La musica rock epica è intrinsecamente fascista: qualsiasi cosa miri a muovere masse enormi è politicamente offensiva per me.
Ero un vero snob del jazz. Evitavo i dischi Blue Note perché Alfred Lion incoraggiava i musicisti a caricare le loro canzoni con cliché funky blues. I miei preferiti erano Miles, Coltrane, Rollins, Mingus e Monk. Avevo un ottimo gusto. Ora ho un gusto di merda come tutti gli altri.
Ti dirò una cosa, però: negli anni '60, quando frequentavo la scuola, non ero molto politico. Pensavo che il tipo di persone sessualmente represse, rigide, di tipo fondamentalista sarebbero morte, perché erano persone anziane. Presto sarebbero morte, sarebbero scomparse, e le generazioni più giovani avrebbero potuto godersi la loro utopia. Ma alla fine, hanno continuato a riprodursi, e gli stessi tipi con quei terribili tagli di capelli ci sono ancora ogni anno, e ora sono più giovani di me. Non riesco a capire.
Donald Fagen
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Cosa significa avere un atteggiamento antistorico? Lo si dice di quel che non risponde alle esigenze dei tempi. Nella polemica politica di una tendenza o movimento di idee contrarî allo spirito della propria epoca, soprattutto perché legati ad analisi, valori, schemi ormai superati. Da dove partire, se non da qui per far due chiacchiere sugli Steely Dan? Da dove partire in questi tempi di guerra, in un’epoca dove la storia ci soffoca angosciosamente e il sangue sparso da innocenti è nuovamente argomento quotidiano? Oggi partiamo dall’arte come solipsismo, come amore per la forma e se volete proprio come rifugio dal male imperante dell’attualità. Forse è anche questa una scelta a suo modo politica? La scelta di un’arte che nella sua dimensione estetica si basta e si risolve. A Walter Becker e Donald Fagen forse non è mai importato un fico secco di quel che accadeva fuori dalle loro teste. Bastava l’amore eterno per il jazz ed il pop declinati da uno spirito fusion, fusione appunto, ma non di ingredienti qualsiasi, ma precisissima chimica sonora, misurata fino allo sfinimento e cucinata con un puntiglio da far perdere la pazienza ai sassi.
E mentre la fine degli anni 60 ed i primi anni 70 ci regalavano lo stereotipo delle rockstar i nostri due al contatto con i molti fan preferivano gli studi di registrazione dove si chiudevano in clausura pretendendo che l’impossibile si facesse possibile, circondandosi solo dei migliori musicisti per chieder loro di ripetere le parti anche 50 volte come accaduto con un chitarrista di una “certa” esperienza come Mark Knopfler. Nelle loro musiche, il pop si fonde a una tecnica avanguardistica e la loro musica è un jazz orecchiabile, immerso in pregiate trame sonore sofisticate ed elitarie. Il trionfo dell’estetica.
Dietro alle canzoni degli Steely Dan troviamo influenze jazz, rock, pop, country, soul, blues, funk nella ricerca di un equilibrio che esprima il massimo dell’eleganza. Intellettuali, elitari, schivi e refrattari ai rituali dello show-biz, gli Steely Dan sono un’eccezione rispetto alle convenzioni del rock. Come mai non sono spariti nel nulla? C’è sempre un genio della lampada quando abbiamo caratteri devianti e appunto antistorici come lo sono quelli di Fagen e Brecker e per loro il genio si chiama Gary Katz, produttore dell'etichetta Abc Records. Katz è colpito dalle composizioni dei futuri Steely Dan e da New York porta i nostri sulla west coast. Siamo di fronte ad una collaborazione centrale per la band. Katz produrrà tutti gli album degli Steely Dan negli anni Settanta lanciando i nostri eroi tra le band protagoniste di quel decennio. Il disco chiave della loro carriera è il vendutissimo “Aja” dove troviamo musicisti come Wayne Shorter, Larry Carlton, Lee Ritenour e Steve Gadd. Siamo nel 1977 anno in cui esplodono i Sex Pistols, tutto cambierà, ma gli Steely Dan nel loro essere antistorici, vivono in un’altra galassia e da lì licenziano il loro disco capolavoro, sordi a qualsiasi influenza esterna.
Sono sempre stato affascinato da questa negazione del presente, dall’uscire dal flusso culturale che ci avvolge ed in cui siamo immersi come in un acquario, richiamando una classicità che per l’arte è stata la cultura greca e romana. Gli Steely Dan sono a loro modo “neoclassici” prendendo il jazz a riferimento e con il neoclassicismo condividono non a caso alcune ossessioni, ad esempio la ricerca della perfezione tecnica, del suono cristallino, di una purezza tale da renderlo eterno. A differenza di chi si richiama alla classicità, come unica e canonica forma di bellezza, convinzione che spesso rende un attimo tronfi gli artisti che si riconobbero in questa estetica, Fagen sfodera però una tagliente ironia ed autoironia. Certo la sua poetica resta lontana dalla contemporaneità e come spesso accade invecchiare acuisce ogni atteggiamento ed a volte lo trovo indigesto anche per il mio stomaco. In questi ultimi anni dopo che Becker se n’è andato da questo pianeta, basta scorrere qualche sua intervista per notare come risponda per monosillabi e rasoiate, come se il rituale dei media sia meno desiderabile di una spina in un piede e dopo decine di domande il povero giornalista ci tira fuori una paginetta se va bene.
