Killing Joke: new wave, alternative.
Ho un problema con il capitalismo, nel suo senso estremo. Allo stesso tempo, ho un problema con il comunismo, perché ogni uomo deve sentirsi un signore nel proprio maniero.
Il punk mi ha dato la capacità di fare qualsiasi cosa. Ho diretto orchestre davanti a Presidenti. Ho realizzato un'opera per la Regina. Ho progettato e costruito una casa. Ma mi considero ancora un punk, e lo farò sempre.
Jaz Coleman
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Molti articoli nascono da intersezioni casuali, ad esempio oggi mi è capitata davanti per l’ennesima volta la fotografia del cardinale Zuppi sorridente con la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, una criminale di guerra ricercata in tutto il pianeta per la deportazione di migliaia di bambini ucraini in Russia. Un’immagine molto sinistra ed i Killing Joke hanno sempre amato questo tipo d’estetica, quando la vedo, e mi infastidisce molto, penso sempre a loro e così andiamo a scoprire l’universo dello scherzo che uccide.
Il punk ha liberato una valanga di energie creative indubbiamente scomposte e poco strutturate ed i Killing Joke incarnano alla perfezione questa spinta e sotto un aspetto culturale portano più di uno spunto interessante e per certi aspetti che condivido. Innanzitutto un’estrema libertà creativa con la rottura di tutti gli stilemi che dal rock alla psichedelia fino al progressive ed al pop sono spazzati via da un evento tellurico. Distruggere per ricostruire, fare tabula rasa per riedificare dalle fondamenta. Meglio non farsi ingannare dalle apparenze ed accomunare questo atteggiamento ad una ciurma di incapaci. Jaz Coleman scrive per orchestra, Geordie Walker ha ispirato con il suo stile chitarristico tutte le band islandesi e molte del grunge USA. E non solo nella musica questa filosofia ha cambiato tutto, ma anche nell’arte, nella grafica, nella letteratura..
Uno sguardo caustico sul potere e su come si manifesta che nasce dalla sostanziale anarchia situazionista alla Deleuze cara al punk degli esordi, un atteggiamento politico guascone e sarcastico ben condensato nelle copertine e nei testi della band, che non hanno certo la finezza dell’analisi politica, ma artisticamente denudano bene quella fame sinistra di potere di chi blandisce con dosi tossiche di morale (la degenerazione dell’etica) i cittadini in nome di Dio, patria, famiglia, pace, ordine, eguaglianza eccetera, eccetera, eccetera. Può non piacere la soda caustica del loro racconto sonoro, ma il sottoscritto viene da quegli anni e quando vede scorrere la melassa appiccicosa della morale si ritira schifato come da una toilette maleodorante.
Ma non c’è solo questo nei Killing Joke, c’è una componente di follia e autentico esistenzialismo, il piano più interessante. Follia come quando ad inizio anni 80 il cantante Jaz Coleman, bizzarro soggetto con studi di musica classsica ed una passione di mezzo secolo per l’occultissimo (una caratteristica di molti artisti UK), si aspetta la fine del mondo e si ritira in Islanda e sorprendentemente la band lo segue e lì i nostri gettano un seme importante se non fondamentale nella futura scena islandese degli anni 90. Esistenziale, perché l’occultismo che infervora Coleman ed il recentemente scomparso Geordie Walker si piega a considerazioni personali non banali, crude e dirette. Alla fine i nostri sono impietosi verso il potere, quindi su un piano sociale, ma anche su un piano interiore, ovvero volgono spietatamente la loro critica anche al loro animo. Cosa assai poco diffusa tra tutti gli umani. Basta leggere le parole struggenti con cui Coleman ha salutato i compagni d’avventura venuti a mancare.
E la musica? La musica è come sono i Killing Joke, poco accomodante, per niente consolatoria, disturbante, fastidiosa e folle in un certo senso. Il capolavoro resta il fondamentale primo album, una mai sentita commistione di elettronica, cupi paesaggi, trame chitarristiche incredibili, Walker aveva uno stile inconfondibile, con un’accordatura particolare che ha reso il loro suono assolutamente originale e un uso delle percussioni tribale. Il loro primo album influenza selvaggiamente tutta la scena planetaria, è un manifesto buio di un mondo in fiamme, brani come “Requiem”, “Change”, “Primitive” sono pura nitroglicerina. Gli esordi con il botto hanno ovviamente una controindicazione: difficile eguagliarli. La band ha licenziato decine di album in 40 anni di onorata carriera e il suono tra metal, punk, alternative continua a graffiare anche oggi ed ha conosciuto negli anni 80 un curioso successo planetario di classifica con l’album “Night time” ed il singolo “Love Like Blood”.
