C'è una strategia: voglio minare la routine e sabotare la logica. Lo facciamo da 40 anni con una strumentazione insolita. È importante minare la funzionalità e la conoscenza, disturbare l'ovvio.
L'arte non nasce dall'abilità, ma dalla necessità. Non si fa perché si può, ma perché si deve.
Blixa Bargeld
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Einsturzende Neubauten non fanno musica per intrattenere un pubblico che sorseggia drink e chiacchiera amabilmente, il loro vuole essere un suono totalizzante, titanico, tedesco e i loro brani sono presuntuosi, pretestuosi, fastidiosi, ambiziosi. Potete non adentrarvi oltre non sono suoni che lisciano il pelo questi, ma con Mr Pian Piano e soci ormai lo avrete capito, i compromessi non sono il nostro punto forte. Con gli Einsturzende Neubauten siamo di fronte ad uno dei migliori progetti musicali nati in Germania da mezzo secolo. Tutto inizia con una furia distruttiva ed iconoclasta, che riempie i palchi di cariole, martelli pneumatici, lamiere e saldatrici. Punk rumorista, timpani fracassati e grida assordanti. Sembra una ricetta alla portata di cani e porci, ma qui c’era dell’altro e non a caso Nick Cave vuole Blixa Bargeld con i suoi Bad Seeds: annusa l’aria e percepisce il genio dadaista al di là degli eccessi situazionisti e punkettari. In Blixa con i suoi Neubaten abitano Berthold Brecht e Kurt Weil ritornati con la stessa graffiante ironia, abita l’espressionismo e tutto il ‘900. L’aspetto saliente della loro musica è la poesia, anche nelle derive più violente ed ora nelle musiche più riflessive degli ultimi vent’anni. Poesia scabra di schegge e cocci di vetro, la stessa cara ad Eugenio Montale.
Sono qui con questa playlista fatta di composizioni principalmente degli ultimi trent’anni e il tutto nasce da un tweet di @Cippi171 che non è riuscita a strappare un autografo a Blixa nella recentissima data bolognese. Il nostro manipolo di rumoristi ha realizzato un disco nel 2014 che si intitola “Lament” ed è un’opera che ha come tema, su commissione, la prima guerra mondiale, la fine tragica della belle epoque, il deragliamento del positivismo, l’annientamento del senso. La guerra in Europa sembrava scontato non rivederla mai più e invece è qui tra noi ora, feroce e assurda. Dopo gli orrori della ex Jugslavia, prologo orrendo, ora assistiamo all’irreparabile, ad un probabile genocidio, ad una difesa ad armi impari, allo stupro come strategia di conquista, ai bambini sepolti vivi tra le macerie a città ridotte al nulla e ci sono ancora intellettuali che everyday ci imboniscono sull’assenza di buoni e cattivi nel conflitto, di aggrediti ed aggressori, di barbari assassini e vittime inermi. L’amico Hitler con cui bisogna trattare. Ieri guardavo i missili armati con ordigni termobarici esplodere, creando cupole di morte su combattenti e civili ucraini. Le riprese da un drone erano terrificanti, il cuore mi si è riempito di tristezza: quanti uomini e donne erano sotto quelle cupole? Ora non sono più.
Mentre quello che ormai è sempre più visto come un genocidio prosegue nella sua furia distruttiva e la crudeltà degli invasori piega lentamente la titanica resistenza degli Ucraini, una grande tristezza cala sulle speranze di veder il male respinto nell’inferno da cui è emerso. Sapete cosa significa vero? Purtroppo se il demone non viene ricacciato all’inferno il demone è destinato a dilagare, la storia lo conferma ogni volta, ma molti lo vogliono ignorare per continuare a vivere spensieratamente o per becero calcolo di parte. Lament degli Einsturzende Neubauten è la musica per questo disastro oltre che per raccontare la prima guerra mondiale e per fotografare il desiderio irrefrenabile dell’homo sapiens di annientare ed annientarsi, la malinconia di questa costrizione della nostra specie di vestire i panni di Sisifo. Siamo come il personaggio mitico condannati a contenere, sublimare e portare il peso del nostro desiderio di distruzione, restandone ogni volta travolti quando sembrava possimo il traguardo, la fine dell’orrore e del sangue. Invece a noi tocca esser testimoni dell’ennesima caduta.
Si disquisiva di fine della storia pochi anni fa, la storia è invece ancora qui. Il fiume travolgente e limaccioso, con il suo carico di fango e disperazione, il suo odore greve entra anche nelle nostre case, accarezza minaccioso i nostri figli ed i loro sorrisi. Einsturzende Neubauten sono un’impersonificazione della storia, della polvere, delle scintille, delle macerie, delle urla. I suoni metallici che invadono i loro brani, i silenzi e le esplosioni allagano lo spazio improvvisamente, fulminano e quasi spaventano. Chi li ha visti suonare sa di come tutto il loro spettacolo sia insolitamente autentico, niente figure retoriche, solo urgenza espressiva. Non è sbagliato pensare proprio all’Espressionismo per trovare un parallelo nelle arti figurative alla loro musica, ovviamente oltre al Futurismo di Russolo e dell’intonaumori. Qui come allora l’arte come rottura d’inerzia, di abitudini rassicuranti, di mitologie borghesi e convenzioni consunte. Frantumare la retorica, scorticare i sorrisi artefatti, far breccia nelle formalità.
