L'arte performativa riguarda la gioia, la realizzazione di qualcosa che è così pieno di una sorta di gioia selvaggia che non si riesce a esprimere a parole.
Quando incontrate una donna distrutta, mettetela tutta tra le vostre braccia. Perché non sappiamo da dove veniamo... non sappiamo dove siamo.
Il commento migliore che possa ricevere è quando mi dicono che sono riuscita a mostrare sotto una luce diversa qualcosa di già conosciuto.
Laurie Anderson
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Fin da quando era una donna giovane Laurie Anderson e anche ora mentre la osservo anziana, c’è una costante nel suo apparire: il sorriso, negli occhi prima che nell’espressione del volto. Laurie ha sempre inteso la musica come uno strumento per fare arte, per raccontare attraverso le parole la propria esistenza, per fare poesia, per raccontare della morte, del Buddismo, dell’amore. Lei che suonava il violino su un cubo di ghiaccio, fin da subito non è mai stata solo musicista, ma anche performer, fotografa, poetessa, altro. Curiosa si è avvicinata alla tecnologia fin dagli anni 70 e 80 del secolo scorso e ha fatto dell’elettronica un linguaggio, ma non tanto per comporre esclusivamente brani musicali, ma appunto per fare del suono un discorso più ampio ed interdisciplinare tra le arti ed infatti la nostra si trasforma appunto in regista, performer, scrittrice, poeta, artista multimediale.
Una carriera fatta di incontri, da Wenders a Burroughs, Lou Reed con cui ha avuto un forte legame sentimentale per due decenni fino alla sua scomparsa, Adrian Belew, Brian Eno, Bob Wilson, Peter Gabriel, Kronos Quartet e la lista potrebbe essere lunga. Sono incontri che hanno lasciato tracce profonde nel suo lavoro e creato per la musicista di New York un’identità polimorfa che musicalmente spazia dalla ricerca, alla musica colta senza disdegnare il pop, frequentando quindi linguaggi elitari e di massa, parola difficili e semplici. Musicalmente il mio disco preferito è Bright Red, ma non sono assolutamente da sottovalutare tutte le sue produzioni dove si trovano sempre musiche e parole combinate con rara maestria. Tuttavia un’analisi del suo lavoro come artista multimediale non è la sostanza del discorso su Laurie Anderson. Il suo essere speciale passa per un atteggiamento verso la realtà e le cose, ma prefersco che la incontriate, sia pur virtualmente di persona, per cercare di farvi comprendere attraverso la sua presenza, quello che fatico ad esprimere con le parole. Eccola mentre si racconta per episodi e briciole filosofiche…
Sostanzialmente c’è in questa donna una meraviglia costante per il mondo, per il suo manifestarsi nella gioia, come nella sofferenza e quindi in questa prospettiva tutto diventa occasione artistica, anche un uragano che le ha sfasciato casa, la morte dell’amato compagno Lou Reed e così via. La pratica del Buddismo, la meditazione, sono probabilmente alcune delle vie e delle strategie che Laurie Anderson segue nel suo vivere ed essere artista, in una spinta verso l’accettazione ed in un atteggiamento empatico verso quel che la circonda. “Come si fa a non amare Laurie Anderson?” si chiede Brian Eno, ed è un’affermazione che nella sua semplicità esprime bene cosa si prova frequentandone i dischi, ascoltando il timbro della voce, indagandone gli occhi, le parole, il suo esserci.
Il piano su cui si muove l’artista americana è poetico, i suoi racconti, le interviste, le musiche, le installazioni, i film, arrivano sempre a sondare la poesia a concederci un momento di spaesamento, dove il gesto artistico, qualunque esso sia porta meraviglia, rimuove la scontatezza di quel che percepiamo e nominiamo. Il suo è un lavoro di rimozione della scontatezza e interpretazione artistica del significato. Cos’altro è la poesia se non l’uscita dal significato immanente delle parole per farne squarci di un altrove, per contemplarne la bellezza, il suono, la vicinanza? Proviamo con un giglio bianco?
