So che è difficile. Sono stato per molto tempo il sosia del signore. Era una tortura. Non è facile reprimere se stessi per diventare qualcun altro. Spesso volevo essere me stesso e libero. Ma ora penso che fosse egoista da parte mia. L'ombra di un uomo non può mai abbandonare quell'uomo. Ero l'ombra di mio fratello. Ora che l'ho perso, è come se non fossi niente.
Kagemusha – Akira Kurosawa
Nella musica degli U2 ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio.
Bono Vox
Partiamo con un paradosso: gli U2 il meglio lo hanno dato prendendo le distanze dagli U2. Vedremo come questa affermazione, indigesta ai fan, abbia qualche conferma nella realtà, anche se per ora la lasciamo in sospeso. La carica retorica imbarazzante di Bono è ben definita dalla citazione qui sopra e dalle infinite dichiarazioni su ogni cosa, che il frontman della band ha rilasciato generosamente negli anni, offrendo soluzioni, diciamo affettuosamente, semplicistiche e cadendo sovente in pesanti contraddizioni. Bono mostra bene un tratto contemporaneo dell’occidente: presentare come semplici problemi complessi e in questo lo detestiamo amabilmente senza esagerare: è un cantante non un uomo politico. Tuttavia il personaggio piace, perché la nostra è un’epoca che apprezza questo “riduzionismo”. Se a detto tratto caratteriale del frontman aggiungiamo che ormai da 20 anni non fanno un disco importante, ma ripetono stancamente uno stereotipo, il quadretto potrebbe farsi ammuffito ed invece eccoli iconicamente sotto le luci della ribalta.
Sistemato un po’ di fiele per alimentare una digestiva e violenta polemica, vi racconterò di quando alla fine del 1991 entrai per la solita processione quotidiana nel negozio di dischi “Alberti” in quartiere San Lorenzo a Firenze dove allora vivevo. Una musichetta violenta e assai ben fatta si spandeva a buon volume nel negozio: “The Fly” il singolo che annunciava l’uscita di Achtung Baby. Mi rivolsi al commesso sorpreso: “Chi sono?” “Gli U2 è Il nuovo singolo.” “Cosa?!!!”. I nostri, irriconoscibili rispetto alle messe cantate degli album precedenti, sfoderavano chitarre affilate e suoni distorti, la voce di Bono strapazzata di effetti spaziava diabolica, carica di una bella furia rabbiosa ,di un rock quasi psichedelico: incredibile! Ne uscì appunto Achtung Baby, bel disco ancor oggi, destinato a restare nel tempo e, a parer mio, ma non solo mio, lavoro mai più eguagliato dai 4 Irlandesi.
Nel team di produzione di Achtung Baby c’erano Daniel Lanois, Brian Eno ed il sempre ottimo ingegnere del suono Flood. Eno spariva di proposito per lunghi periodi durante la lavorazione per non farsi influenzare dalle creazioni sonore in divenire, tornava e tagliava senza pietà le registrazioni. “My role was to come in and erase anything that sounded too much like U2”. Ecco come è nato il loro miglior disco: far dimenticare agli U2 gli U2…La band di cui parliamo è sostanzialmente un’ottima metafora di come l’identità sia una trappola spesso consolatoria nell’espressione artistica. Come in Kagemusha, del sempre rimpianto Maestro Akira Kurosawa, la maschera del sosia è altro e al contempo lo stesso rispetto all’originale. Il discutibile parere di Mr Pian Piano è che il meglio della band di Dublino sia uscito da questo dimenticarsi di sè per essere altro, pur non potendo ovviamente essere altro. La retorica, il consolatorio, gli stereotipi sono i pilastri dell’identità della band, tutto quello che non amo nell’arte per essere chiaro, ma devo riconoscere agli U2 una sorprendente capacità di ibridarsi, adattarsi, mescolarsi e dimenticarsi di sè. Trovo in sostanza interessante del loro percorso questo sfuggirsi per evitare le sabbie mobili della retorica, che quando si dirada fa vedere cose belle: il contrasto è decisamente interessante.U2 si ibridano con ogni cosa, con i suoni di Brian Eno, la dance, l’elettronica, il rock, Johnny Cash, la musica per il cinema (con Wim Wenders a più riprese) e chi più ne ha più ne metta.
Un utente mi ha scritto “affettuosamente” che gli U2 sono “puttane” ed è proprio questo loro tratto a dir il vero a non dispiacermi, sia su un piano creativo che di business: si concedono a destra e a manca, spesso guidati dal loro luciferino manager Paul McGuinness. Canzoni belle ne abbiamo o no a parte tutte ste chiacchiere? Affermativo ne abbiamo, indubbiamente ne abbiamo, oltre ad altrettante tronfie, unte di retorica e musicalmente assai stereotipate. Le cose migliori sono concentrate negli anni 90. Prima così, così e dopo grandi mal di panza. Però, visto che sono stato critico, una cosa devo ammetterla, anche nei dischi peggiori una canzone buona c’è, un guizzo arriva, un remix valido, una marchetta ben fatta o un video bello: non perdete in questa infornata “Song for someone” interpretato dal sempre ottimo Woody Harrelson per la regia di Vincent Haycock e “Cedars of Lebanon” regia di Anton Corbijn. Allora andiamo in cucina a spiare cosa combina il nostro chef con questi sapori irlandesi. Mr Pian Piano si è travestito da Batman! Deve essersi fuso il cervello…
Eccovi una selecao del best degli U2 al solito capricciosa e ben poco enciclopedica o celebrativa, io l’ho provata in auto e devo dire che funziona. CLICCATE QUI e godrete er mejo di Bono&c secondo noaltri e poi tutti a menarci sui social in una rissa liberatoria, tra fan assoluti, detrattori sfegatati e moderati per il compromesso. Chiudiamo con una nota vincente che innegabilmente abita le canzoni dei 4 guasconi: la speranza, certo a volte un po melensa, sia che si parli di sentimenti che di altro. Non è poco durante l’attuale periodo storico, ricco di intemperie sanitarie e psicologiche e resta come valida ragione del loro successo: privilegiare emozioni positive.
