La cosa più interessante di una collaborazione è cercare di entrare nella visione di un musicista, di un poeta o di un pittore, aprendo prospettive, aprendo delle porte, che arricchiscono ed a cui non avevi pensato.
Mi piace molto interagire con altre forme espressive oltre alla musica, le differenze sono formali e non sostanziali e alla fine quello che veicolano le arti è sostanzialmente lo stesso.
Ivan Valentini
Oggi non una ma due playlist! Partiamo da Ivan Valentini. La sua musica si radica nel jazz, ma come accade per tutti i musicisti che amo guarda spesso altrove e nel caso di Ivan in direzione della musica contemporanea e soprattutto coltiva esperienze trasversali con altre forme espressive come con la danza, collaborando con la coreografa Teri Weikel o costruendo composizioni a partire dalle arti figurative, come accaduto immergendosi nell’opera del pittore Giorgio Morandi, o con la poesia intersecando le sue note con le parole di Giovanni Lindo Ferretti per dire un nome conosciuto tra i molti poeti con cui ha incrociato il suo sax. Il jazz è il linguaggio adottato da Ivan come forma espressiva immediata, spontanea e che nella modalita dell’improvvisazione cerca un’autenticità che tagli fuori l’ego con le sue mediazioni e deviazioni a cui consciamente o inconsciamente è assai difficile sfuggire.
La caratteristica saliente ascoltando le sue musiche è da un lato il raccontare esperienze molto umane dando alla musica un incedere melodico, ritmico, narrativo a cui contrappone composizioni molto sperimentali, dissonanti, desertiche, che al contrario non sanno di umano e sostituiscono al racconto qualcosa di scabro e tagliente, vicino alle ricerche più estreme del jazz. Ci sono analogie, più come attitudine che come esiti sonori, tra certe musiche di Ivan e le ultime ricerche di John Coltrane e della moglie Alice, ovvero l’ambizione o forse è meglio dire la spinta, verso un percorso spirituale attraverso la musica, l’esigenza di voler sublimare nel suono una parallela ricerca filosofica. Ne è uscita una discografia strutturata tra questi due estremi, quello narrativo e l’introspettivo/spirituale, interessante per varietà e qualitativamente vicina alle migliori ricerche contemporanee per eclettismo e capacità di non accasarsi in nessun linguaggio, evitando qualsiasi dimensione consolatoria.
Abbiamo di fronte un artista sostanzialmente nomade nel suo comporre e capace di passare da composizioni introspettive, aspre e solitarie ad altre dove la vita sembra allagare ogni nota nel suo scorrere. In questi due paesaggi è bello scoprire ogni suo lavoro come alternanza tra il racconto e la purezza del suono. Ripercorriamo un po’ la storia del nostro uomo… Diplomato al conservatorio di Trento in saxofono con Franco D’Andrea, nume tutelare del jazz italiano, sicuramente Maestro di Ivan in questo approccio trasversale alla musica e suo riferimento principale, ha suonato con Steve Bernstein, Enrico Rava, Roberto Dani, Tito Mangialajo, Giancarlo Bianchetti, Antonello Salis, Lorena Fontana, Attilio Zanchi, Simone Guiducci, Massimo Manzi, Enrico Merlin, Paolo Botti, Alberto Capelli, Michele Francesconi e appunto con Franco D’Andrea nel progetto Eleven. Dal 1987 conduce regolarmente performances di musica e poesia lavorando soprattutto con Alberto Bertoni e tra gli altri con Enrico Trebbi, Giovanni Lindo Ferretti, Gaspare Bernardi, Laura Betti, Maurizio Cucchi, Giovanni Giudici, Gianni D’Elia, Giancarlo Sissa, Emilio Rentocchini. Insomma una biografia di tutto rispetto.
Conoscendo Ivan e avendo collaborato con lui in un paio di brani, vi racconto qualcosa di personale, com’è abitudine per chi scrive in questo blog. In frangenti che non starò a specificare abbiamo avuto una discreta incomprensione anni fa, non voglio dire un litigio, ma una profonda divergenza, quel che nelle umane vicende basta e avanza per perdersi di vista. Non è accaduto, non so perché da parte sua, ma so perché da parte mia. Credo che gli artisti, appellativo che oggi si tende ad elargire come il diploma di Licenza Media, ma che in realtà meritano pochissimi, siano figure abitate dall’impossibilità di colmare domande esistenziali nel semplice svolgersi della vita. Riconosco in Ivan questa caratteristica e quindi al di là di ogni episodio spicciolo, per me lui è stato e resta anzitutto un artista abitato da una grande urgenza espressiva, ovvero dal bisogno di sublimare nell’arte il bruciare dell’esistenza. Impossibile perderlo di vista in quest’ottica per qualsiasi bisticcio contingente.
Resta aperta la domanda su quale sia il nucleo, la ricerca comune, il combustibile essenziale per tutte le arti. Una domanda di fondo irrisolvibile, ma che non si lascia ignorare da un artista? Andate ad un suo concerto se ne avrete occasione, ne vale la pena. Mi rileggo e sono stato troppo serio e se c’è un tratto penso evidente in molti suoi brani bhé certamente è l’ironia. Vi invito come ormai d’abitudine ad accomodarvi alla nostra tavola in attesa delle portate sonore di Mr Pian Piano. Oggi serviamo appunto il sax di Ivan Valentini in salse varie: CLICCATE QUI per immergervi in un jazz eclettico e mutante degno di capitali europee e localuzzi della bella New York o ideale per un rigoroso viaggio interiore.
