«Nei secoli dopo le guerre, l’Olocausto, dopo il Rwanda sembra che anche Dio sia più fragile, ma se per molti la musica è solo svago, fuga dalla realtà, per me è uno dei canali privilegiati per imparare qualcosa sulla vita e sull’uomo».
Penso che l'antisemitismo di Wagner sia una cosa, e le cose con cui siamo stati costretti ad associare la sua musica siano un'altra.
Daniel Barenboin
Così scrive uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi, ebreo, grande esecutore di Wagner, anche in Israele e partiamo da qui, per un viaggio difficile e proprio per questo stimolante.
Con il buon vecchio amico Orlando Furioso, uscito dalle pagine dell’Ariosto, non pianifichiamo per filo e per segno le uscite di classica, ci facciamo trasportare dalle chiacchiere, dagli accidenti, dai cocktail (lui) e dai brontolamenti (io) per trovare qualche futile ragione per fare questo o quell’autore. Oggi tocca a Wagner e ci siamo arrivati per strade traverse che non sto qui a ripercorrere, perché son parte dei nostri alambicchi mentali. Il caso vuole che Wagner sia caduto non lontano dalla settimana in cui si commemora la giornata della memoria e sia sorto in ambedue un dubbio, legato alla nomea che inesorabilmente accompagna il compositore tedesco. Siam stati a rifletterci, abbiamo consultato (veramente) un paio di conoscenti Ebrei e concluso quanto segue: perché non farne un’occasione?
Occasione per cosa? Occasione per opporci all’imperante cancel culture. Richard Wagner, per rinfrescare la memoria con onestà intellettuale è stato compositore amato da Hitler ed assunto a simmbolo ideologico dell’estetica nazista. Il compositore muore prima della nascita del criminale tedesco, è un uomo del XIX secolo, pieno di debolezze, invidioso, attaccato al danaro, preso a correr dietro ad ogni ragazza e, come purtroppo accadeva spesso in quegli anni, antisemita. Siamo nel 1850 quando Richard Wagner, firmandosi con lo pseudonimo di K. Freigedank (Libero pensatore), pubblica sulla Nuova rivista musicale di Lipsia il pamphlet “Il giudaismo nella musica”. Il libello infame è un disastro di affermazioni razziste, idiote ed antisemite. Halévy, Mendelssohn, Meyerbeer, compositori ebrei affermati a lui contemporanei sono l’obiettivo dell’invidioso Wagner e sono anche programma politico di quel recupero della “mitologia tedesca” da contrapporre alla narrazione giudaico cristiana. Niente di buono e molto cascame sgradevole. La frittata è fatta? Wagner è soprattutto la sua musica vanno cancellati?
Eppure tutto il XIX secolo dei ghetti ebraici in Europa, pullula del morbo dell’antisemitismo, che come una serpe pervade figure insospettabili e spinge molti a fare degli Ebrei capri espiatori, origine di ogni male, colpevoli di ogni cosa. Ora volgendoci al male di quegli artisti che si sono macchiati indubbiamente di gravi colpe, pensiamo agli omicidi, da Caravaggio a Gesualdo da Venosa, fino a Burroughs, o appunto agli antisemiti, da Wagner a Celine, solo per citarne alcuni, quale deve essere il nostro atteggiamento? C’è chi invoca la cancellazione di quel che sono stati e delle loro opere, Churchill il razzista, come recentemente accaduto e appunto invoca il bando di Wagner.Noi crediamo che tutto questo desiderio di censura, cancellazione e rimozione, che nella sua foga rischia di travolgere un po’ tutti gli artisti da noi distanti cronologicamente (i diritti umani son cosa recente…) e minaccia anche i contemporanei non integerrimi sia un grave errore. Discutendo con Orlando abbiamo maturato la convinzione che l’arte trascenda gli uomini attraverso cui si è manifestata, sia non il dire di Wagner, Caravaggio, Celine, D’Annunzio, Burroughs eccetera, ma espressione di qualcosa che vada oltre.
