Metto giù forse 100 o 200 strati di audio e poi inizio a scolpirlo. Si tratta di togliere le parti negative, piuttosto che di creare solo quelle buone.
Mi piacciono gli estremi. La mia musica non è pensata per suonare reale, ma per essere surreale.
Max Cooper
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Abbiamo un biologo con un phd in ambito genetico che ora si dedica full time alla musica elettronica? Certo: Max Cooper. Lo sguardo ampio di Leonardo da Vinci capace di disinteressarsi per anni alla pittura per dedicarsi all’anatomia e a mille altre cose è tornato tra noi? Magari, ma certo i suoni ed i visual che abitano la produzione creativa di questo autore giocano con il linguaggio della scienza e rimandano a biologia, matematica e anche ad una dimensione spirituale, creando un ponte tra mondi lontani. Benvenuti nelle STEAM, dove le discipline “dure” Science, Technology, Engineering e Mathematics interagiscono con l’Arte. Il profumo di questi tentativi di interazione interdisciplinare riporta sempre ad un’idea di umanesimo, l’ingrediente magico del Rinascimento. L’homo sapiens è abitato da una potente sfera irrazionale e là dove alla scienza, ai suoi meccanismi esperienziali, alle sue ipotesi strettamente evolutive, disciplinate matematicamente e afferenti alla parte razionale del nostro esserci, si riesce ad affiancare con successo la componente estetica ed artistica, spesso immersa tra tempeste irrazionali, si crea una magia.
Non so se Max Cooper sia una sintesi riuscita, giudicate di persona, ma c’è un ingrediente con cui il musicista di Belfast si confronta quasi in ogni suo brano ed è il caos. L’entropia morde ogni sua melodia e molte sue creazioni sembrano sul punto di collassare e crollare lasciandosi alle spalle macerie di suoni dissonanti. L’artista è qui il garante di un equilibrio instabile, l’artefice di una mediazione tra una musica evidentemente sintetica, generata dalle macchine r qualcosa di diverso. Cooper è nato appunto a Belfast, ha conseguito il dottorato in biologia computazionale presso l'Università di Nottingham nel 2008 e durante la sua formazione dottorale, i suoi interessi di ricerca si sono concentrati sulla modellazione dell'evoluzione delle reti regolatorie dei geni. Dopo il dottorato ha ricoperto il ruolo di genetista presso l'University College London, per poi lasciare questo impiego e dedicarsi anima e corpo alla musica. Il nostro uomo è un autodidatta nel campo delle ricerche sonore, eppure come un novello Gauguin, partito come agente di cambio prima di diventare pittore, ha deciso di dedicarsi integralmente all’arte abbandonando la scienza. Come musicista Max Cooper è riuscito indubbiamente a creare un proprio stile, cosa non semplice nell’inflazionato panorama della musica elettronica contemporanea.
Certo questi tentativi di sintesi tra fascinazioni scientifiche e artistiche in un clima culturale che guarda ad ogni interpretazione del mondo diversa da quella chiusa in un preciso ordine disciplinare, sia scientifico, artistico o magico, come si guarda un escremento fumante, rendono Max Cooper un personaggio controcorrente meritevole di attenzione. Se mai usciremo dalla violenza di chiuderci in un’interpretazione univoca della realtà ci ritroveremo subito come per incanto nella magia di Leonardo da Vinci, nel suo “esperire” che era però non ridotto al solo dato scientifico, ma anche ai “moti dell’animo”, quelli che spingevano il grande artista-scienziato ad andare al mercato a comprare uccelli destinati alla griglia, allora venduti vivi, ed a liberarli per amor della loro esistenza.
Se di qualcosa abbiamo urgente bisogno in termini filosofici, ma azzarderei anche psicologici, nella contemporaneità è ripensare all’idea di uomo, riflessione che non a caso accompagna l’homo sapiens da milenni ciclicamente. Serve un umanesimo capace di sintesi di fronte all’accelerazione della scienza e della tecnologia, capace di ripensare sfide a livello planetario, mentre ancora siamo rinchiusi in vuoti nazionalismi per cui molti, troppi, si fanno ammazzare mentre scrivo. Politicamente è un motore essenziale, non è forse la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” anche un esempio di quel che definiamo uomo? Lì dobbiamo tornare, perché è evidente come ci stiamo perdendo. Torniamo a noi: ho cucinato per voi una playlist di Max Cooper da esplorare per verificare se mi sono abbandonato a chiacchiere inconcludenti senza capir quasi nulla o se nell’estetica di questo musicista abita un’estetica di sintesi tra il suono generato dalle macchine, tra la tecnologia e la scienza, con un impalpabile piano irrazionale e artistico. CLICCATE QUI per scoprire le sculture sonore di Max Cooper ed un’elettronica poetica.
