I don’t know where I’m going from here, but I promise it won’t be boring.
David Bowie
Il labirinto fino al Rinascimento era una struttura in cui si arrivava sempre al centro; dopo, col Manierismo, invece, il labirinto diventa il luogo della perdita, quindi esiste un labirinto che è più vicino alla nostra sensibilità e che comincia col Manierismo e col Barocco. Chesterton ha detto: noi siamo quello che noi tutti temiamo, un labirinto senza centro.
Jorge Luis Borges
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Chiudiamo il discorso su Bowie, labirinto sonoro e creativo “senza centro”, di seguito a quanto imbastito la scorsa settimana e così dopo le sue belle canzoni, affrontiamo nuovamente un viaggio nel percorso artistico del Duca Bianco raccontando però le musiche più oscure del suo repertorio con brani solo strumentali, soundtrack e altri reperti sepolti tra le pieghe della sua discografia. Bowie ha sempre avuto un ottimo fiuto per i musicisti che si spingevano ad esplorare i lidi più remoti dell’avanguardia, avanguardia poi in breve tempo riassorbita dal mainstream, che ne accoglie con puntualità le innovazioni.
C’è indubbiamente una stagione in cui Bowie si è interessato con particolare fervore alla musica elettronica e d’avanguardia ed è il suo periodo Berlinese, da cui escono i tre capolavori “Low”, “Heroes” e “Lodger”. Com’era la situazione? Siamo nella seconda metà degli anni 70. Bowie affronta una delle sue cicliche crisi creative a cui si era aggiunta una pesante dipendenza da sostanze stupefacenti ed alcool: il nostro era ridotto ad un rottame. I testimoni raccontano di una magrezza estrema e di un uomo prossimo all’autodistruzione. Bowie fa le valigie, abbandona gli USA in fretta e furia per sfuggire alla morte ed approda in quel cuore d’Europa, Berlino, che si rialzava allora dopo la II guerra mondiale, la caduta di Hitler, il naufragio ed il disastro. Il fervore creativo di quegli anni era un brulicare di idee e spinte innovative, caratteristiche della grande ed eterna cultura Tedesca. Qual posto migliore per rinascere se non in una città che appunto stava ritrovandosi? A new career in a new town.
Qualcosa fa sì che con Bowie si ritrovino altri due grandi musicisti: Brian Eno e Robert Fripp. Il primo lontano dai successi che aveva conosciuto con i Roxy Music e Fripp reduce da un lungo ritiro in un monastero alla ricerca di sè. Tre personaggi in cerca d’autore, tre moschettieri, tre peculiari momenti esistenziali. Si crea una magia, un rinascimento, che porterà a tre grandi dischi, oserei dire immortali. Ebbene in questa atmosfera prende corpo il Bowie sperimentale, strumentale, lontano anni luce dal pop e dal rock. Sono le atmosfere ora nelle mani di Mr Pian Piano all’opera per noi tra pentole e fornelli sonori. Stringendo amicizia con Ralf e Florian dei Kraftwerk, ascoltando Karlheinz Stockhausen, Bowie si immerge negli orizzonti infiniti della musica elettronica e ne percorre da par suo i sentieri, particolarmente in “Low” ed “Heroes”. Ne escono brani per me indimenticabili, che restituiscono la multidimensionalità di un artista che non si è fatto chiudere in facili cliché e mai in generi o stanche e consolatorie figure retoriche con chitarre spianate e capelli lunghi o sculettamenti sincronizzati e noiosi ammiccamenti. Eno al mixer ed ai sintetizzatori e Fripp alla chitarra, ambedue in un impressionante stato di grazia, fanno il resto. Da “Stage” vi propongo questa “Speed of life” tratta da “Low” con Carlos Alomar a far ricami di chitarra e Bowie ai synth, il tutto dal vivo (performance che trovate nel doppio “Stage”). Niente brividi? Siete morti.