L’arte, quando è espressione indiscutibilmente alta, non può esser rinchiusa e ancorata alle piccinerie umane, nella chiacchiera e negli atti, a volte orrendi, di chi è stato tramite di quei capolavori. Autore ed opera non possono coincidere mai completamente, non diventano esclusivo frutto di quella certa carne e di quell’uomo o donna. Abitano l’opera d’arte la coralità dei fruitori, il genere umano è nei fatti custode e “proprietario” e soprattutto custode di quella bellezza, poesia, musica, dipinto. Cancellare significa negare quel che non può essere negato, perché si afferma nella bellezza, bellezza che sfida anche il creatore dell’opera e si solleva ben oltre la sua caduca esistenza, le ideuzze, i vezzi, gli egoismi, le porcherie ed anche i crimini che ha commesso. L’idea che il giudizio sul creatore di bellezza ricada sulla bellezza stessa è per noi imbarazzante e spinge i giudici contemporanei a considerare le piccinerie dell’umano, i misfatti ed i crimini come ragione sufficiente per censurare la bellezza che è sacra e va è oltre l’umano ed è altro dall’umano. Di fronte all’opera d’arte nel suo splendore crediamo che l’uomo debba ritirarsi nella contemplazione e lasciar da parte il giudizio.
Daniel Barenboin, importante pianista e direttore d’orchestra ebreo, uomo di grande umanità negli atti, ricordiamo la sua orchestra fatta di israeliani e palestinesi, porta avanti da anni la necessità di far conoscere Wagner anche in Israele e nel mondo. Con Daniel Barenboin anche noi siamo convinti che tra le note scaturite da un uomo che si è macchiato anche di antisemitismo, abiti ben altro e questo ben altro sia gloria anche del popolo ebraico, come lo è di ogni essere umano sul pianeta. Wagner è parte dei tesori del genere umano e come tali inalienabili, insostituibili ed eterni. Anzi proprio perché il popolo ebraico ha sofferto gli orrori dell’Olocausto noi crediamo in un rovesciamento e se siamo convinti che se la bellezza di Wagner sia bene planetario e universale, detta bellezza abita in particolare quel popolo e le emozioni che suscitano quelle partiture sono soprattutto loro e strapparle dalle mani di chi ne ha fatto propaganda e orrore necessario. Per questo Barenboin le esegue con passione e dedizione, le fa proprie, le fa eseguire a giovani palestinesi ed israeliani. Non siamo obbligati ad ascoltare Wagner, non possiamo cancellare la grandezza delle sue partiture.
Le partiture di Wagner, ricchissime armonicamente sono magnifiche ed innovative, sono abitate da una forza primordiale e da un’espressività potente, parte fondante di uno stare nel mondo che di fronte alla natura si pone con atteggiamento di meraviglia, adorazione e sfida. La Gesamtkunstwerk, opera d’arte totale, a cui Wagner tanto ha contribuito è il seme di uno sguardo intedisciplinare e sinergico di diverse forme espressive che convergono in un unicum creativo: sono i temi cari alle avanguadie del XX secolo ed al nostro agire contemporaneo… Ancora a lungo si dovrebbe ragionare dell’opera di Wagner, ma è ora di far parlare la musica. CLICCATE QUI per esplorare la selezione che abbiamo imbastito, fatta essenzialmente da porzioni sinfoniche di alcune importanti opere wagneriane: un viaggio nella bellezza.
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Richard Wagner: classica.
Over the centuries, after wars, the Holocaust, and the Rwanda genocide, it seems that even God is more fragile. But for many, while music is just entertainment, an escape from reality, for me, it is one of the privileged channels to learn something about life and humanity.
I think that Wagner’s anti-Semitism is one thing, and the things that we have been forced to associate with his music are another.
Daniel Barenboin
So writes one of the greatest living conductors, a Jewish artist who is also a notable interpreter of Wagner, even in Israel. Let's start from here, for a challenging and stimulating journey. With the good old friend Orlando Furioso, emerging from the pages of Ariosto, we don't meticulously plan our classical outings; we let ourselves be carried away by conversations, exclamations, cocktails (him), and grumbling (me), to find some frivolous reason to choose this or that author. Today, it's Wagner's turn, and we arrived here through indirect paths that I won't retrace because they are part of our mental alembics. Coincidentally, Wagner fell not far from the week commemorating Holocaust Remembrance Day, and in both of us, a doubt arose related to the inevitable notoriety that accompanies the German composer. We reflected on it, consulted (really) a couple of Jewish acquaintances, and concluded the following: why not make it an opportunity?
