Nella storia dei Radiohead, ogni disco rappresenta un'impresa. Per costruire e andare avanti, abbiamo ogni volta demolito tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento. Il processo creativo è sempre stato penoso, tormentato, laborioso.
Tom Yorke
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Uno dei grandi mali della musica pop e rock sono gli stereotipi, nei testi e nella musica. Il successo planetario lo raggiungi spesso attraverso gli stereotipi, inutile negarlo. Le canzonette d’amore, gli assoli di chitarra sempre uguali, i capelli lunghi e l’aria da duro se sei metallaro, i testi con tematiche conformiste, o sessiste e volgari che fanno molto rapper…Non neghiamolo c’è un armamentario di beceri trucchetti per accontentare il pubblico con soluzioni leggibili in cui identificarsi costa poco, anzi niente. Il postmoderno è alla fin fine una bieca riproposizione di stereotipi, affastellati tra loro provocatoriamente (e noiosamente). Quindi sia a me che a Mr Pian Piano capita di sprofondare in un depressivo e spiacevole sapore di già visto e già sentito. Sono momenti in cui si perde slancio e si cerca rifugio tra vecchie glorie e famosi vinili. Finché non si incrociano gruppi come i Radiohead e tutta la pappardella fin qui scandita è carta straccia da buttar via e tutto quel che è consolatorio viene spazzato via da una tempesta.
I Radiohead sono stati e sono tra i grandi protagonisti del rinnovamento del rock sul pianeta terra tra gli anni Novanta e il Duemila. Nessuno è stato in grado di rappresentare in musica il disagio esistenziale di fine millennio, l’alienazione dell’epoca in cui siamo, con la loro efficacia. La spinta creativa della band parte dal post-punk dei Joy Division per approdare nelle fredde lande dell’elettronica europea, toccando la musica contemporanea con un’evidente ispirazione a Steve Reich di Jonny Greenwood e rimandi allo stile di Mark Hollis e dei Talk Talk (ne parleremo!) per Thom Yorke .
La loro storia inizia nel 1988, quando il cantante e polistrumentista Thom Yorke e il bassista Colin Greenwood, già nel gruppo punk dei Tnt, decidono di cambiare aria. Si uniscono subito a loro Ed O’ Brien, chitarrista, e Philip Selway, batterista, seguiti dal fratello di Greenwood, Jonny. Tutti tranne Jonny sono impegnati con gli studi universitari. Thom Yorke studia inglese e arte all’università di Exeter; Colin Greenwood frequenta la facoltà di letteratura inglese a Cambridge; Ed O’ Brien economia all’università di Manchester e Phil Selway inglese e storia al Politecnico di Liverpool. Per una volta diciamolo: studiare serve e se i nostri beniamini hanno saputo distillare qualcosa di innovativo lo si deve anche ai loro studi. Voi cosa aspettate? Studiate: l’ignoranza non porta da nessuna parte.
In poco tempo le figure di Thom Yorke e Jonny Greenwood (forse il migliore chitarrista di questi primi 20 anni del XXI secolo) assumono un peso centrale nella band, sviluppando interessanti carriere soliste e scrivendo musica per il cinema, con un’abilità creativa ed una maestria non comuni e superando qualsiasi barriera di genere. Ecco allora Yorke impegnato con Guadagnino per il suo remake di Suspiria e Greenwood a comporre la soundtrack de “Il filo nascosto” (stupendo film) di Paul Thomas Anderson o quei disgraziati ad Hollywood rifiutera un brano di tutta la band per 007 Spectre (lo trovate nella playlist). La volontà di tutto il gruppo di ibridare i linguaggi ed andare oltre qualsiasi stereotipo consolatorio la si vede con forza in dischi come “Amnesiac” e “Kid-A” dove l’elettronica ed il lavoro di produzione in studio, vanno ben oltre il linguaggio rock, per divenire altro, sorpresa, novità, sconosciutezza, fastidio, sorpresa, disorientamento…Bellezza.
