Probabilmente sono molto più influenzata dai registi e dai pittori che da altri cantautori o poeti... Con le canzoni vedo quasi le immagini, vedo l'azione, e poi tutto quello che devo fare è descriverla. È quasi come guardare una scena di un film, ed è questo che cerco di catturare in una canzone.
Anche quando mi sento davvero felice, non è mai abbastanza. L'unico modo in cui sembra che riesca a raggiungere la "sufficienza" è la musica. Non ho mai trovato una relazione che sia "abbastanza". A volte, quando mi sento davvero felice, scrivo alcune delle canzoni più orribili! Questo non ferma affatto il mio modo di scrivere canzoni, non ho bisogno di essere torturata e angosciata per scrivere.
Probabilmente sono molto più influenzata dai registi e dai pittori che da altri cantautori o poeti... Con le canzoni vedo quasi le immagini, vedo l'azione, e poi tutto quello che devo fare è descriverla. È quasi come guardare una scena di un film, ed è questo che cerco di catturare in una canzone.
PJ Harvey
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Dal Dorset finalmente una figura femminile nella nostra galleria domenicale di esplorazioni musicali dove viaggiamo volentieri tra mondi lontanissimi, come avrebbe detto il Maestro Franco Battiato. Eccoci metaforicamente tra le braccia di PJ Harvey. Subito ai suoi esordi, la ragazza esplode animata da un’urgenza espressiva con al centro il corpo, corpo che lei stessa butta in faccia alla sua audience in memorabili performance dal vivo di rara intensità ed immediatezza, secondo coordinate blues rock dove divampano incendi e come da tradizione sono incendi a base di sesso, malinconia e domande esistenziali. Godiamoci una di queste performance per avere un’idea del fluido mesmerico tra Polly ed il suo pubblico…
Nella prima parte della carriera della nostra musicista il sesso è una bella metafora per scriverne due parole ed è un sesso potentemente femminile (finalmente), espresso spesso crudamente e senza tanti giochetti lessicali, come nella song scritta a proposito della perdita della verginità: “Happy and bleeding”. Una ventata di aria fresca per le orecchie italiane ancora incagliate in sole, cuore e amore, ma anche per l’attuale bigottaggine americana sempre più invischiata in una devastante cancel culture, dove anche il David di Michelangelo diventa oggetto di censura perchè sarebbe pornografia, per la semplice rappresentazione di un corpo maschile nella sua nudità. Naturalmente non bastano le provocazioni o le allusioni esplicite per fare di un’artista un’artista di rilievo, ma con Pj Harvej siamo a cavallo di una mistura che ha assorbito geneticamente l’urgenza del punk e in una miscela di blues e rock ben documentata nella collaborazione di Pj Harvey con John Parish, dove la nostra eroina trova un’identità musicale forte. Alle spalle fin da quando era ragazza una forte ammirazione per Nick Cave (ne abbiamo parlato QUI) il protagonista incontrastato della riscoperta del blues come chiave per esprimere una condizione esistenziale. La nostra PJ Harvey ha avuto non a caso una relazione tempestosa proprio con Mr Nick Cave a ribadire quella coincidenza tra arte e vita che al vostro Mr Pian Piano non dispiace affatto. Abbiamo una Robert Johnson al femminile?
Come per tutti gli artisti che amo il percorso di Pj Harvey non si è sclerotizzato in una stanca riproposizione di una poetica “alla Nick Cave”, altri sono i percorsi seguiti e le ibridazioni della regina del Dorset. Il folk su tutti, come nel suo disco che amo di più, quel “Let England Shake” che si è rivelato sinistramente profetico: non a caso vi propongo Pj Harvey oggi. La guerra è purtroppo il tema attuale di questo disco monumentale, che vede tra i musicisti coinvolti il sempre ottimo Mick Harvey (poliedrico geniaccio che vi invito ad esplorare). Registrato in una chiesa nell’amato Dorset la Harvey si mostra in questo disco un’artista matura, una sorta di ninfa, folletto cantastorie non più al guinzaglio di sismi interiori e tempeste sentimentali, ma come uscita da una gabbia abbiamo ormai una musicista che del passato conserva la potenza, ma oggi la sa piegare con maestria alle proprie esigenze creative, ne sa fare racconto, storia e profezia. Guerre perse nella storia raccontate da Polly Jean diventano la guerra in cui siamo immersi ora e la nostra Polly Jean ha visto arrivare il demone con largo anticipo.
