Recidi alla radice tutt’intera la foresta (dei desideri)
Recidi in te l’amore di te stesso
Come con la mano in un autunno
Si recide il Fior di Loto.
Verrà un giorno, e presto, che mi rifugerò nella foresta in un’isola dell’Oceania a vivere d’arte, seguendo in pace la mia ispirazione. Circondato da una nuova famiglia, lontano da questa lotta europea per il denaro. A Tahiti, nel silenzio delle notti tropicali, potrò ascoltare il ritmo dolce e suadente del mio cuore in armonia con le presenze misteriose che mi circondano. Libero, senza problemi di denaro, potrò amare, cantare e morire.
Paul Gauguin
Paul Gauguin, Ritratto dell'artista con il Cristo giallo (1889); olio su tela, 30×46 cm, Museo d'Orsay, Parigi.
Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle connessioni tra pittura e musica. Oggi abbracciamo idealmente l’opera di Paul Gauguin. Come contestualizziamo questa scelta? Gauguin indubbiamente era un appassionato di musica, come ci raccontano le sue lettere dove cita compositori classici ed è l’artefice di un ponte culturale tra la civiltà occidentale da cui non riuscì mai a staccarsi completamente, malgrado lo volesse con tutto se stesso ed il mondo dei Maori, accendendo la miccia di un’osmosi fertile tra tradizioni lontane ed occidente. Un’esplorazione oggi difficile, forse impossibile, per la scomparsa di molte civiltà ed uno scontro sempre più forte tra occidente e resto del mondo. Tutto parte con la passione per il Giappone cara agli impressionisti e allo stesso Van Gogh con cui Gauguin dipinge nei dintorni di Arles in un fertile e tempestoso confronto (Van Gogh si taglierà il lobo di un orecchio dopo un litigio con Gauguin). Per primo il nostro artista di oggi cerca di immergersi in prima persona in una cultura diversa dalla nostra, viaggia per mesi in nave, malgrado i molti problemi di salute lasciandosi tutto alle spalle. Come il protagonista di “Cuore di Tenebra” di Conrad, Kurtz, Gauguin si ritira in quelle terre e tra quelle genti cerca un rinnovamento, un nuovo senso al fare arte, cerca contaminazioni e mutazioni e lì morirà spingendosi nell’arcipelago delle Marchesi, tra i più remoti dell’Oceania.
Paul Gauguin, “Upaupa Schneklud”: ritratto del 1894, Baltimora, Museum of Art
Il tema del viaggio è centrale per raccontare Paul Gauguin. Fin dal soggiorno in Bretagna ed a maggior ragione in Polinesia cerca di calarsi nel paesaggio geografico e culturale che intende esplorare alla ricerca di un’autenticità perduta nella Parigi odiata ed amata. Si cala in un mondo che è altro, oscuro, rituale, e cerca affannosamente strade per interpretarlo con una pittura che vada oltre l’impressionismo e scavalchi il mero dato visivo per diventare discorso interiore come in Van Gogh, racconto di ossessioni sensuali e di liberazione da quella vita borghese conosciuta come agente di cambio, condizione fatta di sicurezze economiche, famiglia, figli e di un percorso esistenziale prima sottoscritto, sospeso e poi distrutto facendosi prendere dall’ossessione per la pittura, lasciandosi travolgere da un erotismo libero, frequentando ragazzine maori e rifiutando ogni convenzione morale.
Paul Gauguin “Nude Standing”
Gauguin è tra gli ultimi a conoscere e frequentare un “altro mondo”, vede il tramonto di un’era fatta di altre civiltà e l’avvento di una globalizzazione culturale detestata con forza, della tecnica occidentale, dell’economia capitalistica, della religione cattolica. Si oppone ai missionari, alla loro esportazione del pudore, cerca di staccarsi dalla Francia, rimpiangendo al contempo di non esser riconosciuto come grande artista a Parigi. Era qua ed era là, forse non era in nessuno dei due luoghi ,disperandosene.
Paul Gauguin, Aha oe feii? 1892, Museo Puškin di Mosca.
Nelle lettere di Gauguin troviamo riferimenti alla musica come nelle sue tele. Il parallelo tra colore e suono che abita l’arte da sempre si esplicita con forza in Gauguin. Quando l’artista si rivolge ai suoi interlocutori, la moglie, gli amici o i critici d’arte, fa spesso riferimento ad esperienze di ascolto musicale o utilizza espressioni di carattere musicale nel tentativo di stabilire una relazione tra colori e suoni. Così nei suoi quadri troviamo violoncellisti, suonatrici di flauto a rimarcare il parallelismo tra pittura e musica. Il senso che cerca Gauguin nello spingersi lontano nello spazio è ritrovare l’autentico, lo stare nella natura con un armonia appunto musicale perduta in Europa e cerca tutto questo nel contatto con i Maori. Siamo di fronte quindi ad una critica esplicita all’occidente, alla foga di fare, realizzare secondo logiche economiche stringenti. Se Picasso guarderà all’arte africana e Klee sarà influenzato nei suoi dipinti sognanti da un viaggio in Tunisia, tutto questo accadrà perché prima Gauguin si era spinto a Tahiti in un’esplorazione dei temi figurativi di altre culture. Il stestamento del suo lavoro in Polinesia arriva con “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” dipinto da Gauguin in un momento amarissimo della sua vita, sconvolto dalla notizia della morte di una figlia e pronto a tentare il suicidio, solo, dall’altra parte del pianeta, malato. Eppure Primitivismo e simbolismo son qui raccolti dalla forza dei blu e dei gialli in un sunto eccezionale, dove la pittura racconta e si fa metafora del tramonto di intere civiltà e della scomparsa di uno sguardo sulla realtà magico, oltre che della parabola esistenziale dell’uomo.
Paul Gauguin Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? 1897 Museum of Fine Arts di Boston.
La playlista cucinata per voi vive di musiche citate direttamente da Paul Gauguin, come per il “Prélude à l’après-midi d’un faune” di Debussy o la “Patetica” di Beethoven che l’artista scrive di ritrovare in dei canti maori, mentre di Schumann apprezza le “scene infantili” proprio rifacendosi all’immediatezza e all’innocenza dei bambini, tema centrale anche in tutta l’arte del novecento, si pensi a Mirò. Ho poi pensato a musicisti vicini a fascinazioni non occidentali, secondo quel filone della “World Music” con grandi interpreti e divulgatori, come ad esempio Peter Gabriel con la sua Real World, unitamente a musiche tradizionali tahitiane di cui Gauguin sarà stato testimone oltre ad alcune scelte personali: un contrasto netto tra suoni assai diversi, come l’anima dell’artista francese, divisa tra due mondi. CLICCATE QUI per scoprire la playlista dedicata a Paul Gauguin ed alla sua arte un viaggio con la mente tra i suo colori sgargianti.
Oggi ti leggo in auto, relegato dai miei figli nel divanetto posteriore e sovrastato dalla loro proposte musicali. La playlist la riascoltero' nel mio pendolare quotidiano.
Hola , Muy Buen Relato , Siempre Es Un Placer Fusionar La Pintura Con La Música. Un Saludo.