Prendevo le cose che mi facevano soffrire e le elevavo e, attraverso il mantra della musica, le trasformavo in una liberazione. Non sono mai riuscito a leggere Foucault. Trovo la filosofia noiosa. Tutta la mia conoscenza proviene dalla lettura di romanzi e da un po' di storia.
Michael Gira
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Come si naviga nei mari estremi? Dove le onde spaccano le navi anche oggi, le acque sono gelide e il vento trascina i marinai nell’abisso? Domanda da fare a Michael Gira, un artista poco incline al compromesso e al quieto vivere. Uno che a 16 anni era in prigione per spaccio in Israele e ha sempre portato nella musica una furia iconoclasta, un sarcasmo graffiante, un dolore infinito e un amore totalizzante. Madre alcolizzata, padre assente il nostro impatta con l’amarezza e il non senso della vita quando è è appena arrivato sulla terra e in modo drammatico: una madre ubriaca è un veleno per un bambino. Troppo presto per digerirne l’assurdo ha inizio la relazione di Michael con la vita. Parte dell’infanzia la trascorre accudendo il fratello minore, visto che i genitori non erano genitori, poi adolescente segue il padre in Europa e arriva da solo in autostop fino in Israele, dove come detto finisce in galera. Come prologo è abbastanza.
Il nostro torna negli USA, fa il fornaio e decide di frequentare il college con indirizzo in arte e design e come spesso accade la cura al male di vivere o se preferite al suo lenimento, fiorisce dall’arte o da un attività creativa. Nel 1979, quando New York è la capitale mondiale dell’arte dove ribollono Patty Smith, Mapplethorphe, Basquiat, Haring, Warhol, Michael Gira prende casa nella grande mela ed esce con una giovane e sconosciuta Madonna. Fonda la sua prima band, i “Circus Mort”, ma è solo l’inizio, il progetto con cui scandisce tutta la sua vita sono gli “Swans”, nati subito dopo. I primi dischi “Filth”, “Cop/Young God”, “Greed” e “Holy Money” sono violentissimi ed essenzialmente si caratterizzano per monolitiche composizioni di un’oscurità assoluta. Bastiìonate di tenebra. Con “Children of God” la faccenda cambia e gli Swans concepiscono quel che per me resta un capolavoro intatto dopo 37 anni dalla sua uscita. Brani violenti si alternano ad eteree ballate e la tavolozza di Gira e compagni si arricchisce e li fa conoscere in tutto il pianeta. Dolcezza e violenza abitano le composizioni lasciando senza fiato chi ascolta. Un disco da avere.
Da “Children of God” in poi divento un affezionato ascoltatore di Michael Gira&c. Gli Swans vedono continui cambiamenti di formazione, ma la loro poetica conserva intatto quel senso di urgenza, amarezza, denudamento della propria psiche oltre ogni limite, compresa dolcezza e amore. Con la loro musica ed i testi di Michael Gira siamo in una seduta di analisi, non c’è spazio per ipocrisie, tutto nel bene o nel male viene sbattuto in faccia all’ascoltatore, che deve essere disposto ad accogliere questa furia emotiva. Alla fine degli anni 90 Gira scioglie gli Swans. Niente è per sempre e il nostro torna negli anni 10 del XXI secolo a riformare la band e se prima aveva licenziato dischi dove la forma canzone era preponderante gli Swans tornano con uno sperimentalismo spinto che utilizza anche l’improvvisazione in lunghi e tormentati brani che riaccendono l’interesse della critica e sono ricordati per memorabili esibizioni dal vivo come in questa “No Words/No Thoughts”.
Sono composizioni in cui ci si immerge nel suono vivendo un’esperienza di catarsi e dove la forma canzone è completamente abbandonata per un flusso di coscienza sonoro che satura gli spazi e si dissolve improvvisamente lasciando attoniti.
Gli Swans però non abbandonano mai completamente le canzoni, resta in Gira l’urgenza di raccontare storie, raccolte anche come scrittore. Oltre al suono resta parallelamente la necessità di dire con le parole, definire personaggi, scolpire stati d’animo, costruire un’autobiografia esistenzialista in un puzzle destinato a non essere mai concluso, impossibile da risolvere in un’immagine definita.