Buon Natale a tutti le persone che seguono (((RadioPianPiano))) ed un sentito ringraziamento da parte mia per seguire in così tanti questo blog che deve ancora compiere 5 mesi di vita. Desiderate qualcosa di diverso dal jazz sghembo di Mr Valentini? Forse una playlist di canzoni natalizie? La trovate qui in dono. Non vi basta? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Ivan Valentini: jazz.
The most interesting aspect of a collaboration is trying to enter in the vision of a musician, a poet, or a painter, opening perspectives, opening doors that enrich and that you had not thought of.
I really like interacting with other forms of expression beyond music the differences are formal and not substantial, and at the end, what the arts convey is essentially the same.
Ivan Valentini
Today, not one but two playlists! Ivan Valentini's artistic discourse starts and roots itself in jazz, but, as is the case with all the musicians I love, he often looks elsewhere. In Ivan's case, he looks towards contemporary music and, above all, cultivates transversal experiences with other forms of expression, such as dance, collaborating with choreographer Teri Weikel, or constructing compositions based on the visual arts, as happened immersing himself in the work of the painter Giorgio Morandi, or with poetry, intersecting his notes with the words of Giovanni Lindo Ferretti, to name a well-known poet among the many he has crossed paths with his saxophone. Jazz is the language adopted by Ivan as an immediate, spontaneous expressive form, and in the mode of improvisation, he seeks an authenticity that cuts out the ego with its mediations and deviations, which consciously or unconsciously is very difficult to escape.
The prominent characteristic when listening to his music is, on one hand, the narration of very human experiences, giving the music a melodic, rhythmic, and narrative flow, contrasting it with very experimental, dissonant, desolate compositions on the other, which do not taste of the human and replace the narrative with something rough and cutting, close to the most extreme explorations of jazz. There are analogies, more as an attitude than as sound outcomes, between certain pieces of Ivan and the latest research of John Coltrane and his wife Alice, namely the ambition, or perhaps it is better to say the drive, towards a spiritual path through music, the need to sublimate in sound a parallel philosophical quest. A discography has emerged structured between these two extremes, the narrative and the introspective/spiritual, interesting for its variety and qualitatively close to the best contemporary research for eclecticism and the ability to avoid settling into any language, avoiding any consolatory dimension.
We have before us a fundamentally nomadic musician in his composing, capable of moving from introspective, harsh, and solitary compositions to others where life seems to flood every note in its flow. In these two landscapes, it is beautiful to discover each of his works as an alternation between storytelling and the purity of sound. Let's go back a bit to the story of our man... Graduated from the conservatory of Trento in saxophone with Franco D'Andrea, a tutelary figure of Italian jazz, certainly Ivan's master in this transversal approach to music and his main reference, he has played with Steve Bernstein, Enrico Rava, Roberto Dani, Tito Mangialajo, Giancarlo Bianchetti, Antonello Salis, Lorena Fontana, Attilio Zanchi, Simone Guiducci, Massimo Manzi, Enrico Merlin, Paolo Botti, Alberto Capelli, Michele Francesconi, and precisely with Franco D'Andrea in the Eleven project. Since 1987, he has regularly conducted performances of music and poetry, working mainly with Alberto Bertoni and, among others, with Enrico Trebbi, Giovanni Lindo Ferretti, Gaspare Bernardi, Laura Betti, Maurizio Cucchi, Giovanni Giudici, Gianni D'Elia, Giancarlo Sissa, Emilio Rentocchini. In short, a very respectable biography.
Knowing Ivan and having collaborated with him on a couple of songs, I'll tell you something personal, as is customary for those who write in this blog. In moments that I won't specify, we had a fair misunderstanding years ago, I don't want to say a quarrel, but a profound divergence, which in human events is enough to lose sight of each other. It didn't happen, I don't know why on his part, but I know why on mine. I believe that artists, an epithet that today tends to be given out like a middle school diploma but actually deserves very few, are figures inhabited by the impossibility of answering existential questions in the simple unfolding of life. I recognize this characteristic in Ivan, and therefore, beyond any trivial episode, for me, he has been and remains above all an artist driven by a great expressive urgency, that is, the need to sublimate the burning of existence in art. Impossible to lose sight of him from this perspective due to any contingent squabble.
The question remains open about what the core, the shared quest, the essential fuel for all the arts is. An unsolvable fundamental question but one that refuses to be ignored by an artist. Go to one of his concerts if you have the opportunity; it's worth it. I reread myself, and I've been too serious, and if there's one seemingly obvious trait in many of his pieces, well, it's certainly irony. As usual, I invite you to take a seat at our table, awaiting the sound courses of Mr. Pian Piano. Today, we are serving Ivan Valentini's saxophone in various sauces: CLICK HERE to immerse yourself in an eclectic and mutating jazz worthy of European capitals and the cozy spots of beautiful New York or ideal for a rigorous inner journey.
Merry Christmas to all the people who follow (((RadioPianPiano))) and a heartfelt thank you from me for so many of you following this blog, which is not even 5 months old yet. Do you want something different from Mr. Valentini's quirky jazz? Perhaps a playlist of Christmas songs? You can find it here as a gift. Is that not enough for you?Would you prefer something different from Mr. Valentini's quirky jazz? Mr. Pian Piano's jukebox with all the musicians on our intriguing menu, as every Sunday, is at your complete disposal: classical, jazz, pop, rock, and ambient are there waiting for you. If you want to discover other monographs curated by Mr. Pian Piano of dozens and dozens (and dozens) of superb musicians, just settle in here: CLICK HERE, and the archive of monographs of great musicians in alphabetical order will magically open for you.
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