Se non ti piace il tempo islandese adesso, aspetta cinque minuti: probabilmente peggiorerà
proverbio islandese
Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.
Kahlil Gibran
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Certo in Islanda durante i lunghi mesi invernali la notte è lunga, incamminiamoci dunque lungo questi sentieri sonori….Quando siamo andati in Islanda abbiamo chiuso nella valigia tante cosine, ad esempio oltre a pioggia, vento e aurore boreali anche i GusGus. Si tratta di un collettivo aperto, che infatti ha visto molti avvicendamenti. Musicalmente li seguo assiduamente dal 2009, da quando Birgir Þórarinsson ha preso saldamente in mano la baracca, di cui è sempre stato un pilastro portante licenziando l’ottimo album “24/7”. Cosa amo dei GusGus? Al di là degli arrangiamenti apprezzo le canzoni, la melodia dei brani condita di dissonanze elettroniche. Sono ben fatte ed il medium elettronico non fa che amplificare le potenzialità di composizioni già riuscite nella loro struttura ed infatti possono essere cantate con una semplice chitarra acustica, come fossimo in parrocchia. Gli arrangiamenti son poi ottimi e pescano nella tecno di Detroit, nel dub ed in qualsiasi diavoleria sintetica. Nella band ha militato l’ottimo Högni Egilsson vikingo biondo di quasi due metri ora dedito a cmusiche orchestrali di stampo classico, ma fino ad un paio di anni fa vocalist di rara potenza, purtroppo non più parte della band nell’album appena uscito “Mobile Home”, dove oltre al solito frontman Daniel Ágúst Haraldsson troviamo la new entry Margrét Rán Magnúsdóttir, naturalmente oltre al sempre più travestito Birgir. Eccoli qui dal vivo.
L’Islanda è stata tra gli anni 90 del secolo scorso e gli anni 10 del nuovo secolo un perfetto incubatoio da cui sono emerse musiche molto diverse e soprattutto innovative: a magic moment. Da Bjork ai Sigur Ros (che hanno collaborato con i GusGus) l’isola all’estremo nord dell’oceano Atlantico è stata una pentola a pressione da cui è uscita molta musica interessante. Le canzoni dei GusGus sono principalmente opera di Birgir Þórarinsson negli ultimi vent’anni e anche oltre. Il loro suono, nasconde dietro all’house elettronica imbastardita da una tecno ruvida, molti agganci alla musica contemporanea, dal minimalismo a compositori come Arvo Part, influenze ritrovate poi anche nei lavori solisti di Egilsson. L’elegiaco che caratterizza i compositori nordici si nasconde anche dietro alle pulsazioni ed ai sintetizzatori dei GUsGus, spunta una ballata, si solleva un vento malinconico. Dietro alla maschera di brani anche ballabili c’è un discorso sulla timbrica dei suoni molto ricercato e l’elettronica permette di sviluppare con particolare potenza una ricerca sul suono. In molte composizioni dei GusGus c’è un monumentalismo che rimanda ai paesaggi dell’Islanda, al cielo che si butta nell’oceano a spazi enormi. I suoni saturano lo spazio ed esplodono, per poi lasciare improvvise zone di vuoto da cui emerge la voce, poi sepolta nuovamente da crescendo elettronici. Il risultato è potente e acchiappa il corpo e la mente: let’s dance!
Poi intrappolati nei sequencer e nella vastità dei suoni troviamo il vento che squassa i pochi alberi, vulcani in preda ad eruzioni spettacolari, isole che emergono dall’oceano per pochi mesi spinte dalla lava che fa ribollire le acque gelide dell’estremo nord, isole poi nuovamente inghiottite negli abissi e turisti imprudenti che pensano di essere in a passeggio in un parco in città e spariscono nel nulla di qualche tempesta. Tempeste digiatali le ritroviamo anche nel nuovo disco uscito da meno di un mese, di cui “Stay the ride” è il primo singolo, nonché esordio della nuova vocalist femminile. L’oscuro e le tenebre avvolgono questi suoni, come una giungla in cui l’umano cerca spazio con la voce a cui si aggrappa.
