C'è spazio d’azione per un artista. Colpisce le persone anche se non si considerano religiose. Nessuno vuole accettare che siamo solo una colonia di organismi che sfrecciano nel vuoto su una palla di roccia. Immagino che sia così, che l'individuo più razionale non voglia che le sue convinzioni siano completamente confermate. È nella natura umana perseguire cose spirituali o fantastiche, per qualsiasi motivo, è per questo che ci piacciono l'arte e l'evasione, no? Agli esseri umani piace sentire che c'è uno scopo, anche se non c'è!
Marcus Eoin
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La musica dei sogni non è celestiale, ma è come nelle derive in cui la coscienza si altera, i suoni si ripetono, si amplificano e grappoli di note sbattono nei timpani in echi lontani. I suoni? I suoni sono sporchi, suoni ovattati, arrivati al cervello attraverso un cuscino o dimenandosi in una foresta di decibel oppure schiacciati dal silenzio di un luogo deserto. Benvenuti nel mondo dei Boards of Canada dove i viaggi nel tempo sono possibili: sembra di essere nella soundtrack di un documentario degli anni 70 o della serie televisiva “Ai confini della realtà”. Non a caso in questo video ufficiale di un loro brano i due Boards of Canada ci propongono immagini del salto del Colonnello Joseph William Kittinger da un pallone aerostatico nel 1960 dalla modesta altezza di 31.333 metri. Sentite sul palato un certo sapore di Super 8 e Polaroid ? Ecco ci siamo…
Quel che affascina della musica di Marcus Eoin e Michael Sandison è il suo carattere alieno, il raccogliere suoni terrestri, ma con un approccio estraneo al sistema solare. Suoni ovattati che anche quando contengono voci umane sembrano provenire da epoche remote ormai dissolte e luoghi sconosciuti. Case abbandonate, abitate da fantasmi, qualche insetto e polvere del deserto sono lo spartito ideale per il duo scozzese. Siamo catapultati in una dimensione cosmica, dove quel che appare si mostra secondo coordinate incomprensibili ed a noi resta lo stupore, la trance, magari persi ad osservare il mistero della moka del caffé gorgogliante. Ricordate quello scatolone che avete aperto in solaio o in garage da cui sono emersi oggetti e ricordi di epoche svanite ed evaporate? Siamo lì. La visione? In cinemascope ovviamente.
Dopo questo viaggio tra sabbia, vento e vite di uomini e donne ora scomparsi, non sentite nell’aria un’atmosfera di mistero? La musica dei Boards of Canada non è raffinata, non è costruzione melodica particolare o virtuosa, eppure tra le pieghe di questi spifferi di rumore bianco si nascondono fascinazioni cinematografiche, echi di una dimensione sacra e misteriosa del tutto estranea alla musica contemporanea. Non sorprendetevi quindi se Thom Yorke ama la musica dei due scozzesi: tra alieni ci si intende… L’indefinito infinito resta intrappolato tra queste linee di sintetizzatore ed è indubbiamente una magia. La musica si fa liquida, morbida e possiamo immergerci in un amplesso, un gesto che piaccia o meno ha a che fare con il sacro ed il mistero, ma non osservando le gesta dal buco di una serratura o di una finestra socchiusa, ma immergendoci nostro malgrado nel calore, tra il suono attutito delle coperte e tra sospiri e voci filtrate dallo sfregamento dei corpi.
Una musica ripetitiva, ossessiva, calata in una dimensione interiore, nel lato oscuro che avvolge anche il quotidiano, tra percezioni distorte dove la normalità evapora. Mr Pian Piano distilla sequenze ritmiche e sovrappone elegie spaziali con spezie sintetiche. La playlist è ormai alle porte e mai come ora vogliamo esser catapultati oltre il presente, oltre il chiacchiericcio, il viscido paternalismo, l’incontro con l’altro come pericolo e minaccia. Il distanziamento dei cuori è aridità per l’anima, chiudiamo gli occhi e precipitiamo in noi stessi per ritrovarci.
Un Mr Pian Piano oggi irrequietissimo mi impone di accompagnare la musica con la poesia più nota di Giacomo Leopardi. Dice che è la chiave per comprendere la poetica dei Boards of Canada. Se lo dice lui….
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Desiderate qualcosa di diverso dalle musiche misteriose dei Boards of Canada? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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Boards of Canada: electronic.
There's a lot to play with there, for an artist. It affects people even if they don't consider themselves to be religious. Nobody really wants to accept that we're just a colony of organisms hurtling through a void on a ball of rock. I'd guess that's it, that the most rational individual doesn't really want to have his beliefs completely confirmed. It's in human nature to pursue spiritual or fantastic things, for whatever reason, that's why we like art and escapism, isn't it? Humans like to feel there's a purpose, even if there isn't one!
Marcus Eoin
The music of dreams is not heavenly, but it is like in drifts where consciousness alters, sounds repeat, amplify, and clusters of notes slam into the eardrums in distant echoes. The sounds? The sounds are dirty, muffled sounds, arrived at the brain through a pillow or wiggling in a forest of decibels or crushed by the silence of a deserted place. Welcome to the world of Boards of Canada where time travel is possible: it sounds like being in the soundtrack of a 1970s documentary or the TV series "The Twilight Zone." Not surprisingly, in this official video of one of their songs, the two Boards of Canada offer us images of Colonel Joseph William Kittinger's jump from a balloon in 1960 from the modest height of 31,333 meters. Do you feel a certain taste of Super 8 and Polaroid on your palate? Here we go...
What is fascinating about the music of Marcus Eoin and Michael Sandison is its alien character, the gathering of earthly sounds, but with a foreign approach to the solar system. Muffled sounds that even when they contain human voices seem to come from remote eras now dissolved and places unknown. Abandoned houses, inhabited by ghosts, some insects and desert dust are the ideal score for the Scottish duo. We are catapulted into a cosmic dimension, where what appears shows itself according to incomprehensible coordinates and we are left with awe, trance, perhaps lost in observing the mystery of the bubbling coffee mocha. Remember that box you opened in the attic or garage from which objects and memories of vanished and evaporated eras emerged? We are there. The vision? In cinemascope of course.
After this journey through sand, wind and the lives of men and women now gone, do you not feel an atmosphere of mystery in the air? Boards of Canada's music is not refined, not particular melodic construction or virtuosity, yet between the folds of these draughts of white noise lurk cinematic fascinations, echoes of a sacred and mysterious dimension completely foreign to contemporary music. So don't be surprised if Thom Yorke loves the music of the two Scotsmen: between aliens we understand each other... The indefinite infinite remains trapped between these synthesizer lines and it is undoubtedly magic. The music becomes liquid, soft, and we can immerse ourselves in an embrace, a gesture that whether we like it or not has to do with the sacred and the mysterious, but not by observing the exploits from a keyhole or ajar window, but by immersing ourselves despite ourselves in the warmth, among the muffled sound of the blankets and among sighs and voices filtered through the rubbing of bodies.
Repetitive, obsessive music dropped into an inner dimension, into the dark side that envelops even the everyday, among distorted perceptions where normality evaporates. Mr Pian Piano distills rhythmic sequences and overlays spatial elegies with synthetic spices. The playlist is now upon us and never before do we want to be catapulted beyond the present, beyond the chatter, the slimy patronizing, the encounter with the other as danger and threat. The distancing of hearts is dryness for the soul, let us close our eyes and plunge into ourselves to find ourselves.
A restless Mr. Pian Piano today compels me to accompany the music with Giacomo Leopardi's best-known poem. He says it is the key to understanding the poetics of Boards of Canada. If he says so....
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
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