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Max Cooper: electronic.
I put down maybe 100 or 200 layers of audio and then I’ll start sculpting it. There’s a lot to do with taking away the bad bits, rather than just making the good bits.
I love extremes. My music’s not designed to sound real – it’s designed to be surreal.
Max Cooper
Do we have a biologist with a PhD in genetics who is now dedicated full time to electronic music? Indeed: Max Cooper. Has the broad gaze of Leonardo da Vinci, capable of disengaging from painting for years to focus on anatomy and a thousand other things, returned among us? Maybe, but certainly the sounds and visuals that inhabit the creative production of this artist play with the language of science and refer to biology, mathematics, and even a spiritual dimension, creating a bridge between distant worlds. Welcome to STEAM, where the "hard" disciplines of Science, Technology, Engineering, and Mathematics interact with Art. The scent of these attempts at interdisciplinary interaction always leads back to an idea of humanism, the magical ingredient of the Renaissance. Homo sapiens is inhabited by a powerful irrational sphere, and where science, with its experiential mechanisms, its strictly evolutionary hypotheses, mathematically disciplined and pertaining to the rational part of our existence, successfully joins forces with the aesthetic and artistic component, often immersed in irrational storms, magic is created.
I don't know if Max Cooper is a successful synthesis; judge for yourself, but there is an ingredient with which the Belfast musician confronts almost every song, and it is chaos. Entropy bites into every melody of his, and many of his creations seem on the verge of collapsing and crumbling, leaving behind rubble of dissonant sounds. The artist here is the guarantor of an unstable balance, the maker of a mediation between evidently synthetic music, generated by machines, and something different. Cooper was born in Belfast, earned a Ph.D. in computational biology from the University of Nottingham in 2008, and during his doctoral training, his research interests focused on modeling the evolution of gene regulatory networks. After completing his Ph.D., he worked as a geneticist at University College London, then left that position to dedicate himself wholeheartedly to music. Our man is self-taught in the field of sound research, yet, like a modern Gauguin, who started as a stockbroker before becoming a painter, he decided to fully devote himself to art, abandoning science. As a musician, Max Cooper has undoubtedly managed to create his own style, not an easy feat in the saturated landscape of contemporary electronic music.
Certainly, these attempts at synthesis between scientific and artistic fascinations in a cultural climate that looks at every interpretation of the world differently from being confined to a specific disciplinary order, whether scientific, artistic, or magical, as if staring at a steaming excrement, make Max Cooper a countercurrent character worthy of attention. If we ever emerge from the violence of closing ourselves into a univocal interpretation of reality, we will immediately find ourselves, as if by magic, in the magic of Leonardo da Vinci, in his "experiencing" that was not reduced to the scientific data alone but also to the "motions of the soul," those that drove the great artist-scientist to go to the market to buy birds destined for the grill, then sold alive, and to release them out of love for their existence.
If anything we urgently need in philosophical terms, but I would venture also in psychological terms, in the contemporary world it is to rethink the idea of man, a reflection that not by chance has been accompanying homo sapiens for milennia cyclically. What is needed is a humanism capable of synthesis in the face of the acceleration of science and technology, capable of rethinking challenges at the planetary level, while we are still locked into empty nationalisms for which many, too many, are getting killed as I write. Politically it is an essential driver, is not the "Universal Declaration of Human Rights" also an example of what we define as man? There we must return, because it is evident how we are losing ourselves. Let's go back to us: I have cooked up a playlist of Max Cooper for you to explore, to check if I have indulged in inconclusive chatter without understanding much or if there is an aesthetic of synthesis in this musician's sound, between the sound generated by machines, technology, and science, with an intangible irrational and artistic layer. CLICK HERE to discover Max Cooper's sound sculptures and poetic electronica.
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