cercato nel perenne cambiamento un’identità cangiante, irrequieta, sempre alla ricerca, mai sazia. Le rockstar generalmente invecchiano male, Il loro viale del tramonto è costellato da un fasullo giovanilismo, un’eterna adolescenza da reparto geriatrico, gli stessi accordi triti e ritriti, gli stessi stadi stracolmi, le stesse ragazze con 50 anni di meno come fidanzate, le stesse droghe e gli stessi eccessi, le stesse….
Bowie al contrario era un perenne e mutante alieno caduto sulla Terra. Come non amarlo incondizionatamente? Sia nei dischi destinati a restare per sempre come in quelli zoppi facili da dimenticare: avventurarsi in territori perennemente nuovi non porta sempre ad approdi felici, provare per credere. Se altri riscaldano la stessa minestra per una vita con Bowie era sempre una sorpresa, come racconta lo storico compagno di merende Brian Eno. Un alieno capace di meravigliare…..
L’irrequietezza è stata il combustibile di Bowie, con il perenne bisogno di generare identità multiple, fare della propria vita un film con diversi personaggi, diverse rappresentazioni di sé in un gioco di specchi che però riflettono immagini diverse, un puzzle dove i pezzi non si incastrano tra loro. Geniale farne una poetica. Frequentare le sue musiche era appunto inciampare in continue sorprese, improvvisi cambiamenti di rotta, canzoni come “Heroes” entrate nella storia riarrangiate e riproposte in modo stupefacente. Mai, il consolatorio mai, con il Duca BIanco il drammatico diventa leggero, il leggero drammatico.
La stessa vita del Duca Bianco è a tutti gli effetti un film, quel cinema amato e frequentato da Bowie come attore espressionista ora Andy Warhol, ora Nikola Tesla, nei panni del Maggiore Jack Celliers in “Furyo” o nelle vesti dell’alieno precipitato sulla Terra, solo per citarne alcuni. Il nostro non era un attore memorabile, appunto perché non impersonava questo o quello, ma rimandava perennemente ad una delle tante immagini di sé. Poliedrico e polimorfo, giunto al cospetto di Caronte si inventa con “Black Star” un commiato da tutti i suoi personaggi, da quella miriade frantumata di identità per far della morte un’opera d’arte.
Il fascino di Bowie sta qui, il suo spettacolo è il nostro spettacolo, la sua sceneggiatura è la nostra, le spinte contraddittorie in cui siamo sono le sue, quel che sottotraccia nascondiamo sotto una coltre di apparente normalità e rassicurante libero arbitrio lascia spazio al demone dell’arte, alla futilità di un gesto estetico, ad un gratuito mistero. Basta Schopenhauer per fare pulizia ed all’illusorio eroe artefice del proprio destino, resta ben poco se non crepe ed incertezze. L’utilizzo del cut up caro a Burroughs ed a Bowie cos’è se non il portare “il caso” quel che esula dalla volontà e da qualsiasi libero arbitrio nel processo creativo? I personaggi ed i personaggetti che interpretiamo ogni giorno l’artista li mostra oscenamente, li porta nell’atmosfera alla luce del giorno, li espone e non a caso destano spesso scandalo. Un’archeologia dell’animo umano, dove quel che in noi resta sepolto il Duca Bianco lo mostra, ne fa dischi, film, dipinti, travestimenti, scritti, personaggi teatrali e cinematografici. Noi siamo ogni giorno cinema e la nostra disperazione di fronte alla morte od il rapimento di fronte all’amore o la meraviglia per la bellezza, diventano in Bowie anche musica, video, “gesto artistico”. L’arte si fa canto dell’imponderabile, di quel che sfugge al controllo e questo brano è un diamante anche dopo 40 anni e lo sarà per altri 40.
La Gesamtkunstwerk (in tedesco “opera d’arte totale”) è l’evidente eredità di Bowie. Pittura, musica, cinema e teatro come sunto sinergico di una vita che è quotidiana messa in scena, inevitabile, anche quando ci appare totalizzante. In ogni relazione siamo attori dentro ad una rappresentazione, siamo vacuità, convergenza di cause ed effetti in un dato momento. Bowie si accosta a questo inesorabile svolgersi degli eventi, trasformandolo in poesia attraverso un’accelerazione creativa multiforme. Il leopardiano “naufragar m’è dolce in questo mare” lo ritroviamo per assonanze anche nella figura del Maggiore Tom, malinconico e oscuro. Il travestimento, Nathan Adler, Ziggy e tutta la compagnia cantante, sono a ben vedere il nostro chiassoso e multiforme animo che cerchiamo di addomesticare tra stereotipi, paure e facili soluzioni indotte.
Cucinare il Duca Bianco, fotografarlo, diventa conseguentemente quasi impossibile: lo cerchi qui ed è già altrove. Oggi Mr Pian Piano mi dice di aver preparato una prima carrellata di grandi successi di Bowie per voi (CLICCATE QUI) , ma mi confessa di essere intimamente insoddisfatto….. Pian Piano vuole ampliare il suo menù con una prossima playlist di soli brani strumentali firmati dal Duca, divagazioni sperimentali e oscure, una “dark side of the moon” di Bowie. Arriverà, arriverà….. La musica sfugge alla materia, la musica inganna la morte. Lasciamoci commuovere.
Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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David Bowie: rock, pop.
My writing reveals certain Eastern reflective qualities and highlights an extraordinary all-Western paranoia. Both coexist. A contradictory nature that appears on different levels of my work, which is often confusing, but the fact is that I am the one who is confused
David Bowie
David Bowie had it all. He was smart, imaginative, brave, charismatic, cool, sexy, and truly inspiring both visually and musically. He created incredibly brilliant work, yes, but so much of it and so good. There are great people doing great work, but who else has left a mark like him? Nobody like him.
Kate Bush
A fertile contradictory nature and one of the most creative confusion of his generation, Mr. David Bowie has looked to rock and pop, electronic music, film, theater, fashion, painting and finally death as creative opportunities to make an "artistic gesture," and in the artistic gesture lies the essence of his lifelong actions. Creativity flees the consoling horizon, and so the White Duke sought in perpetual change a changing, restless, always searching, never satiated identity. Rock stars generally age poorly, Their twilight avenue is dotted with phony youthfulness, an eternal geriatric ward adolescence, the same trite chords, the same packed stadiums, the same girls 50 years younger as girlfriends, the same drugs and excesses, the same....Bowie on the contrary was a perennial, mutant alien fallen to Earth. How not to love him unconditionally? Both in records destined to stay forever and in lame ones that are easy to forget: venturing into perpetually new territory does not always lead to happy landings, try it to believe. If others reheat the same soup for a lifetime with Bowie, it was always a surprise, as recounted by longtime bandmate Brian Eno. An alien capable of wonder.....
Restlessness was Bowie's fuel, with the perennial need to generate multiple identities, to make one's life a movie with different characters, different representations of oneself in a game of mirrors that nevertheless reflect different images, a puzzle where the pieces do not fit together. Brilliant to make poetics out of it. To frequent his music was precisely to stumble upon continual surprises, sudden changes of course, songs like "Heroes" that have entered history rearranged and repurposed in amazing ways. Never, the consolatory never, with the White Duke the dramatic becomes light, the light dramatic.
The White Duke's own life is for all intents and purposes a film, that cinema loved and frequented by Bowie as an expressionist actor now Andy Warhol, now Nikola Tesla, as Major Jack Celliers in "Furyo" or in the guise of the alien who crashed to Earth, to name but a few. Ours was not a memorable actor, precisely because he did not impersonate this or that, but perpetually referred back to one of many images of himself. Multifaceted and polymorphous, having arrived at the presence of Charon he invented with "Black Star" a farewell from all his characters, from that shattered myriad of identities to make death a work of art.
Bowie's fascination lies here, his show is our show, his script is ours, the contradictory thrusts in which we are are his, what we undercover under a blanket of apparent normality and reassuring free will gives way to the demon of art, to the futility of an aesthetic gesture, to a gratuitous mystery. All it takes is Schopenhauer to clean up and the illusory hero the artificer of his own destiny is left with little but cracks and uncertainties. The use of the cut up dear to Burroughs and Bowie what is it but bringing "chance" that which is beyond the will and any free will into the creative process? The characters and personages we play every day the artist shows them obscenely, brings them into the atmosphere in the light of day, exposes them, and not surprisingly they often arouse scandal. An archeology of the human soul, where what remains buried in us the White Duke shows it, makes records, films, paintings, disguises, writings, theatrical and cinematic characters out of it. We are every day cinema and our despair in the face of death or rapture in the face of love or wonder at beauty, become in Bowie also music, video, "artistic gesture." Art becomes a song of the imponderable, of that which is beyond control, and this song is a diamond even after 40 years and will be for another 40.
Gesamtkunstwerk (German for "total work of art") is Bowie's obvious legacy. Painting, music, film, and theater as a synergistic summary of a life that is daily enactment, inevitable, even when it seems totalizing to us. In every relationship we are actors within a performance, we are vacuity, convergence of cause and effect at a given moment. Bowie approaches this inexorable unfolding of events, transforming it into poetry through multifaceted creative acceleration. The Leopardian "naufragar m'è dolce in questo mare" we also find by assonance in the figure of Major Tom, melancholy and dark. Disguise, Nathan Adler, Ziggy and the whole singing troupe, are on closer inspection our noisy and multifaceted souls that we try to tame among stereotypes, fears and easy induced solutions.
Cooking the White Duke, photographing him, becomes correspondingly nearly impossible: you look for him here and he's already elsewhere. Today Mr. Pian Piano tells me that he has prepared an initial roundup of Bowie's greatest hits for you (CLICK HERE) , but confesses to me that he is intimately dissatisfied..... Slowly he wants to expand his menu with an upcoming playlist of only instrumental tracks signed by the Duke, experimental and obscure digressions, a Bowie "dark side of the moon." It will come, it will come..... Music eludes matter, music cheats death. Let us be touched by it.
Longing for something other than the magnificent White Duke? Mr. Pian Piano's jukebox with all the musicians on our intriguing menu, as every Sunday, is at your complete disposal: classical, jazz, pop, rock, and ambient are there waiting for you. If you want to discover other monographs curated by Mr. Pian Piano of dozens and dozens (and dozens) of superb musicians, just settle in here: CLICK HERE, and the archive of monographs of great musicians in alphabetical order will magically open for you.
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