La PJ Harvey di oggi è un’artista poliedrica, con una tavolozza espressiva variegata fatta di mille sfumature di colore ed una femminilità ricca, che ha portato nella musica rock/blues un’autorialità potente e poco incline a compromessi, sempre fresca creativamente libera di mostrarsi nella sua nudità e capace di esplorare sia con le parole che con i suoni orizzonti differenti, raggiungendo una maturità artistica non comune, dove al blues ed al rock delle origini si è appunto unito il folk, manipolazioni elettroniche e altre diavolerie assortite. Ogni sua canzone diventa un navigare ostinato controvento rispetto ad una dilagante cultura contemporanea fatta di cancellazioni, ridicole proteste, stanche e bislacche censure, patetici equilibrismi lessicali. Alla fin fine ci si perde nella forma come in un labirinto di idiozie, per poi perder di vista la sostanza. Con PJ Harvey si ritrova la sostanza, la carne, il desiderio, il piacere, la tristezza, la disperazione ed il sangue. L’umano è questo, l’umano è anche sofferenza, voglia, crudeltà, passione, complicità, odio e amore, edulcorare e cancellare, censurare e proibire è uno schifo da cui ci teniamo ben bene alla larga. Come nella storia di Down by the water, dove si narra di una madre che uccide la figlia annegandola e se ne pente precipitando all’inferno. Sconveniente? L’uomo è sconveniente e l’arte non è il luogo del politically correct e non lo sarà mai.
Venite allora numerosi a banchettare con Mr Pian Piano e gustatevi la solita playlista antologica appena sfornata per voi: conoscere Polly Jean e la sua poetica fatta diicorpi che si abbracciano, corpi annegati morti male, corpi morti in battaglia e corpi che si raccontano è necessario. CLICCATE QUI ed esplorate un mondo autenticamente femminile ed in questo diretto, acuto, sensuale, vissuto e per riassumere il tutto in una parola autentico. Cosa non comune ai giorni nostri.
Desiderate qualcosa di diverso dalla femminilità esplosiva di PJ Harvey? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Se volete scoprire in dono altre monografie curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti vi basta accomodarvi qui:
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PJ Harvey: rock, blues, folk.
I’m probably much more influenced by film-makers and painters than I am by other songwriters or poets…With songs I almost see the images, see the action, and then all I have to do is describe it. It’s almost like watching a scene from a film, and that’s what I go about trying to catch in a song.
Even when I feel really happy, it’s never enough. The only way it seems that I can reach ‘enough’ is through music. I’ve never found a relationship that is ‘enough’. Sometimes when I do feel really happy, I write some of the most horrible songs! It doesn’t stop my songwriting at all, I don’t need to be tortured and angst-ridden to write.
I’m probably much more influenced by film-makers and painters than I am by other songwriters or poets…With songs I almost see the images, see the action, and then all I have to do is describe it. It’s almost like watching a scene from a film, and that’s what I go about trying to catch in a song.
Even when I feel really happy, it’s never enough. The only way it seems that I can reach ‘enough’ is through music. I’ve never found a relationship that is ‘enough’. Sometimes when I do feel really happy, I write some of the most horrible songs! It doesn’t stop my songwriting at all, I don’t need to be tortured and angst-ridden to write.