Gli Swans incarnano la possibilità di utilizzare la musica popolare e colta, la canzone e l’improvvisazione, come strumenti ancora efficaci per descrivere una condizione umana contraddittoria e non risolta interiormente in un orizzonte tecnico o che fa delle merci una prospettiva poco credibile di felicità. Gira è a suo modo un eroe romantico, solo ed isolato si spinge agli estremi come Rimbaud e ce li racconta senza pietà o compiacimento. Le sue canzoni d’amore proprio per questo sono travolgenti. Nella solita playlista ho messo l’accento sulle ballate, perché restano indimenticabili, ma esplorate autonomamente l’arcipelago Swans, pieno di sorprese impossibili da intrappolare in un paio di orette o poco meno. CLICCATE QUI per scoprire l’antologia dedicata agli Swans o utilizzate il player che sto inserendo in tutti i post.
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Swans: alternative, noise.
I would take the things that were painful to me and elevate them and, through the mantra of music, make them into a release. I never could read Foucault. I find philosophy tedious. All of my knowledge comes from reading novels and some history.
Michael Gira
How do you navigate extreme seas? Where the waves still break ships today, the waters are icy, and the wind drags sailors into the abyss? That's a question to ask Michael Gira, an artist not inclined to compromise or a quiet life. At 16 he was in prison for drug dealing in Israel and has always brought an iconoclastic fury, biting sarcasm, infinite pain, and totalizing love into his music. With an alcoholic mother and an absent father, he encountered life's bitterness and meaninglessness dramatically early on: a drunk mother is poison for a child. Too young to digest the absurdity, Michael's relationship with life begins. He spends part of his childhood caring for his younger brother, as his parents weren't being parents, then as a teenager, he follows his father to Europe and hitchhikes alone to Israel, where, as mentioned, he ends up in jail. As a prologue that's quite enough.
He returns to the USA, works as a baker, and decides to attend college for art and design. As often happens, the cure for the malaise of life, or its alleviation, blossoms from art or creative activity. In 1979, when New York was the world's art capital, buzzing with Patti Smith, Mapplethorpe, Basquiat, Haring, and Warhol, Michael Gira moved to the Big Apple and dated a young and unknown Madonna. He founded his first band, 'Circus Mort,' but it was just the beginning. The project that would define his life was 'Swans,' formed shortly after. The first albums 'Filth,' 'Cop/Young God,' 'Greed,' and 'Holy Money' were extremely violent, characterized by monolithic compositions of absolute darkness. Blows of darkness. With 'Children of God,' things changed, and Swans conceived what I consider to be an untouched masterpiece 37 years after its release. Violent tracks alternate with ethereal ballads, and Gira and his companions' palette expanded, making them known around the world. Sweetness and violence inhabit the compositions, leaving listeners breathless. An album to own.
From 'Children of God' onwards, I became a devoted listener of Michael Gira & Co. Swans have undergone constant lineup changes, but their poetics remain intact, with a sense of urgency, bitterness, and psychological exposure beyond any limit, including sweetness and love. With their music and Michael Gira's lyrics, it's like being in a therapy session; there's no room for hypocrisy—everything, for better or worse, is thrown in the listener's face, who must be ready to embrace this emotional fury. In the late '90s, Gira disbanded Swans. Nothing lasts forever, and in the 2010s, he reformed the band. If before he had released albums where the song form was predominant, Swans returned with a pushed experimentalism that also utilized improvisation in long and tormented tracks, reigniting critical interest and being remembered for memorable live performances like this 'No Words/No Thoughts.'
These are compositions in which one immerses in the sound, experiencing a catharsis where the song form is completely abandoned for a sonic stream of consciousness that saturates spaces and suddenly dissolves, leaving one astonished. However, Swans never completely abandon songs; Gira still feels the urgency to tell stories, also as a writer. Alongside sound, there remains the necessity to express through words, to define characters, sculpt moods, build an existentialist autobiography in a puzzle destined never to be completed, impossible to resolve in a defined image.
Swans embody the possibility of using both popular and cultured music, song, and improvisation as still effective tools to describe a contradictory and unresolved human condition, not internally reconciled within a technical horizon or one that makes commodities a barely credible prospect for happiness. Gira is, in his own way, a romantic hero, alone and isolated, pushing himself to extremes like Rimbaud and telling us about them without mercy or complacency. His love songs are overwhelming for this very reason. In the usual playlist, I've emphasized the ballads because they remain unforgettable, but explore the Swans archipelago on your own, full of surprises impossible to capture in just a couple of hours or less. CLICK HERE to discover the anthology dedicated to Swans or use the player I am inserting in all posts.
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