La dipartita improvvisa di Geordie Walker nel 2024 per un ictus, Geordie a cui dedichiamo idealmente questi pensieri raffazzonati, crea un vuoto in cui probabilmente il progetto Killing Joke si troverà al capolinea, ma Coleman è totalmente imprevedibile, come i suoi dischi per orchestra, e non se ne starà certo con le mani in mano. Un inizio di 2025 per (((RadioPianPiano))) quasi metal, certamente tellurico e poco suadente, ma come sapete qui gli ascolti sono un continuo testacoda dalla musica classica, all’ambient fino all’urlo dei Killing Joke. Accomodatevi nel nostro ristorante sonoro: CLICCATE QUI per nuotare nella tempesta Killing Joke e lasciatevi travolgere dal neopaganesimo di Coleman&c. Buon 2025 a tutti.
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Killing Joke: new wave, alternative.
I have a problem with capitalism, in it's extreme sense. At the same time communism, I have a problem with that, because every man must feel like a lord in his own manor.
Punk gave me the ability to do anything. I've conducted orchestras in front of Presidents. I've done an opera for the Queen. I've designed and built a house. But I still consider myself a punk, and always will.
Jaz Coleman
Many articles are born from random intersections. For example, today, for the umpteenth time, I came across the photograph of Cardinal Zuppi smiling alongside the Russian Commissioner for Children's Rights, Maria Lvova-Belova, a war criminal wanted worldwide for the deportation of thousands of Ukrainian children to Russia. A very sinister image—and Killing Joke have always loved this kind of aesthetic. Whenever I see it, and it deeply unsettles me, I inevitably think of them. And so, let’s dive into the universe of the joke that kills.
Punk unleashed an avalanche of undeniably chaotic and unstructured creative energies, and Killing Joke perfectly embody this drive. From a cultural standpoint, they offer more than one intriguing insight, some of which I personally share. First and foremost, an extreme creative freedom, breaking all the stylistic conventions—from rock to psychedelia, from progressive to pop—that were swept away by a seismic event. Destroy to rebuild, wipe the slate clean to reconstruct from the ground up. It’s best not to be deceived by appearances and dismiss this approach as the work of an untalented crew. Jaz Coleman writes for orchestras, Geordie Walker’s guitar style inspired all Icelandic bands and many in the U.S. grunge scene. And this philosophy didn’t just transform music—it also revolutionized art, graphic design, literature, and more.
A caustic perspective on power and how it manifests, born out of the situationalist anarchism à la Deleuze so dear to early punk, mixed with a brash and sarcastic political attitude well-condensed in the band’s covers and lyrics. Their work certainly lacks the finesse of political analysis, but artistically, it exposes that sinister hunger for power among those who flatter citizens with toxic doses of morality (the degeneration of ethics) in the name of God, homeland, family, peace, order, equality, and so on. One may not appreciate the caustic soda of their sonic storytelling, but as someone who comes from that era, when I see the sticky syrup of morality flowing, I recoil in disgust as if from a foul-smelling toilet.
But there’s more to Killing Joke than just this. There’s a component of madness and authentic existentialism, which is their most intriguing facet. Madness, like when, in the early 1980s, singer Jaz Coleman—a quirky character with classical music studies and a half-century-long passion for the occult (a trait of many UK artists)—expected the end of the world and retreated to Iceland. Surprisingly, the band followed him, and there, they planted a significant, if not foundational, seed for the Icelandic scene of the 1990s. Existentialism, because the occultism that fires up Coleman and the recently deceased Geordie Walker bends toward personal considerations that are anything but trivial—raw and direct. In the end, they are ruthless toward power on a social level but also on a personal one, mercilessly turning their critique inward as well. This is something exceedingly rare among humans. Just read the poignant words with which Coleman bid farewell to his fallen bandmates.
And the music? The music is exactly like Killing Joke themselves: unaccommodating, far from consolatory, disturbing, irritating, and, in a way, mad. Their masterpiece remains their seminal debut album—a never-before-heard blend of electronics, dark landscapes, incredible guitar textures (Walker had an unmistakable style with a peculiar tuning that made their sound truly original), and tribal percussion. Their first album wildly influenced the entire global scene—it’s a dark manifesto of a world in flames. Tracks like “Requiem,” “Change,” and “Primitive” are pure nitroglycerin. Of course, starting with such a bang has a downside: it’s hard to equal it. Over 40 years of their illustrious career, the band has released dozens of albums, and their sound—straddling metal, punk, and alternative—continues to cut deep even today. In the 1980s, they achieved a curious global chart success with the album Night Time and the single Love Like Blood.
Geordie Walker’s sudden passing the past year from a stroke—Geordie, to whom we ideally dedicate these scattered thoughts—leaves a void in which the Killing Joke project may well find its end. But Coleman is utterly unpredictable, as evidenced by his orchestral albums, and he’s unlikely to sit idle. The beginning of 2025 for (((RadioPianPiano))) is almost metal, certainly seismic and anything but soothing. Yet, as you know, here the listening experience is a constant skid—from classical music to ambient and the roar of Killing Joke. Make yourselves comfortable in our sonic restaurant: CLICK HERE to dive into the Killing Joke storm and let yourself be swept away by the neopaganism of Coleman & co. Happy 2025 to all.
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