Mi rendo conto di essermi perso in un labirinto nel tentativo di raccontarvi Laurie Anderson, ma un fatto è certo, quando senti il bisogno di parlare di un musicista o di ascoltare la sua musica, quel determinato bisogno manifesta qualcosa. Mentre dilaga la ferocia nel mondo “là fuori” il sorriso di Laurie Anderson non è un bellissimo e potente antidoto? Non è una cura il suo farsi poesia con la musica, le immagini, la cinepresa, le parole? CLICCATE QUI per un volo diretto destinazione New York ad occhi chiusi con Laurie Anderson e la sua musica.
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Laurie Anderson: pop, other.
Performance art is about joy, the realization of something that is so full of a kind of wild joy that you cannot put it into words.
When you meet a broken woman, put it all in your arms. Because we don't know where we came from--we don't know where we are.
The best comment I can get is when they tell me that I have succeeded in showing something already known in a different light.
Laurie Anderson
Ever since she was a young woman Laurie Anderson and even now as I watch her elderly, there is one constant in her appearance: a smile, in her eyes before her facial expression. Laurie always understood music as a tool for making art, for telling through words her own existence, for making poetry, for telling about death, about Buddhism, about love. She, who played the violin on an ice cube, from early on was never just a musician, but also a performer, photographer, poet, more. Curious she approached technology since the 70s and 80s of the last century and made of electronics a language, but not so much to compose exclusively musical pieces, but precisely to make sound a broader and interdisciplinary discourse between the arts and in fact ours turns precisely into director, performer, writer, poet, multimedia artist.
A career made of encounters, from Wenders to Burroughs, Lou Reed with whom she had a strong sentimental bond for two decades until his death, Adrian Belew, Brian Eno, Bob Wilson, Peter Gabriel, Kronos Quartet and the list could be long. These are encounters that have left deep traces in her work and created for the New York-based musician a polymorphous identity that musically ranges from research, to cultured music without disdaining pop, thus frequenting elitist and mass languages, difficult and simple word. Musically my favorite record is Bright Red, but by no means are all his productions to be underestimated where one always finds music and words combined with rare mastery. However, an analysis of her work as a multimedia artist is not the substance of the discourse on Laurie Anderson. Her being special comes through an attitude toward reality and things, but I prefer that you meet her, albeit virtually in person, to try to make you understand through her presence, what I struggle to express in words. Here she is as she tells herself by episodes and philosophical crumbs....
Basically, there is in this woman a constant wonder for the world, for its manifestation in joy as well as in suffering, and so in this perspective everything becomes an artistic occasion, even a hurricane that broke her home, the death of her beloved partner Lou Reed, and so on. The practice of Buddhism, meditation, are probably some of the ways and strategies Laurie Anderson follows in her living and being an artist, in a drive toward acceptance and an empathetic attitude toward her surroundings. "How can you not love Laurie Anderson?" wonders Brian Eno, and it is a statement that in its simplicity expresses well what it feels like to attend her records, to listen to the timbre of her voice, to investigate her eyes, her words, her being there.
The plane on which the American artist moves is poetic; her stories, interviews, music, installations, films, always reach out to probe poetry to grant us a moment of disorientation, where the artistic gesture, whatever it may be, brings wonder, removes the predictability of what we perceive and name. His is a work of removing the obviousness and artistically interpreting meaning. What else is poetry if not the exit from the immanent meaning of words to make them glimpses of an elsewhere, to contemplate their beauty, their sound, their nearness? Shall we try it with a white lily?
I realize that I have gotten lost in a maze in trying to tell you about Laurie Anderson, but one fact is certain, when you feel the need to talk about a musician or listen to her music, that particular need manifests something. While ferocity is rampant in the world "out there," isn't Laurie Anderson's smile a beautiful and powerful antidote? Is not her making herself poetry with music, images, camera, words a cure? CLICK HERE for a direct flight to New York City with eyes closed with Laurie Anderson and her music.
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Grazie Enrico, le tue proposte musicali per me sono sempre svelamento. Prima di oggi non ho mai ascoltato la Anderson (mio limite). Anche per questo motivo aspetto le tue proposte musicali sempre con grande curiosità.