Ho cucinato una playlista che è una preghiera, un canto per accarezzare le palazzine spaccate in due, i teatri rasi al suolo, gli animali in preda al panico, i raccolti che marciscono nei silos, i campi contaminati dalla merda chimica sprigionata dalle armi, gli alberi scorticati e divelti, le strade tagliate in due, i ponti sbriciolati, le mani legate dietro alla schiena, le finestre bruciate, i mobili rovesciati, le lenzuola sporche di fango e sangue, le recinzioni abbattute, i giardini strappati, i cocci di vetro sparsi ovunque. Eppure malgrado tutto questo orrore dobbiamo sorseggiare ogni giorno la surreale e pedante retorica da due soldi di chi non soffre e il facile moralismo di chi non ha mai sentito l’urlo delle sirene che annunciano il peggio. CLICCATE QUI per scoprire l’arte cruda degli Einsturzende Neubauten e sperare che il demonio sia ricacciato nell’inferno da cui è venuto.
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Einsturzende Neubauten: noise, experimental.
“There’s a strategy, I want to undermine routine and sabotage logic. We’ve been doing that for 40 years with unusual instrumentation. It’s important to undermine functionality and knowledge – to disturb the obvious.”
“Art doesn’t come from ability, art comes from necessity. You don’t do it because you can, you do it because you have to.”
Blixa Bargeld
Einsturzende Neubauten don't make music to entertain an audience sipping drinks and chatting amiably, theirs is meant to be a totalizing, titanic, German sound, and their songs are presumptuous, specious, annoying, ambitious. You may not adentrate any further these are not hair-smoothing sounds, but with Mr. Pian Piano and co. you must have figured it out by now, compromises are not our strong point. With Einsturzende Neubauten we are dealing with one of the best musical projects born in Germany in half a century. It all starts with a destructive and iconoclastic fury, filling the stages with wheelbarrows, jackhammers, sheet metal and welding machines. Noisy punk, smashed timpani and deafening screams. It sounds like a recipe within the reach of dogs and pigs, but there was more going on here, and it is no coincidence that Nick Cave wants Blixa Bargeld with his Bad Seeds: he sniffs the air and senses the Dadaist genius beyond the situationist and punkettarian excesses. In Blixa with his Neubaten inhabit Berthold Brecht and Kurt Weil returned with the same biting irony, inhabit expressionism and the whole of the 20th century. The salient aspect of their music is poetry, even in the most violent drifts and now in the most reflective music of the last two decades. Rough poetry of splinters and shards of glass, the same dear to Eugenio Montale.
I am here with this playlist made up of compositions mainly from the last 30 years, and it all stems from a tweet by @Cippi171 who failed to snag an autograph from Blixa on the very recent Bologna date. Our handful of noisemakers made a record in 2014 called "Lament" and it is a commissioned work about World War I, the tragic end of the belle epoque, the derailment of positivism, and the annihilation of meaning. War in Europe seemed a foregone conclusion never to see it again, but instead it is here among us now, fierce and absurd. After the horrors of the former Jugslavia, a horrendous prologue, we now witness the irreparable, probable genocide, unequal-armed defense, rape as a strategy of conquest, children buried alive in the rubble to cities reduced to nothingness, and there are still intellectuals who everyday bamboozle us about the absence of good guys and bad guys in the conflict, of aggressed and aggressors, of barbaric murderers and helpless victims. The friend Hitler with whom one must deal. Yesterday I was watching missiles armed with thermobaric devices explode, creating domes of death over Ukrainian fighters and civilians. The footage from a drone was terrifying, my heart filled with sadness: how many men and women were under those domes? Now they are no more.
As what is now increasingly seen as genocide continues in its destructive rampage and the cruelty of the invaders slowly bends the titanic resistance of the Ukrainians, a great sadness descends on the hopes of seeing evil pushed back into the hell from which it emerged. You know what that means don't you? Unfortunately, if the demon is not driven back to hell the demon is bound to spread, history confirms this every time, but many want to ignore it in order to continue living carefree or out of boorish partisan calculation. Einsturzende Neubauten's Lament is the music for this disaster as well as for telling the story of World War I and for photographing the irrepressible desire of homo sapiens to annihilate and annihilate themselves, the melancholy of this compulsion of our species to play the role of Sisyphus. We are like the mythical character condemned to contain, sublimate and carry the weight of our desire for destruction, being overwhelmed each time when we seemed to possess the finish line, the end of horror and blood. Instead we are left to witness yet another fall.
The end of history was discussed a few years ago; instead, history is still here. The overwhelming, silty river, with its load of mud and despair, its coarse smell enters even our homes, caresses threateningly our children and their smiles. Einsturzende Neubauten are an impersonation of history, of dust, of sparks, of rubble, of screams. The metallic sounds that invade their songs, the silences and explosions suddenly flood the space, electrocute and almost frighten. Those who have seen them play know how their whole show is unusually authentic, no rhetorical figures, just expressive urgency. It is not wrong to think precisely of Expressionism to find a parallel in the figurative arts to their music, of course in addition to the Futurism of Russolo and the intonaumori. Here as then, art as a rupture of inertia, of reassuring habits, of bourgeois mythologies and worn-out conventions. Shattering rhetoric, flaying artifactual smiles, breaking through formalities.
I have cooked up a playlist that is a prayer, a song to caress the buildings split in two, the theaters razed to the ground, the panicked animals, the crops rotting in silos, the fields contaminated by the chemical shit spewed out by the weapons, the trees flayed and torn up, the roads cut in two, the bridges crumbled, the hands tied behind their backs, the windows burned, the furniture overturned, the sheets smeared with mud and blood, the fences torn down, the gardens torn up, the shards of glass scattered everywhere. Yet in spite of all this horror we have to sip every day the surreal and pedantic cheap rhetoric of those who do not suffer and the easy moralism of those who have never heard the scream of sirens announcing the worst. CLICK HERE to discover the raw artistry of Einsturzende Neubauten and hope the devil is cast back into the hell from whence he came.
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