Mr Pian Piano si lamenta. Dice che è difficile selezionare i brani. Alcune sembrano più belle, ma poi dalle canzoni escluse spunta qualcos’altro di prezioso….Sì appunto, ascoltate attentamente perché la bellezza qui non vi viene sbattuta in faccia, ma chiede attenzione, chiede esposizione e apertura del cuore, vista e udito attenti, come in questo brano dove dietro alla macchina da presa troviamo proprio il grande regista Paul Thomas Anderson, che trasforma Thom Yorke in una sorta di angelo invisibile alla Wim Wenders, immerso nel fiume complesso, limaccioso e meraviglioso dell’umanità da cui esce per tornare ad un utero originario, al calore di una natura ancestrale. Una metafora filosofica di grande forza, intellettuale ed emotiva. Mr Pian Piano ha comunque cucinato il suo solito intruglio di suoni mescolando canzoni della band di Oxford per soddisfare la vostra curiosità, quindi immergetevi nella playlist dei Radiohead, secondo il nostro fazioso punto di vista sono un riferimento nella musica contemporanea.
Desiderate qualcosa di diverso dalla ricerca sonora dei Radiohead? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Radiohead: rock, indie, electronic.
In the history of Radiohead, each album represents an endeavor. To build and move forward, we have always demolished everything we had done up to that point. The creative process has always been painful, tormented, laborious.
Tom Yorke
One of the great evils of pop and rock music is stereotypes, both in lyrics and music. Planetary success is often achieved through stereotypes, there's no denying it. Love songs, the same guitar solos, long hair and a tough demeanor if you're into metal, lyrics with conformist, sexist, and vulgar themes that are very rapper-like... Let's not deny it; there's an arsenal of crude tricks to please the audience with easily identifiable solutions that cost little or nothing. In the end, postmodernism is ultimately a bleak rehash of stereotypes, provocatively (and tediously) piled together. So, both Mr. Pian Piano and I sometimes find ourselves sinking into a depressive and unpleasant taste of déjà vu. These are moments when momentum is lost, and one seeks refuge in old glories and famous vinyl records. Until you come across bands like Radiohead, and all the clichés become disposable, and everything consoling is swept away by a storm.
Radiohead has been and is among the great protagonists of the renewal of rock on planet Earth between the '90s and the 2000s. No one has been able to musically represent the existential discomfort of the turn of the millennium, the alienation of our time, with their effectiveness. The band's creative drive starts from the post-punk of Joy Division and lands in the cold lands of European electronics, touching contemporary music with a clear inspiration from Jonny Greenwood's Steve Reich and references to the style of Mark Hollis and Talk Talk (we'll talk about them!).
Their story begins in 1988 when singer and multi-instrumentalist Thom Yorke and bassist Colin Greenwood, already in the punk band Tnt, decide to change course. Ed O'Brien, a guitarist, and Philip Selway, a drummer, join them, followed by Greenwood's brother, Jonny. All except Jonny are engaged in university studies. Thom Yorke studies English and Art at the University of Exeter; Colin Greenwood studies English literature at Cambridge; Ed O'Brien studies economics at the University of Manchester, and Phil Selway studies English and History at Liverpool Polytechnic. Let's say it once: studying is useful, and if our favorites have been able to distill something innovative, it's also thanks to their studies. What are you waiting for? Study: ignorance leads nowhere.
In a short time, Thom Yorke and Jonny Greenwood (perhaps the best guitarist of the first 20 years of the 21st century) assume a central role in the band, developing interesting solo careers and writing music for cinema with uncommon creative ability and mastery, surpassing any genre barrier. Hence, Yorke engaged with Guadagnino for his Suspiria remake, and Greenwood composing the soundtrack for "Phantom Thread" (a wonderful film) by Paul Thomas Anderson. Hollywood rejected a song by the entire band for 007 Spectre (you can find it in the playlist). The band's desire to hybridize languages and go beyond any comforting stereotype is evident in albums like "Amnesiac" and "Kid-A," where electronic elements and studio production work go beyond the rock language to become something else – surprise, novelty, unfamiliarity, discomfort, surprise, disorientation... Beauty.
Mr. Pian Piano complains. He says it's challenging to select the tracks. Some seem more beautiful, but then something precious emerges from the excluded songs.... Yes, exactly. Listen carefully because beauty here is not thrown in your face; it asks for attention, exposure, an open heart, attentive sight and hearing, as in this track where behind the camera, we find the great director Paul Thomas Anderson, turning Thom Yorke into a sort of invisible angel a la Wim Wenders, immersed in the complex, slimy, and wonderful river of humanity, emerging from it to return to an original womb, the warmth of an ancestral nature. A philosophical metaphor of great intellectual and emotional strength. Mr. Pian Piano has, however, concocted his usual potion of sounds by mixing songs from the Oxford band to satisfy your curiosity, so dive into the Radiohead playlist. According to our biased point of view, they are a reference in contemporary music.
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