Se i Clash sono una leggenda penso lo si debba soprattutto al fatto che sono uno dei pochi gruppi di quel periodo ad aver sempre saputo evolversi e trasformarsi.
Paul Simonon
Il punk è stato una rivolta culturale totale. È stato un confronto duro con il lato nero della storia e della cultura, con l'immaginario di destra, con i tabù sessuali, con uno scavo che non era mai stato fatto prima da nessuna generazione in modo così approfondito.
Jon Savage
Solitamente Joe si sedeva a una macchina da scrivere e io mi sedevo di fronte a lui. Una volta che aveva scritto qualche cosa mi passava il foglio e io tiravo fuori una melodia. Quando la prima frase era fatta lui mi passava un altro scritto.
Mick Jones
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I Clash sono un oggetto complicato, dentro ad un movimento, il punk, che ha fatto dell’immediatezza espressiva e della seplicità metodo. La contraddizione tra i due poli rende i Clash interessanti per il loro muoversi trasversalmente rispetto a band fashion e “fedeli alla linea” ed iconiche, come i Sex Pistols. Strummer e Jones sono altro, il primo romantico, con una vocalità debole, il gusto per la scrittura e la letteratura, l’altro preso da mille fascinazioni sonore ed indubbiamente attratto da musiche ben lontane dal punk (non a caso spendeva tutti i pochi spicci in vinili). Ne esce un ibrido bizzarro, indubbiamente imperfetto, ma proprio per questo difficile da non amare.
Se “The Clash” risponde all’urgenza punk del dire con immediatezza e velocità, il successivo “Give Them Enough Rope” zoppica per direzione artistica travolto dalla fine dell’epopea punk, mai arrivata alla vecchiaia e con un occhio già proiettato su nuovi orizzonti non ancora maturati. Un ibrido mal riuscito e qui il tutto potrebbe concludersi in una meteora transitata a siderale velocità come per molte altre band di quell’epoca. Non è ovviamente il caso dei 4 ceffi in questione che con i due album successivi trovano una poetica forte nei testi di Strummer e strade sonore interessanti al punto da fare di “London Calling” il disco più importante degli anni 80 secondo la rivista Rolling Stone. London Calling è questo misto di ballads malinconiche, finestre sulla working class e figure marginali, rabbia, che però vira verso la poesia. Detta altrimenti una pietra miliare, un blues bianco, l’approdo alla magia della poesia.
Segue l’ottimo “Sandinista” altro capolavoro, il preferito dal vostro Mr Pian Piano, vero collage musicale dove tutto splende di un eclettismo esplosivo che rimbalza tra i generi più diversi. Continuo con una navigazione nella discografia, conclusasi (non considero la coda deludente del disco senza Mick Jones) con “Combat Rock” che non tocca i fasti dei due precedenti, ma contiene varie prelibatezze, anche se manca la magia dei due monumentali lavori precedenti, l’urgenza creativa, il tagliare trasversalmente i generi come un surf attraversa le onde. Qui finisce la storia di Helen Dolcestoria i nostri prenderanno strade diverse con il funk dance dei Big Audio Dynamite di Mick ed i Mescaleros di Joe. Un’aritmia maligna si porterà via il cantante dei Clash Joe Strummer, indubbiamente un romantico passionale.
Mr Pian Piano ricorda bene quegli anni a cavallo della giovinezza con i turbamenti adolescenziali a farsi largo tra i pensieri, la scoperta del dub tra i solchi di “Sandinista”, le prime domande politiche, lo scoprire ideologie e contrapposizioni ed i primi inciampi nelle disillusioni. Si sparava ancora in Italia in quegli anni ed i Clash nella loro foga rivoluzionaria, a tratti schematica ed imbecille presero spesso fischi per fiaschi, come quando Strummer ad un concerto indossò una maglietta con il simbolo delle Brigate Rosse che si erano da poco macchiate dell’omicidio del giornalista Walter Tobagi. Strummer si pentì di quella porcheria, ma era un approccio tipicamente punk: provocare anche con atteggiamenti idioti e simboli mal compresi.
Poco male, anche le cadute raccontano quegli anni e ci restituiscono il lento dissolversi di ogni spinta rivoluzionaria e di ogni allucinato orizzonte terroristico. Ci resta la musica dei Clash, il ribollire della rabbia punk, le ballate malinconiche dove ci si perde in un supermarket, i riff di chitarra taglienti con la polizia alle calcagna, la mattana giovanile di rifare il mondo, salvo comprendere dopo pochi passi che la disillusione è lì che aspetta, il dub dei viaggi virtuali prima dell’era digitale. Un ribollire politico, sociale e culturale che cederà in fretta il passo alla malinconia cupa ed esistenzialista di band come i Joy Division, ma questa è un’altra storia. Mr Pian Piano vi ha preparato un bel pasto caldo con due ore di Clash. CLICCATE QUI per provare la rabbia cieca dei 4 punk di Brixton o abbandonarvi a malinconiche ballate, estrose virate dub e dance, classici riff rock: un vocabolario musicale variegato ed estroso. Godetevi un universo fatto di un vitalismo che ha lasciato una traccia nella musica più che nel tessuto politico. Resta la spinta sincera dei Clash a non chiudersi in nessun stereotipo e questo ci basta per ricordarli ed ascoltarli con piacere, soprattutto nelle loro canzoni più poeriche, come questa…..
