Miles Davis: jazz (parte prima).
I media ci hanno rimbecillito tutti, sai? Non si può più far niente. Non si fanno più jam sessions, non si condividono più idee musicali. A meno che non suoni in un gruppo, come il mio, e cerchi di suonare quello che pensi e di tenerlo con te in modo che lo puoi toccare ogni volta. Almeno un poco.
Miles Davis
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Esite la possibilità – mi dice Mr Pian Piano – che l’arte sia un demone, un demone che entra negli uomini, uomini ignari, uomini con le loro povertà, le loro piccole ambizioni, i loro sogni preconfezionati, uomini improvvisamente catapultati in un altrove alieno, ustionati dal dire attraverso i suoni, la pittura, la scultura, la danza…. Miles Davis era come era. La sua autobiografia ce lo racconta, i suoi partner musicali ce ne hanno parlato. Non brillava per umanità. Non era adatto per cartoline alla Louis Armstrong, non era fatto per interviste e sorrisi alla Dizzy Gillespie, non lo abitavano pensieri profondi, tecnicamente non è stato il migliore.
Eppure come lui nessuno mai, tutti volevano suonare con Miles. Keith Jarrett, caratterialmente inavvicinabile e ben poco incline a compromessi, famoso per i concerti lasciati a metà perché tizio tossisce e caio chiacchiera, dice che era pronto a “qualsiasi cosa per suonare con Miles”, anche ad abbandonare il pianoforte per l’organo elettrico (che detestava). Perché? Cosa aveva di speciale Miles?
Miles was magic…. Miles aveva in sé la magia del suono e la capacità, come Bowie, di “annusare l’aria”, di capire la contemporaneità, spingendosi oltre qualsiasi “zona di conforto”, per sperimentare altro, per spingersi al di là, portare l’improvvisazione oltre una danza di singoli strumenti. Quando si esce dal confortevole, da quel che già sei e per cui sei celebrato spesso cadi e non vieni compreso, se non addirittura disprezzato. Davis non avrà mai paura di questi salti nel vuoto e di cadute anche rovinose, per poi rialzarsi ogni volta con capolavori ed un suono totalmente rinnovato. Ascoltando Miles a posteriori si nota questa attenzione maniacale al suono, curato come un assoluto. Un suono che diventa amalgama di strumenti, fluido e che fin dai primi anni implicitamente ed esplicitamente nel periodo elettrico diventa un totem. Circondato sempre dai migliori, da John Coltrane, uomo profondo e spirituale, dal fragile e assoluto Bill Evans e via in una galleria di artisti che abbraccia decenni di una carriera complessa.
Carriera talmente complessa e ricca che ci vediamo costretti io e Mr Pian Piano a spezzarla almeno in due parti. Oggi ascoltiamo il Miles che dagli anni 50 arriva alla seconda metà degli anni 60. Un periodo costellato da capolavori che non sono solo jazz, ma musiche che hanno fatto la storia del XX secolo. Un Miles che accompagna i romanzi di Raymond Chandler, abita la pittura di Hopper, attraversa l’America razzista con un beffardo gusto per la rivalsa ed un evidente disprezzo per “i bianchi”. Nato nell’Illinois rurale nel 1926, a diciotto anni è già a New York (con una discreta esperienza alle spalle nei locali jazz di St. Louis). Passa le giornate alle lezioni della prestigiosa Juilliard School of Music e a suona ogni sera nelle jam session dei locali di Harlem, al fianco di Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Registra con Bill Evans, John Coltrane e Julian “Cannonball” Adderley e altri mostri sacri il leggendario “Kind of Blue”, considerato da molti critici il più grande disco jazz di sempre. Sentite appunto Bill Evans che introduce Miles….
Bellissimi i suoi lavori con l’orchestra di Gil Evans al massimo della forma (Miles Ahead, Porgy and Bess, Sketches of Spain) nel produrre ricercati arrangiamenti. Lui così scontroso e spigoloso, un caratteraccio, quando prende la tromba diventa altro, il demone dell’arte lo possiede e Miles si abbandona al suo suono così ricercato, facendosi tramite del demone. Sono anche gli anni della colonna sonora di “Ascensore per il patibolo” di Louis Malle, della relazione con Juliette Greco.. Paris mon amour. Qui per voi una chicca con Jean Moreau bellissima e la tromba di Miles che l’accompagna per le strade di Parigi..What else?
Qualcosa di personale e totalmente soggettivo al solito vi segue in questo aperitivo. Quando il povero Paolo Borsellino e la sua scorta saltarono per aria a Palermo, il cielo si rabbuiò sull’Italia. Prima era morto Giovanni Falcone e la sua scorta e la mafia riempiva di sangue il paese, imbastendo una tra le peggiori trame nella storia della Repubblica. Mi prese lo scoramento. Recuperai tutti i vinili di Miles, ne ho decine, e li suonai tutti di seguito, bellissimi e malinconici. Un gesto così per onorare quegli uomini (e quelle donne) e ricaricarmi, perché la bellezza sa prendere la violenza a calci nel sedere e qual miglior antidoto della poesia al male? Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams? Eccoli….
