Sento che la musica che creo diventa ciò che può essere paragonato all'esposizione del nutrimento che l'organismo riceve durante questo processo ed è osservato dall'alto del suolo, per così dire, attraverso la pubblicazione della musica nel mondo, portando essenzialmente l'inconscio e le fantasie quotidiane e le ossessioni nella forma e nella consapevolezza. In questo momento della mia vita, tutto si fonde insieme e il bisogno di creare è costante, come respirare. I momenti spontanei in qualsiasi punto possono creare aperture che offrono la possibilità di esplorare stati non ordinari e sessioni culminanti che possono essere catturate su una registrazione che può trattenere e trasmettere per sempre l'energia così come è avvenuta.
L'intenzione volontaria in tutta la mia musica è creare un'apertura che mi permetta di uscire dal tempo quotidiano e dallo spazio in un luogo che sento siamo nati per sperimentare direttamente. Molte delle attuali strutture sociali e delle preoccupazioni materiali chiudono l'apertura o costruiscono un complesso intreccio di condutture per attraversarla. In ogni caso, questi mondi sonori offrono un luogo in cui la schiavitù del tempo occidentale viene rimossa e viene incoraggiata la diretta esperienza del sentire di uno stato espanso.
Steve Roach
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L’occidente si mostra sempre più incapace di connettere la sfera emotiva e irrazionale, l’ES per come lo codificò Sigmund Freud, all’elaborazione razionale, all’IO, mentre il complesso di norme sociali che afferiscono al SUPERIO si mostra sempre più invadente e opprimente. La sofferenza è l’output che si genera in questa dinamica, sofferenza psicologica, sempre più impetuosa nella nostra società ed oggi caratteristica dei giovani e giovanissimi. L’irrazionale, il non riconducibile ad una ritualità di prassi codificate e accettate socialmente appare come elemento residuale, da avversare e cancellare, dimenticando che è componente irrinunciabile e costitutiva dell’essere umano e racchiude in sé non solo pulsioni distruttive, ma anche creative. Spinte creative che non afferiscono solo all’espressione artistica, ma anche alla politica, all’economia, alla scienza e sostanzialmente ad ogni ambito dello scibile umano.
Non voglio tediarvi con un’ode surrealista all’irrazionale che non mi interessa, ma è sempre più curioso vedere come non ci si accorga che in nome di questa o quella tesi o disciplina o metodo, giudicati come oggettivi, si costruiscano totem irrazionali, metafisiche di quel che giudichiamo esclusivamente razionale e degno di merito: rientra dalla finestra quel che abbiamo fatto uscire dalla porta. La paura è il veleno, su tutte la paura della morte, a cui ci abbeveriamo ogni giorno, ma manca il crudo coraggio di esporla per quel che è, paura appunto e così costruiamo castelli, polemiche, discussioni, accesi dibattiti, fino a cadere in insane ossessioni, schierarci, dileggiare. Il pensiero della tribù avversa va annientato ed è opportuno minacciare, costringere, costruire capri espiatori responsabili di ogni male. Tutti processi noti e storicamente con molti precedenti, che imbrigliano il fluire delle diverse componenti del nostro essere, generano rabbia e si sustanziano nell’odio.
Tornare a nominare la paura per quel che è, paura, senza travestirla da consapevolezza, comprensione oggettiva e necessaria o peggio da rabbia accompagnata da capri espiatori su cui concentrare l’odio è ormai l’unica cosa sensata da fare, in una realtà che fa del disprezzo per l’altro a noi incomprensibile, una prassi. L’arte e la letteratura, come la psicoanalisi possono essere un tramite per ricostruire continuità tra l’irrazionale sentire emotivo e le necessarie strutture razionali per interpretare la realtà. Le discontinuità e la contrapposizione tra i due poli ci avvelena. Se mai la parola magia ha un senso sta appunto nella riconnessione tra l’ambito irrazionale e razionale dell’essere umano.
Steve Roach con la sua musica apotropaica si pone appunto come “ponte”, struttura sonora rituale, a collegamento di questa cesura tra razionale e irrazionale, tra uno stato di veglia e di sogno, per allentare o rompere un irrigidimento che compromette una comprensione più alta di noi e il mondo in cui siamo. La sua musica (e di Robert Rich) è un elisir di suoni ricollegabili a quella feconda fusione tra elettronica e sonorità etniche, che con ritmiche anche possenti rompe la classica “calma” tipica dell’ambient music, per approdare a musiche di chiara impronta rituale, ideali per immergervi in un viaggio interiore.