Desiderate qualcosa di diverso dal pop rock degli U2? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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U2: rock, pop.
I know it is difficult. I was for a long time the lord’s double. It was torture. It is not easy to suppress yourself to become another. Often I wanted to be myself and free. But now I think this was selfish of me. The shadow of a man can never desert that man. I was my brother’s shadow. Now that I have lost him, it is as though I am nothing.
Kagemusha – Akira Kurosawa
Nella musica degli U2 ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio.
Bono Vox
Let's start with a paradox: U2 gave their best by distancing themselves from U2. We will see how this statement, indigestible to fans, finds some confirmation in reality, even if for now we leave it pending. Bono's embarrassing rhetorical charge is well defined by the above quote and the endless statements on everything that the band's frontman has generously made over the years, offering, affectionately speaking, simplistic solutions and often falling into heavy contradictions. Bono exemplifies a contemporary trait of the West: presenting complex problems as simple, and in this, we dislike him amicably without exaggerating—he is a singer, not a politician. However, the character is likable because our era appreciates this "reductionism." Adding to this trait of the frontman that they haven't made a significant album in 20 years but repetitively adhere to a stereotype, the picture could become stale, and yet here they are iconically under the spotlight.
After spicing things up a bit to fuel a digestive and violent controversy, I will tell you about when at the end of 1991, I entered the "Alberti" record store in the San Lorenzo neighborhood in Florence where I lived at the time. A violent and well-made tune was playing loudly in the store: "The Fly," the single announcing the release of Achtung Baby. I turned to the surprised clerk: "Who are they?" "U2, the new single." "What?!!!" Our Irishmen, unrecognizable compared to the sung masses of previous albums, brandished sharp guitars and distorted sounds, Bono's voice battered with effects, demonic, filled with a beautiful furious rage, almost psychedelic rock—unbelievable! Out came Achtung Baby, a great album even today, destined to stand the test of time and, in my opinion, but not only mine, a work never equaled by the 4 Irishmen.
In the production team of Achtung Baby were Daniel Lanois, Brian Eno, and the always excellent sound engineer Flood. Eno intentionally disappeared for long periods during the work to avoid being influenced by the evolving sound creations, returning and mercilessly cutting the recordings. "My role was to come in and erase anything that sounded too much like U2." This is how their best album was born: making U2 forget U2... The band we are talking about is essentially an excellent metaphor for how identity is often a consolatory trap in artistic expression. As in Kagemusha, by the always lamented Master Akira Kurosawa, the mask of the double is both different and at the same time the same as the original. Mr. Pian Piano's questionable opinion is that the best of the Dublin band came from forgetting themselves to be something else, even though they couldn't obviously be anything else. Rhetoric, consolation, stereotypes are the pillars of the band's identity, everything I don't like in art, to be clear, but I have to recognize U2's surprising ability to hybridize, adapt, mix, and forget themselves. I find fundamentally interesting in their journey this escape to avoid the quicksand of rhetoric, which, when it clears, shows beautiful things—the contrast is decidedly interesting. U2 hybridize with everything, with Brian Eno's sounds, dance, electronic, rock, Johnny Cash, film music (with Wim Wenders several times), and much more.
A user affectionately wrote to me that U2 are "whores," and it is precisely this trait of theirs that I don't mind, both on a creative and business level: they indulge themselves left and right, often guided by their Luciferian manager Paul McGuinness. Do we have beautiful songs aside from all these talks? Yes, we do, undoubtedly we do, along with just as many pompous ones, coated in rhetoric and musically quite stereotyped. The best things are concentrated in the 90s. Before that, so-so, and after, great stomachaches. However, since I have been critical, I must admit one thing, even in the worst albums, there is a good song, a spark arrives, a valid remix, a well-made commercial, or a beautiful video: don't miss in this batch "Song for someone" performed by the always excellent Woody Harrelson, directed by Vincent Haycock, and "Cedars of Lebanon" directed by Anton Corbijn. So let's go to the kitchen to spy on what our chef is doing with these Irish flavors. Mr. Pian Piano has dressed up as Batman! His brain must have melted...
Here is a selection of the best of U2, as usual, capricious and very unencyclopedic or celebratory—I tried it in the car, and I must say it works. CLICK HERE and enjoy the best of Bono & Co. according to us, and then let's all fight on social media in a liberating brawl, among absolute fans, fervent detractors, and moderates for compromise. Let's close with a winning note that undeniably inhabits the songs of the 4 rogues: hope, certainly sometimes a bit sentimental, whether talking about feelings or anything else. It's not a small thing during the current historical period, rich in health and psychological upheavals, and remains a valid reason for their success: prioritizing positive emotions.
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