Abbiamo elementi nella nostra musica che si riferiscono allo spazio, come in Kometenmelodie, ma abbiamo anche alcuni aspetti molto terreni che sono molto diretti e non provengono dallo spazio esterno, ma dall'interno, come dall'essere umano e dal corpo, e molto vicini alla vita di tutti i giorni.
Ralf Hutter
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Kling Klang news: la scorsa settimana ci ha lasciato Florian Schneider, membro fondatore dei Kraftwerk e malgrado l’elettronica sia stata la nostra ultima frequentazione domenicale come genere, ci vediamo costretti ad immergerci nuovamente nello stesso fiume e nei fasti del gruppo che ha aperto la strada all’elettronica nel pop, facendo diventare un fenomeno musicale elitario e molto circoscritto alla sola “musica colta”, un fenomeno di massa. Schneider è stato uno studente di conservatorio e la sua cultura musicale era ampia, così come le capacità di strumentista ed il flauto il suo strumento principale. Se in discoteca ballate house o tecno lo dovete sicuramente ai Kraftwerk e se amate band come Depeche Mode, Coil o Clock DVA, alle loro spalle ci sono loro, i padri del suono sintetico nel pop. Bowie, nume tutelare della nostra rubrichetta, fuggi dagli USA nel 1977, sconvolto dagli stupefacenti e dallo stress, ridotto ad uno scheletro ambulante che faticava a reggersi in piedi. Si rifugiò a Berlino in cerca di pace interiore ed ispirazione. Chi incontra il Duca Bianco? Ralf e Florian dei Kraftwerk (che citeranno Bowie ed Iggy Pop in Trans Europe Express) e ne viene molto influenzato. Nella sua fondamentale trilogia con Eno: Low, Heroes e Lodger i suoni della band di Dusseldorf sono ben presenti. Kraftwerk non è solo suono sintetico, ma attenzione all’arte, al costruttivismo Russo, ad un’estetica che sia di complemento per una spersonalizzazione e un abbattimento dell’ego, verso quell’oggettività di cui parlava anche il pittore Piet Mondrian. Lo si vede nelle copertine dei loro dischi e nei loro live. Mr Pian Piano si muove a scatti….Come mai? Reumatismi? Eh l’età…
Non a caso ai nostri amici tedeschi si è interessato il MOMA (Museum of Modern Art) di New York, appunto come fenomeno estetico, come canto poetico della commistione tra macchine, computer e uomo, tra sintetico ed organico, dedicandogli un’esposizione. Boing boom tschak. C’è una riflessione dietro a questi suoni, c’è Stockhausen e la musica colta, raccontata e resa fruibile a tutti. Qualcosa di freddo e poco coinvolgente? Al contrario! Ho avuto la fortuna di vedere i nostri eroi a Firenze ed è stato uno show monumentale e molto divertente, human after all. Il suono generato elettronicamente diventa per i Kraftwerk slancio vero il futuro, immersione artistica nell’artificiale che si mescola all’umano: silicio e neuroni. Altra passione dei nostri robottini è il cinema in bianco e nero degli anni 40 e 50. Lo si coglie bene in questo video, THE TELEPHONE CALL.
Florian con il suo volto da bambino, anche quando era già un uomo anziano ci mancherà, soprattutto per la sua attenzione al suono, alla purezza e bellezza del suono, oltre ogni melodia. Forse ha lasciato il suo corpo e si è trasferito in un robot? Si chiede Mr Pian Piano…..Trrr zang krong. Il suo essere silenzioso, poco incline a venire a patti con lo star sistem, refrattario alle interviste, era un tratto caratteristico; il contegno e la distanza dal culto della personalità delle costanti. Uno dei punti affascinanti dei musicisti elettronici sta appunto, nel non entrare nei meccanismi tipici delle rockstar, che non a caso invecchiano, con i loro travestimenti, i trucchi ed i gesti stereotipati. Provo a spiegarmi, la rockstar costruisce spesso una mitologia della propria figura che contempla la giovinezza, la contrapposizione generazionale, la sessualità e la trasgressione in genere, come elementi fondamentali del proprio status pubblico. L’invecchiamento anagrafico condanna ad un inesorabile declino, all’erosione di quell’immaginario che ne ha fatto personaggi. Ho sempre trovato paradossale Jagger e Richards 70enni, per citare uno dei tanti esempi possibili, fare oggi da controfigure al loro passato con le mossette reiterate sui palchi e negli stadi oggi che sono anziani. Non lo stesso può essere detto del musicista elettronico, del compositore classico, del jazzista. Questi artisti sono anzitutto il loro suono, ben oltre la loro immagine. Mr Pian Piano ai fornelli sta cucinando la playlist…Sento invitanti profumini.