La playlist ha una struttura tripartita con l’album “Soma” insieme a Robert Rich, in cui si fondono con raro equilibrio sintetizzatori e strumenti etnici e acustici, a cui segue un’antologia di composizioni di Steve Roach dal taglio più elettronico ed infine un altro lavoro con Rich, “Strata”. CLICCATE QUI per immergervi in un viaggio cosmico gratuito, rompere i confini tra quel che è logico e quel che è illogico.
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Steve Roach: ambient, electronic.
I feel the music I create becomes what can be compared to the display of nourishment the lifeform receives during this process, and is witnessed from above the ground so to speak through the release of music into the world, in essence bringing the unconscious and daily fantasies and obsessions into form and awareness. At this point in my life, it all flows together and the need to create is constant, like breathing. The spontaneous moments at any point can create openings that offer the chance to explore non-ordinary states and peak sessions that can be captured on a recording which can forever hold and transmit the energy as it occurred.
The willful intention in all my music is to create an opening which allows me to step out of everyday time and space into a place I feel we are born to experience directly. Many of our current social structures and material concerns shut down the opening or build a complex array of plumbing to run through it. In any case, these soundworlds offer a place where the bondage of western time is removed, and the direct experience of the feeling of an expanded state is encouraged.
Steve Roach
The West increasingly shows an inability to connect the emotional and irrational sphere, the ID as Sigmund Freud codified it, to rational processing, to the EGO, while the complex of social norms pertaining to the SUPEREGO is becoming more invasive and oppressive. Suffering is the output generated in this dynamic, psychological suffering, increasingly impetuous in our society, and today characteristic of the young. The irrational, the non-reducible to a ritual of socially accepted and codified practices, appears as a residual element, to be opposed and erased, forgetting that it is an indispensable and constitutive component of the human being, encompassing not only destructive but also creative impulses. Creative impulses that pertain not only to artistic expression but also to politics, economics, science, and essentially every aspect of human knowledge.
I don't want to bore you with a surrealistic ode to the irrational that doesn't interest me, but it's increasingly curious to see how, in the name of this or that thesis or discipline or method, judged as objective, irrational totems, metaphysics of what we exclusively judge as rational and worthy of merit, are constructed: what we've thrown out of the door is coming back through the window. Fear is the poison, above all the fear of death, to which we drink every day, but the raw courage to expose it for what it is, fear precisely, is lacking, and so we build castles, controversies, discussions, heated debates, falling into insane obsessions, taking sides, ridiculing. The thought of the opposing tribe must be annihilated, and it is appropriate to threaten, coerce, build scapegoats responsible for every evil. All well-known processes, historically with many precedents, that harness the flow of the different components of our being, generate anger, and materialize in hatred.
Returning to name fear for what it is, fear, without disguising it as awareness, necessary and objective understanding, or worse, as anger accompanied by scapegoats on which to concentrate hatred is now the only sensible thing to do, in a reality that makes contempt for the other, incomprehensible to us, a practice. Art and literature, like psychoanalysis, can be a means to rebuild continuity between the irrational emotional feeling and the necessary rational structures to interpret reality. Discontinuities and opposition between the two poles poison us. If the word magic has any meaning, it lies precisely in the reconnection between the irrational and rational realm of the human being.
Steve Roach, with his apotropaic music, positions himself precisely as a "bridge," a ritual sound structure, connecting this division between rational and irrational, between a state of wakefulness and dreaming, to loosen or break a stiffening that compromises a higher understanding of ourselves and the world we inhabit. His music (and that of Robert Rich) is an elixir of sounds that can be linked to that fruitful fusion between electronic and ethnic sounds, which with powerful rhythms breaks the typical "calm" of ambient music, to arrive at music with a clear ritual imprint, ideal for immersing yourself in an inner journey.
The playlist has a tripartite structure with the album "Soma" together with Robert Rich, in which synthesizers and ethnic and acoustic instruments are blended with rare balance, followed by an anthology of Steve Roach's more electronic compositions, and finally another work with Rich, "Strata." CLICK HERE to immerse yourself in a free cosmic journey, breaking the boundaries between what is logical and what is illogical.
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