PJ Harvey
From Dorset finally a female figure in our Sunday gallery of musical explorations where we happily travel between distant worlds, as Maestro Franco Battiato would have said. Here we are metaphorically in the arms of PJ Harvey. Immediately in her early days, she explodes, animated by an expressive urgency with the body at its centre, a body that she throws in the face of her audience in memorable live performances of rare intensity and immediacy, according to blues rock coordinates where fires blaze, and as per tradition they are fires of sex, melancholy and existential questions. Let's enjoy one of these performances to get an idea of the mesmeric fluid between Polly and her audience
In the first part of our musician's career, sex is a nice metaphor for writing two words, and it is a powerfully feminine sex (at last), often expressed crudely and without much lexical sleight of hand, as in the song written about the loss of virginity: 'Happy and bleeding'. A breath of fresh air for Italian ears still stuck in sunshine, heart and love, but also for the current American bigotry increasingly embroiled in a devastating cancel culture, where even Michelangelo's David becomes an object of censorship because it would be pornography, for the simple representation of a male body in its nudity. Of course, provocations or explicit allusions are not enough to make an artist an artist of note, but with Pj Harvej we are straddling a mixture that has genetically absorbed the urgency of punk and in a blend of blues and rock well documented in Pj Harvey's collaboration with John Parish, where our heroine finds a strong musical identity. Ever since she was a girl, she has had a strong admiration for Nick Cave, the undisputed protagonist of the rediscovery of the blues as the key to expressing an existential condition. It is no coincidence that our PJ Harvey had a stormy relationship with Mr Nick Cave to reaffirm that coincidence between art and life that your Mr Pian Piano does not mind at all. Do we have a female Robert Johnson?
As with all the artists I love, Pj Harvey's path has not sclerotized into a tired repetition of 'Nick Cave-esque' poetics, other paths have been followed and hybridisations have been made by the Dorset queen. Folk above all, as in her record I love most, that 'Let England Shake' which proved ominously prophetic: it is no coincidence that I am proposing Pj Harvey today. War is unfortunately the current theme of this monumental record, which features the always excellent Mick Harvey (a multifaceted genius whom I invite you to explore) among the musicians involved. Recorded in a church in her beloved Dorset, Harvey shows herself in this album to be a mature artist, a sort of nymph, a storyteller pixie no longer on the leash of inner seisms and sentimental storms, but as if released from a cage, we now have a musician who retains the power of the past, but today knows how to bend it skilfully to her own creative needs, and can make story, history and prophecy out of it. Wars lost in history told by Polly Jean become the war in which we are now immersed, and our Polly Jean saw the demon coming well in advance.
Today's PJ Harvey is a multifaceted artist, with a multifaceted expressive palette made up of a thousand shades of colour and a rich femininity, who has brought to rock/blues music a powerful and uncompromising authorship, always creatively fresh, free to show herself in her nakedness and capable of exploring different horizons with both words and sounds, reaching an uncommon artistic maturity, where blues and rock of the origins have been joined by folk, electronic manipulations and other assorted devilry. Each of his songs becomes a stubborn sail against the wind of a rampant contemporary culture of erasures, ridiculous protests, tired and bizarre censorships, pathetic lexical balancing acts. In the end, one gets lost in the form as in a labyrinth of nonsense, only to lose sight of the substance. With PJ Harvey we find substance, flesh, desire, pleasure, sadness, despair and blood. This is what the human is, the human is also suffering, desire, cruelty, passion, complicity, hatred and love, to sweeten and erase, to censor and forbid is a crap we keep well away from. As in the story of Down by the water, which tells of a mother who kills her daughter by drowning her and regrets it by falling into hell. Unseemly? Man is improper and art is not the place for political correctness and never will be.
So come along and feast on Mr Pian Piano and enjoy the usual anthology playlist that has just been released for you: getting to know Polly Jean and her poetics made of hugging bodies, drowned bodies that died badly, bodies that died in battle and bodies that tell themselves is necessary. CLICK HERE and explore an authentically feminine world and in this direct, sharp, sensual, lived-in and to sum it all up in one word authentic. Which is uncommon in this day and age.
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