Apro la valigia rimasta nel ripostiglio, esploro cosa ci siamo riportati a casa dall’estremo nord e trovo una versione acustica spiegazzata dal vento e dal freddo di “Within You” sussurrata dalle tre voci che hanno animato gli ultimi dischi della band a parte il recentissimo “Mobile Home”. Perfetta per Mr Pian Piano!
A voi non capita di amare più le cartoline spiegazzate dal tempo ed ingiallite per la luce rispetto a quelle perfette conservate e dimenticate in qualche librone?Ladies and Gentlemen ecco a voi dalla pentola di Mr Pian Piano un piatto sonoro tipicamente islandese, siedetevi alla nostra tavola e gustatene i sapori: CLICCATE QUI per godervi la playlist dei GusGus. Consiglio come condimento un volume sostenuto.
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GusGus: electronic.
"If you don't like the Icelandic weather now, wait five minutes: it will probably get worse."
Icelandic proverb
"You can't touch the dawn if you haven't walked the paths of the night."
Kahlil Gibran
Certainly, in Iceland during the long winter months, the night is long, so let's walk along these sonic paths... When we went to Iceland, we packed many things in our suitcase, including rain, wind, and the Northern Lights, as well as GusGus. They are an open collective, which has seen many changes over the years. I've been following them closely since 2009, when Birgir Þórarinsson firmly took the reins, releasing the excellent album "24/7." What do I love about GusGus? Beyond the arrangements, I appreciate the songs, the melody seasoned with electronic dissonances. They are well-crafted, and the electronic medium only amplifies the potential of compositions already successful in their structure. They can be sung with a simple acoustic guitar, as if we were in a parish. The arrangements are excellent, drawing from Detroit techno, dub, and various synthetic devilries. The talented Högni Egilsson, a blond Viking of almost two meters, was also part of the band, now dedicated to classical orchestral music but until a couple of years ago, a vocalist of rare power. Unfortunately, he is no longer part of the band in the recently released album "Mobile Home," where, in addition to the usual frontman Daniel Ágúst Haraldsson, we find the new entry Margrét Rán Magnúsdóttir, along with the ever more disguised Birgir. Here they are live.
Iceland was a perfect breeding ground for diverse and innovative music from the 90s to the 2010s: a magic moment. From Bjork to Sigur Ros (who collaborated with GusGus), the island in the far north of the Atlantic Ocean was a pressure cooker from which much interesting music emerged. GusGus's songs have primarily been the work of Birgir Þórarinsson in the last twenty years and beyond. Their sound, behind the electronic house blended with rough techno, hides many connections to contemporary music, from minimalism to composers like Arvo Pärt, influences also found in the solo works of Egilsson. The Nordic composers' elegiac style is hidden behind the pulsations and synthesizers of GusGus; a ballad emerges, a melancholic wind rises. Behind the mask of danceable tracks, there is a very sought-after discourse on the timbre of sounds, and electronics allow for a powerful exploration of sound. In many GusGus compositions, there is a monumentality that refers to Iceland's landscapes, to the sky plunging into the ocean, to vast spaces. The sounds saturate the space and explode, then leave sudden voids from which the voice emerges, then buried again by electronic crescendos. The result is powerful and captures the body and mind: let's dance!
Trapped in sequencers and the vastness of sounds, we find the wind shaking the few trees, volcanoes in the midst of spectacular eruptions, islands emerging from the ocean for a few months driven by lava that boils the frigid waters of the far north, islands then swallowed again in the abyss, and imprudent tourists who think they are taking a stroll in a city park and disappear into the void of some storm. Digital storms are also found in the new album released less than a month ago, of which "Stay the ride" is the first single, as well as the debut of the new female vocalist. Darkness and shadows envelop these sounds, like a jungle where humans seek space with a voice to hold onto.
I open the suitcase left in the closet, explore what we brought home from the far north, and find a wind-blown and cold-crushed acoustic version of "Within You," whispered by the three voices that animated the band's recent albums apart from the very recent "Mobile Home." Perfect for Mr. Pian Piano! Do you ever find yourself loving more the postcards crinkled by time and yellowed by light compared to those perfectly preserved and forgotten in some big book? Ladies and Gentlemen, here from Mr. Pian Piano's pot, a typically Icelandic sound dish, sit at our table and savor its flavors: CLICK HERE to enjoy the GusGus playlist. I recommend a hearty volume as a condiment.
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