Opportunity for what? An opportunity to oppose the prevailing cancel culture. Richard Wagner, to refresh memories with intellectual honesty, was a composer loved by Hitler and adopted as an ideological symbol of Nazi aesthetics. The composer died before the birth of the German criminal; he was a man of the 19th century, full of weaknesses, envious, attached to money, chasing after every girl, and, unfortunately, antisemitic, as often happened in those years. In 1850, Richard Wagner, signing himself with the pseudonym K. Freigedank (Free Thinker), published the pamphlet "Judaism in Music" in the New Leipzig Musical Gazette. The infamous pamphlet is a disaster of racist, foolish, and antisemitic statements. Halévy, Mendelssohn, Meyerbeer, successful Jewish composers contemporaneous to him, are the targets of the envious Wagner and also a political program for the recovery of "Germanic mythology" to oppose the Judeo-Christian narrative. Nothing good and quite unpleasant nonsense. Is the damage done? Should Wagner and his music be canceled?
et, throughout the 19th century, the Jewish ghettos in Europe were teeming with the disease of antisemitism, which, like a serpent, infiltrated unsuspected figures and led many to make Jews scapegoats, the origin of all evil, guilty of everything. Now, turning to the evil of those artists who undoubtedly stained themselves with serious offenses—think of murderers like Caravaggio, Gesualdo da Venosa, or Burroughs, or antisemites like Wagner or Celine, just to name a few—what should our attitude be? Some call for the cancellation of what they were and their works—Churchill the racist, as recently happened—and indeed call for Wagner's ban. We believe that this desire for censorship, cancellation, and removal, in its fervor, risks overwhelming artists who are chronologically distant from us (human rights are recent...) and also threatens contemporaries who are not entirely upright. This, for us, is a serious mistake. In discussions with Orlando, we have come to the conviction that art transcends the individuals through whom it has manifested itself, not representing the sayings of Wagner, Caravaggio, Celine, D'Annunzio, Burroughs, etc., but an expression of something beyond.
Art, when it is undeniably high expression, cannot be confined and anchored to human pettiness, chatter, and acts, sometimes horrendous, of those who were the mediums for those masterpieces. The author and the work can never completely coincide; they do not become the exclusive fruit of that certain flesh and that man or woman. The humanity is in fact the custodian and "owner," above all, the custodian of that beauty, poetry, music, painting. To erase means to deny what cannot be denied because it affirms itself in beauty, a beauty that challenges even the creator of the work and rises far beyond their transient existence, ideas, whims, egotism, filth, and even the crimes they committed. The idea that the judgment on the creator of beauty falls on the beauty itself is embarrassing for us and compels contemporary judges to consider human pettiness, misdeeds, and crimes as sufficient reason to censor the beauty that is sacred, goes beyond the human, and is other than the human. Faced with a work of art in its splendor, we believe that humans should withdraw into contemplation and set judgment aside.
Daniel Barenboin, an important Jewish pianist and conductor of great humanity—remember his orchestra made up of Israelis and Palestinians—has been advocating for years the need to make Wagner known, even in Israel and around the world. With Daniel Barenboin, we are also convinced that among the notes emanating from a man who stained himself with antisemitism, resides something else, and this something else is the glory of the Jewish people, as it is for every human being on the planet. Wagner is part of the treasures of humanity and as such, they are inalienable, irreplaceable, and eternal. Indeed, precisely because the Jewish people suffered the horrors of the Holocaust, we believe in a reversal, and if we are convinced that the beauty of Wagner is a planetary and universal good, that beauty resides particularly in that people. The emotions that those scores evoke belong to them, and tearing them from the hands of those who used them for propaganda and necessary horror is essential. This is why Barenboin performs them with passion and dedication, makes them his own, and has them performed by young Palestinians and Israelis. We are not obliged to listen to Wagner, but we cannot erase the greatness of his scores.
Wagner's scores, rich harmonically, are magnificent and innovative, inhabited by a primordial force and powerful expressiveness—a fundamental part of an existence in the world that, in the face of nature, approaches with an attitude of wonder, adoration, and challenge. The Gesamtkunstwerk, the total work of art to which Wagner has contributed so much, is the seed of an interdisciplinary and synergistic gaze of different expressive forms converging into a creative unity: these are the themes dear to the avant-garde of the 20th century and our contemporary actions... Much could still be said about Wagner's work, but it's time to let the music speak. CLICK HERE to explore the selection we've put together, mainly consisting of symphonic portions of some important Wagnerian works: a journey into beauty.
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