Bowie ha essenzialmente rifiutato per tutta la vita qualsiasi rassicurante stereotipo e maionese retorica che lo star system ama propinarci a quintali (ed anche la politica), incamminandosi con piacere verso l’ignoto, imboccando labirinti in cui si è anche perso, ma cercando con testardaggine l’araba fenice della creatività. C’è molto da imparare da questo atteggiamento, anche se chiede il coraggio di fallire, di andar oltre alla paura ed a posticce rassicurazioni. Mr Pian Piano arriva puntuale e sorridente, non come domenica scorsa dubbioso e incerto, ma pienamente soddisfatto e arzillo. Ecco a voi le coordinate per visitare le musiche oscure prodotte da Bowie: CLICCATE QUI e gustate i manicaretti dei tre moschettieri capitanati dal Duca Bianco! Cibo e vivande non per tutti i palati, ma vi esorto ad un tuffo in questo mare sonico. Ne vale la pena.
Desiderate qualcosa di diverso dagli sperimentalismi di David Bowie? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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David Bowie: electronic, instrumental, obscure.
I don't know where I'm going with this, but I promise it won't be boring.
David Bowie
The labyrinth until the Renaissance was a structure in which one always arrived at the center; later, with Mannerism, however, the labyrinth becomes the place of loss, so there is a labyrinth that is closer to our sensibility and that begins with Mannerism and the Baroque. Chesterton said, we are what we all fear, a labyrinth without a center.
Jorge Luis Borges
We close the discourse on Bowie, a "centerless" sonic and creative labyrinth, as a follow-up to what we tacked on last week, and so after his beautiful songs, we once again tackle a journey through the White Duke's artistic journey while recounting the darker musics of his repertoire with instrumental-only tracks, soundtracks and other finds buried in the folds of his discography. Bowie always had a great flair for musicians who pushed themselves to explore the furthest shores of the avant-garde, an avant-garde that was then shortly reabsorbed by the mainstream, which welcomed its innovations in a timely manner.
There is undoubtedly one season when Bowie became particularly interested in electronic and avant-garde music, and that is his Berlin period, out of which came the three masterpieces "Low," "Heroes," and "Lodger." What was the situation like? It is the second half of the 1970s. Bowie faces one of his cyclical creative crises to which a heavy addiction to drugs and alcohol had been added: he was reduced to a wreck. Witnesses tell of extreme thinness and a man close to self-destruction. Bowie packed his bags, left the U.S. in a hurry to escape death, and landed in that heart of Europe, Berlin, which was then rising again after World War II, the fall of Hitler, the shipwreck and disaster. The creative fervor of those years was a teeming of ideas and innovative thrusts, characteristic of the great and eternal German culture. What better place to be reborn than in a city that was precisely finding itself? A new career in a new town.
Something caused two other great musicians to reunite with Bowie: Brian Eno and Robert Fripp. The former far from the successes he had known with Roxy Music and Fripp fresh from a long retreat in a monastery in search of himself. Three characters in search of an author, three musketeers, three peculiar existential moments. A magic is created, a renaissance, which will lead to three great, dare I say immortal, records. Well in this atmosphere takes shape the experimental, instrumental Bowie, light years away from pop and rock. These are the atmospheres now in the hands of Mr. Pian Piano at work for us among the pots and pans of sound. Making friends with Ralf and Florian of Kraftwerk, listening to Karlheinz Stockhausen, Bowie plunges into the infinite horizons of electronic music and travels its paths in his own right, particularly in "Low" and "Heroes." The result is tracks that are unforgettable to me, restoring the multidimensionality of an artist who did not get locked into easy clichés and never into genres or tired, consolatory rhetorical figures with flattened guitars and long hair or synchronized shaking and boring winks. Eno on mixer and synthesizers and Fripp on guitar, both in an impressive state of grace, do the rest. From "Stage" I bring you this "Speed of life" from "Low" with Carlos Alomar doing guitar embroidery and Bowie on synths, all live (performance found in the double "Stage"). No chills? You're dead.
Bowie has essentially rejected all his life any reassuring stereotypes and rhetorical mayonnaise that the star system likes to dole out to us by the ton (and politics as well), gladly walking into the unknown, entering labyrinths in which he has also gotten lost, but stubbornly seeking the Arabian phoenix of creativity. There is much to be learned from this attitude, even if it asks for the courage to fail, to go beyond fear and posturing reassurances. Mr. Piano Piano arrives on time and smiling, not like last Sunday doubtful and uncertain, but fully satisfied and ardent. Here are the coordinates for you to visit the obscure music produced by Bowie: CLICK HERE and enjoy the delicacies of the three musketeers led by the White Duke! Food and victuals not for every palate, but I urge you to take a dip in this sonic sea. It is well worth the effort.
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