Quando molti mi scrivono di essersi svegliati con il malumore, ma di essersi poi rallegrati dopo aver sentito una certa musica, mi commuovo. L’idea che tu, con le tue povere note, possa cambiare lo stato d’animo di una persona, è una cosa straordinaria. Ti fa sentire parte di questo mondo, ti rendi conto di quanto la tua scelta di vita sia importantissima. Ed è uno scambio: nel momento in cui qualcuno ti dice che hai reso la sua giornata più luminosa, si illumina anche la tua.
Il jazz è libertà espressiva, improvvisazione, sperimentazione, ricerca. Forse la musica più sfuggente del Novecento e quella che si schiude a tutte le contaminazioni.
Paolo Fresu
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Ho visto suonare Paolo Fresu ed è stata un’esperienza ricca, perché il musicista sardo, anche nelle note più malinconiche e buie, lascia sempre con la sua tromba una scia di gioia. Paolo Fresu con la tromba è felice e si sente. Ascoltarlo è assorbire questa felicità, che è nel suo vocabolario estrema contaminazione con ogni angolo, ogni cosa, ogni suono, ogni sguardo. Il jazz di Fresu va ovunque ed è quindi eclettico, aggettivo essenziale per Mr Pian Piano come ormai sapete. Il suo strumento naviga suoni analogici, elettronici, arrangia pop, rock, si imbastardisce ad ogni sorgente sonora e già lo amiamo. Certa musica non sai come o perché, ma ti ritrovi tra le sue braccia senza motivo.
Collaborazioni belle con musicisti conosciuti e sconosciuti e con alcuni miei oscuri beniamini come il pianista John Taylor (non il bassista dei Duran Duran..) dal caratteristico tocco dissonante o con l’altro trombettista Jon Hassel, il pianista Uri Caine e chi più ne ha più ne metta. C’è sempre questo approccio aperto nella stesura compositiva, tipico del jazz con l’improvvisazione, ma che in Fresu è anche libertà rispetto alla ricerca timbrica, sempre aperta nella sua musica. Preparare la playlista è stato facile: tutto, suonando pur diversamente, suonava sempre benissimo. Quella gioia che Fresu mette nella sua tromba si spande sulla musica che crea e la rende ricca non solo sotto l’aspetto compositivo, ma appunto anche timbrico.
Mentre son qui che scrivo è partito l’attacco ad Odessa, la perla del Mar Nero, famosa per il suo teatro, la sublime porta dell’oriente sotto una pioggia di missili, bombe e altre porcherie. Le note di Fresu si gonfiano di malinconia per la bellezza violata, lo scempio di vite umane, la ferocia del non senso, la follia del caos, i demoni dell’odio. Proprio in questo dilagare del male il senso della bellezza e della poesia diventa centrale. Là dove calano le tenebre e si perde il senso dell’umano, l’arte è una scialuppa per evitare di essere inghiottiti dall’abisso. La gioia di Fresu nel suonare la tromba è un antidoto al niente di chi non sente una briciola d’empatia per chi è crocifisso e incoraggia i carnefici, di chi sghignazza nel vedere i chiodi lacerare la pelle delle vittime e infine di chi si compiace di martellarli nel corpo altrui. L’umano disumano va combattuto in ogni modo e l’arte è un gentile veleno per chi ha fatto della prevaricazione la sua cifra esistenziale.
La redenzione dall’orrore a cui assistiamo passa per la poesia, la contemplazione della bellezza e dell’arte. Credo che Fresu sia un bel poeta del suono, un erede di Miles e della sua perenne spinta a rompere i lacci di una grammatica politicamente corretta, per muoversi liberamente oltre ogni confine, esplorare ogni anfratto, spingersi anche tra i rovi ed affrontare lo sconosciuto con apertura e curiosità per assaporarne ogni melodia. Non è questa la felicità? Non è andare oltre il calcolo, gettare un ponte verso l’ignoto e bagnarsi nelle sue acque con gentilezza?
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Paolo Fresu: jazz.
When many people write to me that they woke up in a bad mood but then cheered up after hearing a certain music, I am moved. The idea that you, with your poor notes, can change a person's mood is an extraordinary thing. It makes you feel part of this world, you realize how very important your life choice is. And it's an exchange: the moment someone tells you that you've made their day brighter, you brighten yours as well.
Jazz is expressive freedom, improvisation, experimentation, research. Perhaps the most elusive music of the twentieth century and the one that is open to all contaminations.
Paolo Fresu
I saw Paolo Fresu play and it was a rich experience, because the Sardinian musician, even in the most melancholy and darkest notes, always leaves a trail of joy with his trumpet. Paolo Fresu with the trumpet is happy and you can hear it. To listen to him is to absorb this happiness, which is in his vocabulary extreme contamination with every angle, every thing, every sound, every look. Fresu's jazz goes everywhere and is therefore eclectic, an essential adjective for Mr. Pian Piano as you know by now. His instrument navigates analog, electronic sounds, arranges pop, rock, bastardizes to every sound source and we already love him. Some music you don't know how or why, but you find yourself in his arms for no reason.
Beautiful collaborations with known and unknown musicians and with some of my obscure favorites such as pianist John Taylor (not Duran Duran's bassist..) with his characteristic dissonant touch or with the other trumpeter Jon Hassel, pianist Uri Caine and you name it. There is always this open approach in compositional writing, typical of jazz with improvisation, but which in Fresu is also freedom with respect to timbral research, always open in his music. Preparing the playlist was easy: everything, sounding though different, always sounded great. That joy that Fresu puts into his trumpet spreads over the music he creates and makes it rich not only from the compositional aspect, but precisely also timbral.
As I stand here writing this, the attack on Odessa, the pearl of the Black Sea, famous for its theater, the sublime gateway to the East under a rain of missiles, bombs and other filth, has begun. Fresu's notes swell with melancholy at the violated beauty, the slaughter of human lives, the ferocity of nonsense, the madness of chaos, the demons of hatred. It is precisely in this spread of evil that the sense of beauty and poetry becomes central. There where darkness falls and the sense of the human is lost, art is a lifeboat to avoid being swallowed by the abyss. Fresu's joy in playing the trumpet is an antidote to the nothingness of those who do not feel a shred of empathy for those crucified and encourage the executioners, of those who snicker at seeing nails tear the skin of victims, and finally of those who delight in hammering them into the bodies of others. The inhuman human must be fought in every way, and art is a gentle poison for those who have made prevarication their existential code.
Redemption from the horror we are witnessing comes through poetry, the contemplation of beauty and art. I believe Fresu is a beautiful poet of sound, an heir to Miles and his perennial drive to break the laces of a politically correct grammar, to move freely beyond every boundary, explore every nook and cranny, push even through the brambles and face the unknown with openness and curiosity to savor every melody. Is this not happiness? Is it not to go beyond calculation, to build a bridge to the unknown and bathe in its waters with kindness?
So I invite you to dinner with a mouth-watering playlist: CLICK HERE to discover with Mr Pian Piano the excellent Paolo Fresu and the joy he infuses in playing the trumpet, the many references to jazz history, research, standards, bastardizations with electronics, songs, and sweet sonic embraces. Another piece in our puzzle of authors wandering everywhere, drunk with curiosity and eager to explore every sonic space without modesty or reticence.
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