Nel frattempo, dagli anni 70 ad oggi il computer è entrato nelle nostre case, ha dematerializzato la nostra presenza, cambiato le nostre abitudini, reso il nostro corpo non più protagonista assoluto, ma mediato dalla tecnologia, proprio come nell’estetica dei Kraftwerk. Compriamo con il computer, ci corteggiamo con il computer, comunichiamo con il computer…L’estetica delle macchine è sicuramente parte della nostra contemporaneità ed i robot non sono più il sogno di pochi pionieri, ma realtà quotidiana, scoprite qui la musica robotica dei Kraftwerk. Mr Pian Piano annuisce mostrandomi un frullatore…Possibile sia così pagliaccio?
Desiderate qualcosa di diverso dall’elettronica dei Kraftwerk? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Kraftwerk: electronic.
We have aspects in our music that refer to space, like Kometenmelodie, but we also have some very earthly aspects that are very direct and not from outer space but from inner space like from the human being and the body, and very close to every day life.
Ralf Hutter
"Kling Klang news: last week we said goodbye to Florian Schneider, a founding member of Kraftwerk. Despite electronic music being our most recent Sunday genre, we find ourselves compelled to dive once again into the same river and the splendors of the group that paved the way for electronic music in pop, turning it from an elitist phenomenon confined to "classical music" into a mass phenomenon. Schneider was a conservatory student, and his musical culture was broad, with flute being his main instrument. If you dance to house or techno in a club, you undoubtedly owe it to Kraftwerk. If you love bands like Depeche Mode, Coil, or Clock DVA, they stand on the shoulders of the pioneers, the fathers of synthetic sound in pop. Bowie, our guiding star, fled the USA in 1977, overwhelmed by drugs and stress, reduced to a walking skeleton. He sought refuge in Berlin for inner peace and inspiration. Who does the Thin White Duke meet? Ralf and Florian of Kraftwerk (who would later be referenced by Bowie and Iggy Pop in "Trans Europe Express"), and he is greatly influenced by them. In his crucial trilogy with Eno: "Low," "Heroes," and "Lodger," the sounds of the Dusseldorf band are prominent. Kraftwerk is not just synthetic sound but also an emphasis on art, Russian constructivism, an aesthetic complement to depersonalization, and an ego breakdown towards the objectivity mentioned by the painter Piet Mondrian. It's evident in their album covers and live performances. Mr. Pian Piano moves in fits and starts... Why? Rheumatism? Ah, the age...
It's no coincidence that the Museum of Modern Art (MOMA) in New York took an interest in our German friends, considering them an aesthetic phenomenon, a poetic chant of the fusion between machines, computers, and humans, between synthetic and organic, dedicating an exhibition to them. Boing boom tschak. There is reflection behind these sounds, influenced by Stockhausen and classical music, narrated and made accessible to everyone. Something cold and unengaging? On the contrary! I was fortunate to see our heroes in Florence, and it was a monumental and very entertaining show, human after all. Electronically generated sound becomes, for Kraftwerk, a true leap into the future, an artistic immersion in the artificial that blends with the human: silicon and neurons. Another passion of our little robots is black and white cinema from the 40s and 50s. This is well captured in this video, "THE TELEPHONE CALL."
Florian, with his childlike face even when he was an old man, will be missed, especially for his attention to sound, the purity and beauty of sound beyond any melody. Perhaps he left his body and transferred into a robot? Mr. Pian Piano wonders... Trrr zang krong. His quiet nature, a reluctance to deal with the star system, resistant to interviews, was a characteristic trait; demeanor and distance from the cult of personality were constants. One of the fascinating aspects of electronic musicians is their refusal to enter the typical mechanisms of rock stars, who often age with their disguises, tricks, and stereotyped gestures. I'll try to explain: the rock star often constructs a mythology around their figure that includes youth, generational opposition, sexuality, and transgression as fundamental elements of their public status. Aging condemns them to an inevitable decline, the erosion of the imagery that made them characters. I've always found it paradoxical for Jagger and Richards, now in their 70s, to today play counterfigures to their past with repeated antics on stages and in stadiums now that they are elderly. The same cannot be said for electronic musicians, classical composers, jazz musicians. These artists are, above all, their sound, far beyond their image. Mr. Pian Piano is cooking up the playlist... I smell inviting aromas.
Meanwhile, from the 70s to today, the computer has entered our homes, dematerialized our presence, changed our habits, made our bodies no longer the absolute protagonists but mediated by technology, just like in Kraftwerk's aesthetics. We buy with the computer, court with the computer, communicate with the computer... The aesthetics of machines are certainly part of our contemporaneity, and robots are no longer the dream of a few pioneers but everyday reality. CLICK HERE and discover Kraftwerk's robotic music. Mr. Pian Piano nods, showing me a blender... Can it be so clownish?
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