Torneremo su Miles, raccontandovi i suoi dischi elettrici, le sperimentazioni bellissime alla fine degli anni 60 e le esplosioni elettriche dei 70 per arrivare anche agli anni 80, ma questa è un’altra storia. CLICCATE QUI! Mr Pian Piano ha cucinato una sontuosa playlist di due ore per chi voglia immergersi in Miles con anima e corpo: non perdetela! Alla memoria del Maestro Ezio Bosso. Sarà in compagnia di Miles ora? Why not?
Desiderate qualcosa di diverso dalla magica tromba di Miles? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Miles Davis: jazz (part one).
The media has dumbed us all down, you know? You can't do anything anymore. You don't have jam sessions anymore, you don't share musical ideas anymore. Unless you play in a band, like mine, and you try to play what you think and keep it with you so you can touch it every time. At least a little bit.
Miles Davis
There exists the possibility," Mr. Pian Piano tells me, "that art is a demon, a demon that enters men, unsuspecting men, men with their poverty, their petty ambitions, their prepackaged dreams, men suddenly catapulted into an alien elsewhere, burned by telling through sound, painting, sculpture, dance.... Miles Davis was as he was. His autobiography tells us about him, his musical partners told us about him. He did not shine for humanity. He was not fit for Louis Armstrong postcards, he was not made for Dizzy Gillespie interviews and smiles, deep thoughts did not inhabit him, technically he was not the best.
Yet like him no one ever, everyone wanted to play with Miles. Keith Jarrett, temperamentally unapproachable and very uncompromising, famous for concerts left in the middle because dude coughs and dude chatters, says he was ready for "anything to play with Miles," even to abandon the piano for the electric organ (which he hated). Why? What was so special about Miles?
Miles was magic.... Miles had the magic of sound in him and the ability, like Bowie, to "smell the air," to understand the contemporary, pushing beyond any "comfort zone," to experience more, to push beyond, to take improvisation beyond a dance of individual instruments. When you step out of the comfortable, out of what you already are and what you are celebrated for you often fall down and are not understood, if not despised. Davis will never be afraid of these leaps into the void and even ruinous falls, only to rise again each time with masterpieces and a totally renewed sound. Listening to Miles in retrospect one notices this maniacal attention to sound, cared for as an absolute. A sound that becomes an amalgam of instruments, fluid and that from the early years implicitly and explicitly in the electric period becomes a totem. Surrounded always by the best, by John Coltrane, a profound and spiritual man, by the fragile and absolute Bill Evans and away in a gallery of artists spanning decades of a complex career.
Such a complex and rich career that we see ourselves compelled by Mr. Pian Piano and I to break it into at least two parts. Today we listen to Miles from the 1950s through the second half of the 1960s. A period studded with masterpieces that are not only jazz, but music that made the history of the 20th century. A Miles who accompanies Raymond Chandler's novels, inhabits Hopper's painting, traverses racist America with a mocking taste for revenge and an obvious contempt for "white people." Born in rural Illinois in 1926, he is already in New York City at eighteen (with a fair amount of experience behind him in St. Louis jazz clubs). He spends his days at classes at the prestigious Juilliard School of Music and playing every night at jam sessions in Harlem clubs, alongside Charlie Parker and Dizzy Gillespie. He recorded with Bill Evans, John Coltrane and Julian "Cannonball" Adderley and other sacred monsters the legendary "Kind of Blue," considered by many critics to be the greatest jazz record ever. Hear precisely Bill Evans introducing Miles....
Beautiful was his work with the Gil Evans orchestra at its finest (Miles Ahead, Porgy and Bess, Sketches of Spain) in producing sought-after arrangements. He so grumpy and edgy, a temper, when he takes up the trumpet he becomes something else, the demon of art possesses him, and Miles indulges in his sound so sought after, making himself a conduit for the demon. These are also the years of the soundtrack to Louis Malle's "Ascenseur pour l'échafaud" of his relationship with Juliette Greco... Paris mon amour. Here for you a treat with beautiful Jean Moreau and Miles' trumpet accompanying her through the streets of Paris.. What else?
Something personal and totally subjective as usual follows you in this aperitif. When poor Paolo Borsellino and his escort were blown up in Palermo, the sky darkened over Italy. Before that, Giovanni Falcone and his escort had died, and the Mafia was filling the country with blood, spinning one of the worst plots in the history of the Republic. Discouragement gripped me. I retrieved all the Miles vinyls, I have dozens of them, and played them all in a row, beautiful and melancholy. Such a gesture to honor those men (and women) and recharge myself, because beauty can kick violence in the butt and what better antidote to evil than poetry? Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ron Carter and Tony Williams? There they are....
We will come back to Miles, telling you about his electric records, the beautiful experimentations in the late 60s and the electric explosions of the 70s to even the 80s, but that is another story. CLICK HERE! Mr. Pian Piano has cooked up a sumptuous two-hour playlist for those who want to immerse themselves in Miles with body and soul-don't miss it! Piano? To the memory of Maestro Ezio Bosso. Will he be in Miles' company now? Why not?
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