C'è una enorme quantità di musica là fuori, ed immagino che sia piuttosto facile perdersi. È ancora davvero interessante per me che un ragazzino possa registrarsi da solo con la sua telecamera o computer, e due settimane dopo abbia come cinquanta milioni di persone che dicono "Questo ragazzo è incredibile". Quel tipo di fenomeno virale è pazzesco. Non penso necessariamente che significhi che il meglio si faccia notare. Ovviamente, non è così, perché molte cose finiranno comunque per perdersi. Ma, immagino che in un certo senso, livelli il campo da gioco. È meno incentrato sulle etichette discografiche che spendono un sacco di soldi per promuovere un artista, anche se ciò accade ancora ed è ancora il modo in cui la musica viene presentata alle persone in un certo senso, ma c'è molto meno di questo. È più un contorno, onestamente. Non sembra collegato alla maggior parte della musica ora, che viene creata su un livello molto più piccolo e non ha davvero quel tipo di connessione allo stesso modo ora. Forse sto essendo ingenuo a riguardo, ma sembra che l'etichetta discografica sia quasi leggermente superflua ora. L'altro aspetto è che i musicisti non vengono più pagati o almeno è molto più difficile guadagnarsi da vivere come musicista ora.
Neil Halstead
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Lunga citazione del leader della band selezionata per sollazzarvi oggi, perché è una fotografia efficace della contemporaneità sul pianeta musica. Di chi parliamo? Degli Slowdive. L’impasto sonoro è la cosa bella della band capitanata da Mr Neil Halstead, un misto di saturazione caratteristico dello shoegaze (chitarre distorte a manetta e delay a tavola + riverbero a cascate), folk rarefatto che guarda ai Pentangle e sperimentazioni con Brian Eno, oltre alla chiara influenza di Jesus and Mary Chain e Cocteau Twins (di loro ne avviamo parlato QUI). Direi prioprio che è pane per Mr Pian Piano, visto che non si capisce che genere sia…
Slowdive esplodono sulla scena inglese con un contratto per la seminale etichetta creation e scodellano un ottimo disco come “Just for a Day” poco più che ventenni, imbastendo suoni selvaggi a melodie pop, violenza e dolcezza. Una vena intimista, romantica, aleggia in tutti i loro dischi, ma anche un’opportuna furia giovanile che come una cometa si brucia nel 1995 con lo scioglimento della band dopo lo sperimentalissimo “Pygmalion”, mentre la creation era ormai completamente concentrata sugli Oasis ed i dobloni che facevano incassare gli Oasis. Slowdive erano un gioco più raffinato e sottile e così tutto va in frantumi. Dopo 22 anni i destini tornano a convergere e nel 2017 ci ritroviamo con un nuovo album da gustare, come un ristorante riaperto dove ritrovi lo stesso cuoco dopo anni e anni.
Sono capriccioso nello strutturare la rubrica e questa settimana avevo pensato a qualcosa di completamente diverso, al risveglio un mattino. Poi in macchina ho iniziato con gli Slowdive e mi si sono appiccicati prima al volante e poi al cervello e così eccovi con Mr Pian Piano mentre mescola i suoni della band Inglese. Bello andar in auto, come mi capita everyday e ascoltare in solitudine queste musiche intime, dal sapore domestico mentre il paesaggio scorre si percepisce che là fuori quello che raccontano i testi sta accadendo e poi improvvisamente i suoni esplodono e si riaccartocciano su se stessi, brani di un minuto e di dieci si alternano, vite brevi, vite lunghe, tangenziali e paesaggi di aperta campagna, una lepre attraversa metà carreggiata e cambia idea, tornando sui suoi passi.
In questa alternanza di pieni e vuoti si resta meravigliati, se si ha la pazienza di galleggiare tra le canzoni, spegnere l’orrore in cui siamo immersi, la stanchezza di virus e feroci guerre che ci hanno appesantito il sangue, la fatica dell’incertezza. Con gli Slowdive si vola, le chitarre tagliano l’aria, la mente si svuota e fuori dal parabrezza la pianura incorniciata dalle colline e chiusa da un cielo blu carico di nuvole e pioggia è un’informazione sufficiente, una pagina ben scritta, una poesia necessaria. Accomodatevi in questo luogo sghembo, sorseggiate suoni e ritrovate dolcezza.
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Slowdive: rock, pop, shoegaze.
There’s a huge amount of music out there, and I suppose it’s quite easy to get lost. It’s still really interesting to me that some kid can just record himself on his camera or computer, and two weeks later he’s got like fifty million people going “This kid’s amazing.” That kind of viral thing is crazy. I don’t necessarily think that it means the cream rises to the top. That’s obviously not the case, because a lot of stuff will still get lost. But, I suppose it evens the playing field to a certain extent. It’s less about record labels spending a lot of money promoting an artist, though that still happens, and it’s still the way music is sent to people in a way as well, but there’s much less of it. It’s more of a sideshow, honestly. It doesn’t seem connected with the majority of music now, which is being made on a much smaller level and doesn’t really have that kind of connection in the same way now. Perhaps I’m being naïve about it, but it just seems like the record label is almost slightly redundant now. The other part of it is that musicians don’t really get paid anymore [laughs], or at least it’s much harder to make a living as a musician now.
Neil Halstead
A lengthy quote from the leader of the band selected to entertain you today, as it is an effective snapshot of the contemporaneity in the world of music. Who are we talking about? Slowdive. The sonic blend is the beautiful thing about the band led by Mr. Neil Halstead, a mixture of the characteristic saturation of shoegaze (full-on distorted guitars with generous delay and cascading reverb), refined folk reminiscent of Pentangle, and experiments with Brian Eno, along with the clear influence of Jesus and Mary Chain and Cocteau Twins. I would say it's precisely the kind of thing Mr. Pian Piano loves, since you can't quite pinpoint the genre...
Slowdive burst onto the English scene with a contract for the seminal Creation label and serve up an excellent album like "Just for a Day" when they were barely in their twenties, weaving wild sounds into pop melodies, violence, and sweetness. An intimate, romantic vein permeates all their albums, but also a fitting youthful fury that, like a comet, burns out in 1995 with the band's dissolution after the highly experimental "Pygmalion," while Creation was completely focused on Oasis and the doubloons Oasis was raking in. Slowdive was a more refined and subtle game, and so everything fell apart. After 22 years, destinies converge again, and in 2017, we find ourselves with a new album to savor, like a reopened restaurant where you find the same chef after years and years.
I'm capricious in structuring this column, and this week I had thought of something completely different, waking up one morning. Then, in the car, I started with Slowdive, and they stuck to me first at the wheel and then in the brain, so here you are with Mr. Pian Piano as he mixes the sounds of the English band. It's nice to drive, as it happens every day, and listen in solitude to these intimate, homely-flavored musics while the landscape flows. You sense that out there, what the lyrics tell is happening, and then suddenly the sounds explode and coil back on themselves, one-minute and ten-minute tracks alternate, short lives, long lives, tangents and landscapes of open countryside, a hare crosses half the road and changes its mind, retracing its steps.
In this alternation of fullness and emptiness, one remains amazed if one has the patience to float between the songs, turning off the horror in which we are immersed, the weariness of viruses and fierce wars that have weighed down our blood, the fatigue of uncertainty. With Slowdive, you fly, the guitars cut through the air, the mind empties, and outside the windshield, the plain framed by hills and closed by a blue sky full of clouds and rain is sufficient information, a well-written page, a necessary poem. Settle into this crooked place, sip sounds, and rediscover sweetness. CLICK HERE to dive into the sonic blend of Slowdive, cooked by Mr. Pian Piano.
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