Desiderate qualcosa di diverso dal punk rock dei Clash? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Clash: punk, rock, dub.
If the Clash are a legend I think it is mainly due to the fact that they are one of the few groups from that period who have always been able to evolve and transform themselves.
Paul Simonon
Punk was a total cultural revolt. It was a hardcore confrontation with the black side of history and culture, right-wing imagery, sexual taboos, a delving into it that had never been done before by any generation in such a thorough way.
Jon Savage
Usually Joe would sit at a typewriter and I would sit in front of him. Once he had written a few things he would hand me the paper and I would come up with a tune. When the first sentence was done he would hand me another piece of writing.
Mick Jones
The Clash are a complicated object within a movement, punk, that made expressive immediacy and seplicity methodical. The contradiction between the two poles makes the Clash interesting for their moving crosswise from fashionable and "true to the line" and iconic bands such as the Sex Pistols. Strummer and Jones are something else, the former romantic, with a weak vocality and a taste for writing and literature, the latter caught up in a thousand sonic fascinations and undoubtedly attracted to music far removed from punk (it is no coincidence that he spent all his little change on vinyl). The result is a bizarre hybrid, undoubtedly imperfect, but for that very reason difficult not to love.
If "The Clash" responds to the punk urgency of saying with immediacy and speed, the subsequent "Give Them Enough Rope" limps by artistic direction overwhelmed by the end of the punk epic, never coming of age and with an eye already cast on new horizons not yet matured. A botched hybrid and here the whole thing could end in a meteor transited at sidereal speed as it did for many other bands of that era. This is obviously not the case for the 4 mugs in question who with their next two albums found strong poetics in Strummer's lyrics and interesting sonic avenues to the point of making "London Calling" the most important record of the 1980s according to Rolling Stone magazine. London Calling is this mixture of melancholy ballads, windows into the working class and marginal figures, anger, yet veering toward poetry. Called otherwise a milestone, a white blues, the landing place for the magic of poetry.
This is followed by the excellent "Sandinista" another masterpiece, a favorite of your Mr. Pian Piano, a true musical collage where everything shines with an explosive eclecticism that bounces between the most diverse genres. I continue with a browsing through the discography, concluded (I do not consider the disappointing coda of the album without Mick Jones) with "Combat Rock," which does not touch the glories of the previous two, but contains various delicacies, although it lacks the magic of the two monumental previous works, the creative urgency, the cutting across genres as a surf crosses waves. Here ends the Helen Dolcestoria story ours will take different paths with the dance funk of Mick's Big Audio Dynamite and Joe's Mescaleros. A malignant arrhythmia will take away Clash singer Joe Strummer, undoubtedly a passionate romantic.
Mr. Pian Piano remembers well those years at the turn of youth with teenage turmoil making its way through his thoughts, the discovery of dub among the grooves of "Sandinista," the first political questions, the discovery of ideologies and oppositions and the first stumbles into disillusions. Shooting was still going on in Italy in those years and the Clash in their revolutionary, at times schematic and imbecilic eagerness often took whistles for whistles, as when Strummer at a concert wore a T-shirt with the symbol of the Red Brigades, which had recently been guilty of the murder of journalist Walter Tobagi. Strummer regretted that filth, but it was a typical punk approach: provoking even with idiotic attitudes and misunderstood symbols.
Little matter, even the falls tell the story of those years and give us back the slow dissolution of every revolutionary drive and hallucinated terrorist horizon. We are left with the music of the Clash, the simmering punk rage, the melancholy ballads where we get lost in a supermarket, the edgy guitar riffs with the police on our heels, the youthful mattana of remaking the world, except realizing after a few steps that disillusionment is there waiting, the dub of virtual travel before the digital age. A political, social and cultural seething that will quickly give way to the dark, existentialist melancholy of bands like Joy Division, but that's another story. Mr. Pian Piano has prepared a nice hot meal for you with two hours of Clash. CLICK HERE to experience the blind rage of the 4 Brixton punks or indulge in melancholic ballads, whimsical dub and dance turns, classic rock riffs-a varied and imaginative musical vocabulary. Enjoy a universe made up of a vitalism that has left its mark on the music more than on the political fabric. There remains the sincere drive of the Clash not to lock themselves into any stereotype, and that is enough for us to remember them and listen to them with pleasure, especially in their more poerical songs, such as this.....
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