Mie cari Mr Pian Piano come sempre vi ha cucinato una playlista d’eccezione per esplorare le musiche antistoriche degli Steely Dan e accarezzare il morbido velluto delle loro canzoni ed i colori sfumati fino alla perfezione della loro tavolozza. CLICCATE QUI per navigare uno stile che resta unico ed a suo modo classico. Fate della musica e dell’arte il vostro rifugio, cercate la bellezza! Questo sembrano dirci gli Steely Dan, mentre assistiamo attoniti a scene di una ferocia indicibile e al male di una violenza dilagante. Se ascoltare musica in queste ore ha un senso lo trova proprio nell’esaltare la bellezza per allontanare la barbarie.
Desiderate qualcosa di diverso dal jazz pop degli Steely Dan? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Steely Dan: pop, jazz, fusion.
Anthemic rock music is inherently fascist - anything intended to move huge masses of people is politically offensive to me.
I was a real jazz snob. I shunned Blue Note records because Alfred Lion encouraged the players to load their tunes with funky blues clichés. My guys were Miles, Coltrane, Rollins, Mingus and Monk. I had great taste. Now I have shit taste like everybody else.
I’ll tell you one thing, though: In the '60s, when I was going to school, I wasn’t very political. I figured that the kind of sexually-repressed, uptight, fundamentalist-types would die off, because they were old people. Soon they would die off, they would be gone, and the younger generation could enjoy their utopia. But as it turns out, they kept reproducing, and those same guys with those terrible haircuts are there every year, and now they’re younger than I am. I can’t figure it out.
Donald Fagen
What does it mean to have an anti-historical attitude? (english version) It is said of that which does not respond to the needs of the times. In the political polemic of a tendency or movement of ideas contrary to the spirit of its age, especially because it is tied to outdated analyses, values, schemes. Where better to start than here to have a chat about Steely Dan? Where to start in these times of war, at a time when history suffocates us in anguish and the bloodshed of innocents is once again an everyday topic? Today we start with art as solipsism, as a love of form and if you like, as a refuge from the prevailing evil of current events. Perhaps this is also a political choice in its own way? The choice of an art that in its aesthetic dimension is sufficient and resolved. Walter Becker and Donald Fagen perhaps never gave a fig about what was going on outside their heads. All they cared about was their eternal love for jazz and pop declined by a fusion spirit, a fusion, but not of just any ingredients, but of very precise sound chemistry, measured to the point of exhaustion and cooked with a punctiliousness that would make stones lose patience.
And while the late 1960s and early 1970s gave us the stereotype of rock stars, our two preferred recording studios to contact with their many fans, where they shut themselves away in seclusion, demanding that the impossible be made possible, surrounding themselves only with the best musicians and asking them to repeat parts up to 50 times, as happened with a guitarist of 'certain' experience like Mark Knopfler. In their music, pop blends with avant-garde technique and their music is catchy jazz, immersed in sophisticated and elitist sound textures. The triumph of aesthetics.
Behind Steely Dan's songs we find jazz, rock, pop, country, soul, blues and funk influences in the search for a balance that expresses the utmost elegance. Intellectual, elitist, shy and refractory to the rituals of show-biz, Steely Dan are an exception to the conventions of rock. How come they haven't disappeared into thin air? There is always a genie in the bottle when we have deviant and precisely anti-historical characters like Fagen and Brecker, and for them the genie is Gary Katz, producer of the Abc Records label. Katz is impressed by the compositions of the future Steely Dan and from New York brings ours to the west coast. This is a pivotal collaboration for the band. Katz will produce all of Steely Dan's albums in the seventies, launching our heroes among the leading bands of that decade. The key record of their career is the best-selling 'Aja', featuring musicians such as Wayne Shorter, Larry Carlton, Lee Ritenour and Steve Gadd. We are in 1977, the year in which the Sex Pistols explode, everything will change, but Steely Dan, in their anti-historical nature, live in another galaxy and release their masterpiece record from there, deaf to any outside influence.
I have always been fascinated by this negation of the present, by getting out of the cultural flow that envelops us and in which we are immersed like in an aquarium, recalling a classicism that for art was Greek and Roman culture. Steely Dan are in their own way 'neoclassical', taking jazz as a reference, and with neoclassicism they share, not by chance, certain obsessions, such as the search for technical perfection, crystal-clear sound, a purity that makes it eternal. Unlike those who refer to classicism as the only and canonical form of beauty, a conviction that often makes the artists who recognise themselves in this aesthetic a little truncated, Fagen nonetheless unleashes a cutting irony and self-mockery. Of course his poetics remain far removed from the contemporary, and as is often the case, growing older sharpens any attitude and sometimes I find it indigestible even to my stomach. In the last few years after Becker left this planet, you only have to scroll through a few of his interviews to notice how he responds in monosyllables and razor blades, as if the media ritual is less desirable than a thorn in the foot, and after dozens of questions the poor journalist comes up with a page if he's lucky.
My dear Mr Pian Piano as always has cooked up an exceptional playlist for you to explore the anti-historical music of Steely Dan and caress the soft velvet of their songs and the nuanced colours to perfection of their palette.CLICK HERE to browse a style that remains unique and in its own way classic. Make music and art your refuge, seek beauty! This is what Steely Dan seem to be telling us, as we watch in astonishment at scenes of unspeakable ferocity and the evil of rampant violence. If listening to music in these hours has any meaning, it is in exalting beauty to ward off barbarity.
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